La vegetariana - Han kang -
recensione a cura di Francesca Tornabene
Questo viaggio mi ha condotta fino alla Corea del sud.
Il libro racconta diversi punti di vista: quello del marito,
del cognato e della sorella della protagonista.
Questa scelta narrativa scandisce il tempo del delirio di
Yeong Hye che va oltre la scelta etica di non mangiare carne.
È stato un viaggio irrisolto, trascendente e dissoluto.
Ho navigato le pagine della vegetariana attraverso una
sublime prosa poetica.
Mi sono arricchita di metafore profonde, simbolismi
vegetali, immagini oniriche che descrivono le fragilità umane, la rinuncia,
l'instabilità, la schizofrenia, i traumi storici, la marginalità, l'isolamento,
il silenzio e poi la ribellione, il coraggio, la follia.
Tra le pagine di questa storia straziante, ho conosciuto il
desiderio profondo di chi vuole, ad ogni costo, liberarsi dal conformismo e da
ogni tipo di sopraffazione.
Tutto parte da un atto di ribellione che degenera in un
delirio disturbante crescente, fino al desiderio surreale ed estremo.
La protagonista vuole riscrivere la sua vita, la nascita, la
sua esistenza e persino la morte.
Un desiderio che passa attraverso una sorta di sublimazione
del corpo e la ricerca ossessiva di riconnettersi con la natura.
Un malessere interiore travolgente, viscerale che non trova
pace, comprensione, cura.
È l'urlo epidermico, la richiesta di aiuto di chi, stanco,
violentato, sopraffatto, trascutato, vuole disperatamente andare oltre,
dissolversi, mescolando umano, animale e vegetale.
Torno a casa piena di interrogativi e penso, malinconica,
alla responsabilità che noi abbiamo nei confronti dei più fragili e delle
generazioni future.
genere: narrativa
anno di pubblicazione: 2019
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