giovedì 28 marzo 2024

IL GIUDICE E IL SUO BOIA

 





Il giudice e il suo boia - Friedrich Dürrenmatt

 Recensione di Miriam Donati

 

Se si pensa alla Svizzera la mente corre banalmente al cioccolato, agli orologi e alla neutralità.  Friedrich Dürrenmatt è svizzero, non so se ama il cioccolato, se sia più o meno puntuale, ma fa un uso della neutralità particolare. Da entomologo descrive l’animo umano senza dettagliate analisi psicologiche o complesse deduzioni, elimina tutto il superfluo e si limita, attraverso dialoghi molto efficaci, a fornire piccoli indizi che confondono il lettore, indotto a seguire una verità giudiziaria lontana dalla realtà. Il suo linguaggio è preciso, asciutto, rigoroso come quello di Sciascia.

La vicenda raccontata in questo libro parte da una alcolica discussione, mutata poi in una orrenda scommessa fatta a Costantinopoli tra un commissario di polizia, Bärlach, e un avventuriero nichilista, Gastmann: esiste il delitto perfetto? Per vincere la scommessa Gastmann, vero demone dostoevskijano, getta uno sconosciuto nel Bosforo. La sfida continua per quarant’anni, sempre a favore di Gastmann fino all’uccisione dell’ispettore Schmied della polizia di Berna, città dove Bärlach è nato. Potrebbe essere l’ultima occasione per l’ispettore, ormai rimasto solo, anziano e malato, per stanare finalmente l’avversario.

Dürrenmatt tesse una tela vischiosa per il lettore dove vittima e carnefice, giudice e imputato, boia e imputato e alla fine giudice e boia si legano e si mischiano creando fraintendimenti fino a un finale sconcertante a conclusione di una perfetta macchina narrativa.

I temi affrontati dall’autore sono principalmente due: il male e la giustizia al di là delle conclusioni giudiziarie nella ricerca del colpevole.

Il male che, pur non ammettendolo, oltre ad atterrire, attrae, senza riuscire a spiegarlo se non constatandone l’esistenza. Bärlach che ha creato il mostro quarant’anni prima, si immerge nell’indagine, non per scoprire la verità, ma per assolversi dal peccato originale. Si assume il ruolo di Dio e pone al lettore davanti al dilemma se sia giusto giudicare secondo le leggi o secondo la misura dell’uomo su una intera esistenza. La partita che si gioca tra Bärlach e Gastmann prevede solo l’annientamento dell’avversario e la vittoria non contempla la condanna del colpevole ma la vittoria sul nemico. Un trionfo della giustizia ambiguo e imperfetto com’è in quasi tutti i libri di Dürrenmatt dove è difficile capire quale sia il confine tra giustizia e verità. 

 Genere: Narrativa

 Anno di pubblicazione: 1952


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