E TUTTO DIVENNE LUNA - Georgi Gospodinov -
Recensione di Miriam
Donati
Gospodinov
colpisce il lettore con sarcasmo, ironia e spietatezza. E soprattutto turba con
una prosa particolare, con suggestioni al limite dell’assurdo, impossibili da
catalogare in un genere definito tra controsenso e poesia
Lo stile è affascinante, capace di
descrivere le scene più inverosimili con candore e quelle più macabre con
distacco, in una mescolanza che alterna dolcezza e sgomento per i modi
imprevedibili in cui si sviluppa l’esistenza.
Incalzato
sia dalla scrittura, sia dall’originalità, il lettore è costretto a divorare i
racconti senza fermarsi. Il finale arriva in tutti come una folgorazione, ma
senza sollievo, anzi, che sia drammatico o sarcastico, la sensazione di
angoscia rimane invariata.
Al
centro di tutte le trame delle diciannove storie c’è sempre l’ossessione
incalzante di un tempo che sta per scadere e l’idea di una fine che sembra la
conseguenza estrema della fragilità della condizione umana. Storie di vita
quotidiana di persone in crisi con se stesse, narrazioni di vite che lottano
contro quelli che sono i mali di tutti: la solitudine, e i vari tentativi per sfuggirla, la
malinconia, la memoria, l’assenza, l’incertezza e l’inevitabilità degli eventi, la paura di vivere, della povertà, di non essere amati.
Ogni racconto è dramma e commedia insieme che si combinano secondo
variabili originali, per dare vita a un puzzle di vite apparentemente casuale e
scoordinato con un fil rouge comune: la consapevolezza che gli eventi non
possono essere controllati e che il mondo potrebbe finire da un momento
all’altro, in modi per di più impensabili a prescindere che si sia nella
Bulgaria comunista o nell’Italia attuale. In ogni racconto bastano a volte un
paio di righe per colmare il divario culturale e sociale, linguistico e
mentale, e ci si ritrova in un altro mondo, un altro modo di narrare: inquietante
e attraente insieme.
genere: narrativa
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