venerdì 18 aprile 2025

NON DICO ADDIO

 




Non dico addio - Han Kang -

recensione a cura di Carmen Nolasco


Avete presente quelle letture che sembrano avvolgervi completamente, facendovi dimenticare il posto in cui vi trovate? Non dico addio di Han Kang fa proprio questo. È un romanzo che mi ha fatto provare un freddo intenso, tanto che mi rifugiavo sotto un plaid caldo e morbido ogni volta che riprendevo la lettura. La scrittura di Kang possiede, infatti, un potere immersivo davvero straordinario, che raramente ho sperimentato in altre opere letterarie.

Ciò che colpisce di questo romanzo è la prosa lirica e precisa — a tratti spietata — e la meticolosa scelta delle parole, unite a un perfetto bilanciamento musicale tra le frasi:

“Quell'armonia sorprendentemente soave, ma nello stesso tempo lievemente dissonante, che sembrava doversi interrompere da un momento all'altro, aveva continuato a srotolarsi nell'aria."

Un elogio particolare va a Lia Iovenitti per la sua magistrale traduzione italiana. È riuscita a preservare un testo denso di immaginazione e poesia, trasmettendo intatta, suppongo, la magia dell'originale coreano.

Ogni parola di Kang è calibrata per trascinarti nel gelido mondo di Gyeong-ha, tra fiocchi di neve e "istanti congelati in volo che brillano come cristalli". Quanto freddo! Un freddo che permea ogni pagina fino alla conclusione. Lirico, duro, brutale. Squisitamente poetico. Quando ho chiuso il libro sull'ultima pagina, la mia pelle era gelida come quella della protagonista, e anche il mio cuore continuava a tremare.

Va detto, con onestà, che non è stata una lettura sempre scorrevole. In alcuni passaggi il ritmo rallenta, l'incedere diventa contemplativo, quasi statico. L'inquietudine che pervade la narrazione sembra talvolta fine a sé stessa, raramente proiettata verso il futuro con la domanda: "E poi? Che accadrà dopo?"

L'epilogo lascia un senso di incompiutezza che sconfina nell'amaro. È drammatico, un sogno lucido che costringe a riflettere e risolve la lettura in un momento di consapevolezza: "Oh! Era questo, dunque!":

"Ogni fiocco di neve sembrava illuminato dall'interno da un minuscolo tizzone ardente... poi... l'oscurità ha cancellato di nuovo ogni cosa".

Ho lasciato decantare la storia prima di scrivere questa recensione, pensando inizialmente che il romanzo non mi fosse piaciuto. Invece, mi ha profondamente colpita, poiché a distanza di settimane continuo a rifletterci, e sono davvero rari i libri che lasciano un'impronta così duratura nella memoria.

La storia ruota attorno a Gyeong-ha, una scrittrice che ritorna sull'isola di Jeju per confrontarsi con le ombre del suo passato. Attraverso un viaggio intrapreso per accudire l'uccellino di un'amica ricoverata in ospedale, si immerge nei ricordi del massacro di Jeju del 1948, un evento storico che ha profondamente segnato la Corea del Sud. Il romanzo intreccia memoria, sofferenza e oblio con straordinaria maestria, portando il lettore a riflettere sulla fragilità dell'esistenza umana e sul peso dei traumi collettivi.

Han Kang, vincitrice del Premio Nobel per la Letteratura nel 2024, conferma con Non dico addio il suo talento eccelso, arricchendo una produzione già iconica che comprende opere fondamentali come La vegetariana, L'ora di Greco e Atti umani. La sua capacità unica di trasformare il dolore in arte sublime rende questo romanzo un'esperienza letteraria indimenticabile, seppur impegnativa, che continua a risuonare ben oltre l'ultima pagina.


genere: narrativa

anno di pubblicazione: 2024


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