lunedì 2 giugno 2025

LA FELICITA' DOMESTICA

 




La felicità domestica - Lev Tolstoj

Recensione a cura di Miriam Donati

 

La felicità domestica di Lev Nicolaevic Tolstoj, scritto a Jasnaja Poljana nel 1859, è uno dei primi romanzi di Tolstoj e anticipa nel personaggio di Masha quell’irrequietezza emotiva che saranno tipiche di Anna Karenina nel romanzo omonimo e della Bezuchova in Guerra e Pace.

Un’irrequietezza che è voglia di cambiamento e di distrazione, a volte un po’ futile, a volte profonda come voglia di libertà. Irrequietezza che si scontra di solito con la posa tranquilla dei personaggi maschili, riservati, orgogliosi, distaccati perfino, nei confronti delle donne.

La stessa irrequietezza, quando appartenente al genere maschile, viene di solito giustificata come tipica espressione della giovane età che con la maturità diventa solo un ricordo, mentre non viene perdonata alle giovani donne.

Nel finale addirittura la protagonista rimprovera il marito per non averle impedito di essere libera nei comportamenti. Un punto di vista dell’autore squisitamente maschile, maschilista e patriarcale. Del resto Tolstoj visse la propria storia matrimoniale con la moglie Sofia tra alterne fortune, tra attrazione e litigi, fino a una fuga, mai indagata del tutto, a 83 anni, e alla morte nella piccola stazione di Astapovo, senza rivedere la consorte mentre era ancora cosciente.

Archiviato il suo maschilismo, resta il fatto che Tolstoj è un grandissimo scrittore sia nelle descrizioni, sia nell’indagine psicologica dei personaggi e qui a una delle sue prime prove già dimostra la sua grandezza affrontando il tema dei rapporti coniugali mettendone in luce fragilità e contraddizioni con finezza e con un titolo provocatorio che è quasi un ossimoro.

Forse è l’unica volta in cui Tolstoj parla in prima persona con una voce femminile.

Nella prima parte Masha, una ragazza diciassettenne, rimasta orfana, si innamora del proprio tutore trentaseienne Sergei Mihailovic, che vede come suo protettore, mentre lui, più esperto e sicuro dei propri sentimenti, nonostante le remore per la giovane età e per la mancanza di esperienza della ragazza che potrebbero portare a rapidi cambi di prospettiva vista la rinuncia prematura ai piaceri della giovinezza, alla fine si lascia trascinare dal sentimento.

Si sposano e vivono per il primo anno in campagna nella villa della madre di lui trascorrendo un periodo idilliaco.

Nella seconda parte la relazione si deteriora dopo il trasferimento della coppia a Pietroburgo a causa dell’insoddisfazione e dell’inquietudine della protagonista che si sente isolata e poco gratificata dalla vita controllata e poco vivace della campagna. In città diventa protagonista della vita mondana, ammirata dai corteggiatori, rasenta la possibilità di tradimento, si rende conto della frivola inconsistenza abbracciata negli ultimi tempi e chiede pentita di tornare in campagna al marito che, nel frattempo, l’ha lasciata provare questa esperienza di libertà raffreddando a sua volta la propria passione.

La coppia non tornerà quella di un tempo, i sentimenti si sono evoluti in un pacato assestamento, una felicità domestica, appunto. La trasformazione del sentimento amoroso è raccontata attraverso il confronto con la maturità acquisita lasciando però nel lettore un retrogusto amaro.

La tensione tra desiderio di stabilità e desiderio di libertà trova una sintesi nel riconoscimento che la felicità coniugale non è data una volta per tutte ma richiede costante adattamento e consapevolezza sia delle proprie pulsioni, sia di una ricerca di equilibrio nell’esplicitarle e convogliarle nell’alveo di coppia.

Lo stile espressivo di Tolstoj è straordinario, le sue descrizioni della natura sono da manuale e assurgono a simboli della malinconia e della nostalgia come nessun altro ha fatto.


Genere Narrativa

Anno di pubblicazione 1859

 

 


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