giovedì 26 settembre 2024

CUORE DI GHIACCIO

 




Cuore di ghiaccio - Almudena Grandes

 Recensione di Miriam Donati

 

Vanno molto di moda le saghe delle famiglie. Personalmente ne ho un rigetto, come sempre quando sono pubblicati libri che sembrano fatti su ordinazione. 

Mi appassionano invece le “grandi” storie” e per grandi intendo quelle inventate con colpi di scena e intrecci avventurosi, probabilmente attinte dalla realtà che ogni giorno ci stupisce. Sto attraversando un momento nel quale ho bisogno di visionarietà legata però non a fantasie improbabili, ma concretezze possibili.

L’aver usato il verbo appassionarsi rimanda all’oggetto della recensione. Se devo definire Cuore di ghiaccio ho trovato come qualificarlo: non è solo appassionante, è soprattutto APPASSIONATO.

Nessuno come Almudena Grandes sa raccontarci la storia di Spagna negli anni bui dalla fine della Repubblica per tutto il periodo del franchismo fino ai giorni nostri e in Cuore di ghiaccio lo fa attraverso la storia di due famiglie, per l’appunto una saga, ma che saga! Niente a che vedere con gli smorti succedanei attuali.

La scrittura della Grandes è avvolgente, fluviale, unisce invenzione e fatti storici al servizio di una passione civile e al servizio della memoria dei “perdenti” per i quali ricostruisce un’epica, un confronto lucido con il passato poco indagato durante la transizione alla democrazia quando ci sono state poche analisi e pochi esami di coscienza.

Parla in prima persona attraverso un personaggio maschile: Alvaro Carrión Otero, e già questa è una scelta inusuale, e riesce, calandosi in un personaggio maschile, a farcene appassionare – ecco ritorna il verbo di prima – perché vorremmo veramente conoscerlo Alvaro, averlo davanti in carne e ossa, tanto ci appare reale in tanti frangenti del racconto. Alla fine del libro è diventato un moderno modello di riferimento.

Più di 1000 pagine e se si aggiungono i moltissimi personaggi con il doppio cognome sembra un’impresa impossibile arrivare alla fine. Inoltre la nostra Almudena utilizza i capitoli alternando il racconto delle vicende attuali a quelle del passato. Vi assicuro invece che tutto scorre come un fiume e i salti temporali aiutano con il racconto del presente raccontato in prima persona ad alleggerire il racconto cruento della guerra civile invece in terza persona come se fosse un coro a narrarla e tutto si compenetra.

Andiamo però per ordine.

Il titolo del libro deriva da una poesia di Antonio Machado: “Difenditi dalle domande, dalle risposte, dalle loro ragioni, o una delle due Spagne ti gelerà il cuore. Il mio cuore era di ghiaccio e bruciava”

Le date da ricordare sono tre: 1936 – 1939 – 1975. L’inizio e la fine della guerra civile, la morte del Generalissimo e la fine della dittatura con la gioia dei perdenti di quarant’anni prima e l’allarme dei sostenitori della dittatura, i profittatori, i ladri, i delatori che temevano una resa dei conti.

Il romanzo inizia al cimitero di Torredolones, vicino a Madrid, dove si sta svolgendo la sepoltura dell’ottantatreenne uomo d’affari Juan Carrión Gonzales alla presenza della moglie, dei cinque figli, dei numerosi nipoti e della comunità anziana del paese. Appare fugacemente una giovane donna bruna, molto bella che è notata da uno solo dei figli, Alvaro, che è l’unico ad assomigliare fisicamente al padre. Quando Alvaro si reca in banca per decidere circa alcuni fondi d’investimento appartenuti al padre riconosce nella consulente finanziaria, Raquel Fernández Perea, la sconosciuta del cimitero che gli rivela essere stata l’amante del suo defunto padre.

Da qui in poi, poiché come dice l’autrice le storie spagnole finiscono sempre male, si dispiegherà la storia delle due famiglie Carrión e Fernández contrapposte come le due Spagne, una rossa e l’altra nera, in un groviglio di amore, odio, abiezione, generosità, pietà, crudeltà, fame, assedi, fucilazioni e uccisioni e soprattutto tradimenti, non solo delle grandi potenze, ma di ideali, di amici attraverso settant’anni: dalla Russia della Divisione Azul alla Francia dei campi d’internamento degli esuli spagnoli con il loro dolore, la loro nostalgia, l’identità divisa dei loro figli, paragonabile a una sorta di diaspora. Le differenze tra i capostipiti delle due famiglie, Julio e Ignacio, legati da un filo inesorabile che li riunirà attraverso i loro nipoti sono tali da portarli a un destino amaro in un affresco epico, drammatico e sentimentale.

Il libro resta nella memoria del lettore come gli altri dell’autrice: La figlia ideale, I tre matrimoni di Manolita, I pazienti del dottor Garcia, Gli anni difficili, Malena, un nome da tango, Troppo amore, I baci sul pane, etc. Spiace che Almudena Grandes ci abbia lasciato, ci manca questa autrice letteraria e popolare allo stesso tempo che ha scritto storie indimenticabili.

 

Genere Narrativa

Anno di pubblicazione 2007

In Italia 2008


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