La Torre d’Avorio - Paola Barbato -
recensione a cura di Connie Bandini
Nella sua Torre
d’Avorio Mara ci sta bene. Ma ha un problema. Una macchia di umidità si allarga
sul muro, in alto, alla cornice della Torre. E una goccia d’acqua, anzi tre, si
sono formate sul soffitto. Se il problema persiste, sarà costretta a salire al
piano di sopra per verificare l’origine della perdita d’acqua.
Nell’ultimo romanzo
di Paola Barbato – autrice capace di dare vita a storie che rasentano
l’incredibile ma sono, al tempo stesso, fortemente credibili – nulla è come
sembra e il termine “convenzionale” è decisamente fuori luogo.
I personaggi della
vicenda, in gran parte donne, hanno in comune un passato complicato che le ha
viste, allo stesso tempo, vittime e carnefici.
Barbato racconta
una storia di dolore, che affonda nel dolore stesso: quello di chi ha vissuto
nel torbido, quello di chi ha ucciso e non crede più nella possibilità di
redimersi, quello di chi cerca di esistere, nonostante si reputi immeritevole
di perdono.
Mara vive isolata e
protetta dai servizi sociali; le hanno fornito un’identità falsa ed è impegnata
in un processo di riabilitazione, a seguito di quanto ha fatto: vittima della
sindrome di Münchausen per procura, ha quasi ucciso, avvelenandoli, marito e
figli. Vive in un piccolo appartamento di Milano, ma quando un vicino di casa
viene trovato morto – avvelenato – sospettare di lei è un attimo. Ma Mara è
innocente e la fuga sembra l’unica soluzione possibile.
Coinvolgerà altre
quattro donne che, con lei, hanno condiviso la medesima esperienza in struttura
psichiatrica e sono impegnate in un analogo processo riabilitativo.
Una fuga dalla
colpa, quindi, e a volte anche da se stesse; una ricerca della verità resa
ancora più complicata dal passato delle cinque protagoniste, che grava come una
spada di Damocle sulle loro teste.
Per dimostrare la
propria innocenza, Mara dovrà mettersi a nudo, spogliarsi della propria pelle e
far ricorso all’ostinazione e alla tenacia che spesso caratterizzano l’universo
femminile.
Una storia intensa,
che non annoia mai; personaggi complessi e ottimamente costruiti, capaci di
riflettere le mille sfaccettature dell’animo umano; un romanzo da leggere tutto
d’un fiato. Un’ennesima conferma per la penna mai banale della Barbato.
genere: thriller
anno di pubblicazione: 2024
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