Le città invisibili – Italo Calvino -
recensione a cura di Francesca Tornabene
"Viaggiando ci si accorge che le differenze si perdono:
ogni città va somigliando a tutte le città, i luoghi si scambiano forma ordine
distanze, un pulviscolo informe invade i continenti".
Grazie a questo libro ho compiuto un viaggio onirico lento
pieno di spunti riflessivi.
Il mappamondo che propone Calvino è molto interessante, una
geometria simmetrica che concede al lettore diverse chiavi di lettura e diversi
percorsi.
Il libro diventa il luogo in cui la realtà perde consistenza
dinnanzi alla fantasia.
Ho visitato 55 città divise in ben 11 gruppi che trattano
diversi temi in relazione al rapporto con la memoria, il desiderio, i segni, le
città sottili, gli scambi, gli occhi, il nome, i morti, il cielo. Le città
continue e quelle nascoste.
Ogni gruppo è formato da 5 città e differenti punti di
vista, segreti, regole. Ogni città indossa nomi femminili pieni di fascino,
mistero e contraddizioni.
Ogni nuovo gruppo è preceduto e seguito dal dialogo surreale
tra Marco Polo e il Gran Kan sulle città visitate, quelle ancora da scoprire o
da fondare.
Realtà e immaginazione contraddistinguono ogni racconto e
ogni città.
È stato un viaggio fantastico, discontinuo nel tempo e nello
spazio attraverso la semiotica delle città invisibili.
Ho seguito i segni e aguzzato lo sguardo oltre il buio e il
caos, sulle fioche luci lontane fino ad arrivare alle ultime pagine e alle
rovine delle città nascoste.
genere: narrativa
anno di pubblicazione: 1972
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