giovedì 20 febbraio 2025

UNA DOMENICA




 


Una domenica - Fabio Geda

recensione di Miriam Donati

 
L’articolo indeterminativo del titolo indica una domenica normale e invece la storia di Geda ci porta all’articolo determinativo perché la domenica raccontata è l’occasione di una riflessione su un’intera esistenza, sulle inadeguatezze e le mancanze dell’amore, sui rimpianti, sulla vita che resta.

Un uomo che ha trascorso quarant’anni costruendo ponti in giro per il mondo, ed è da poco rimasto vedovo, ha preparato con cura un pranzo di famiglia. A causa di un piccolo incidente occorso alla nipote l’appuntamento salta. Preoccupato, un po’ amareggiato, l’uomo esce a fare una passeggiata e incontra Elena e Gaston, madre e figlio, soli come lui. Si siederanno loro alla sua tavola, offrendogli la possibilità di essere padre e nonno, in modo nuovo.

 Lo stile di Una domenica di Fabio Geda è gradevole, leggero anche se, a causa dei temi trattati, trasmette al lettore un po' di malinconia; l’autore usa una lingua intima, pacata e dolceamara, in equilibrio tra nostalgia e speranza. Racconta la storia delicata di una domenica che, dopo l’attesa del pranzo e l’impegno in cucina, si rivelerà densa di solitudine e, per contro, di possibilità.

I capitoli sono brevi, intensi, con un controllo assoluto delle parole, una rara densità e asciuttezza sollecitano nel lettore sia la curiosità sul tempo presente del romanzo, sia la nostalgia del passato.

La caratteristica della storia è di essere narrata da lontano e da un occhio esterno, quello di Giulia, una dei tre figli del protagonista, che ripercorre a posteriori la vicenda basandosi su quanto confidatole dal padre, che scopriamo essere lontano da lei, sia fisicamente, sia nei rapporti familiari.

Giulia, attrice e drammaturga, è la più sensibile dei figli, quella nelle cui corde di artista vibrano parole, storie, ricordi a partire da frammenti colti qua e là, come la storia che raccoglie al tavolino di un bar di Roma attraverso una vecchia fotografia in bianco e nero. È impegnata a ricostruire anche la sua di storia, o meglio quella della sua famiglia, nel legame profondo con la madre, persa tragicamente, e in quello vacillante con il padre, logorato dai non detti e dall’incomprensione.

La sua è la voce “critica”, quella che non gli ha mai perdonato gli sbagli, le cadute, perché è stata delusa più volte per le sue assenze, la sua vita non certo da marito modello, la sua disapprovazione per il mondo del teatro, mondo che è invece tutto per lei.
Da adulti, ci si trova spesso a riconsiderare le vite dei genitori e gli episodi del passato acquistano via via una nuova luce e qualche volta ci si scopre più indulgenti, o perlomeno più disposti a perdonare chi, oltre che padre, è stato anche un giovane uomo con tutte le sue fragilità.
Alternando riflessioni di Giulia e il racconto di quella domenica speciale,
sullo sfondo di un paesaggio novembrino torinese che è lui stesso protagonista, il lettore è trasportato negli scenari intimi che hanno segnato i personaggi senza particolari colpi di scena, ma così ben condotto da esserne completamente coinvolto.

Emergono una vita sommersa e segreta di una famiglia apparentemente serena, come tante, ma anche i non detti, le solitudini che già prima della vecchiaia abitavano quegli spazi.

Giulia elabora il lutto per le perdite subite e, alla fine, con la sua attenzione speciale per le persone, troverà un ponte per perdonare e passare oltre.

Il racconto si pone l’obiettivo di ragionare e capire la logica dei rapporti interpersonali e le loro difficoltà quando questi cambiano, soprattutto quando si tratta di padri e figli con una narrazione sincera, senza fronzoli, e per questo arriva immediata al lettore e alla coscienza di ogni padre, madre, figlio. Solo vita vera, reale, come può essere quella di chiunque, com’è quella di molti.

Il passare del tempo, i figli che vanno via di casa e, spesso, via dalla città o dalla nazione, i genitori che invecchiano, ma che sono stati giovani anche loro, e le persone che ci lasciano prematuramente, poi i rimpianti, i rimorsi, i risentimenti, i sensi di colpa e le autoassoluzioni, c’è tutto questo e molto altro in queste pagine.

«Non sono mai stata brava a gestire la fragilità dei miei genitori: nei loro confronti non ho mai smesso di sentirmi figlia e di voler essere io quella accudita. Mi veniva spontaneo pensare che essendo più vecchi di me dovessero essere migliori di me, punto: una di quelle cose scritte nel destino. Dovevano essere più consapevoli, più forti, in grado di governare con più criterio qualunque situazione. Ma arriva un momento in cui le parti si invertono o per lo meno si sovrappongono. Nel destino c'è scritto anche questo»

Questo romanzo ha al centro, tra le diverse tematiche, anche quella della vecchiaia e della solitudine. Le dita del protagonista sfiorano malinconiche e tremanti il quaderno di ricette della moglie, morta poco tempo prima: una presenza ancora viva tra le pagine, anima della famiglia mentre lui, ingegnere, ha passato la vita all’estero, a costruire ponti e grandi infrastrutture. Schiacciato dalla cognizione del tempo ormai alle spalle e dal vuoto dentro e intorno a lui, il protagonista prova a ripartire consapevole di aver dato, nel corso della vita “più attenzione alle cose urgenti che a quelle importanti” E quali occasioni ha ancora per colmare i vuoti lasciati per anni? E se le trovasse possono queste risarcire i figli delle sue lunghe assenze?

La solitudine si manifesta soprattutto nelle attese.

Lui, per un giorno, potrà sentirsi nuovamente nonno e papà al tempo stesso, potrà dare un senso allo scorrere inesorabile del tempo, al lento e fatale erodersi delle emozioni che porta con sé l'inevitabile invecchiamento e la morte. Mentre cucina, si vede impacciato, ma si emoziona, si sente ancora vivo nel ricordo della moglie e della famiglia unita. Ecco dunque perché l’imprevisto che fa saltare il pranzo lo sprofonda in un’imprevista solitudine, che tuttavia non resterà tale perché, quando decide di uscire, andrà, senza saperlo, incontro a una nuova vita, per se stesso e per gli altri due personaggi che inviterà alla sua tavola. Un incontro casuale che modifica le vite fragili e solitarie di tre persone, le cui anime si incontrano e si regaleranno a vicenda un po’ di felicità e un nuovo futuro.

Geda, con grande delicatezza, sceglie una prospettiva particolare per raccontare un padre, senza apologie o riscatti incredibili: coglie con semplicità tutte le sfaccettature del suo essere profondamente umano, imperfetto e unico.


Genere: narrativa

Anno di pubblicazione 2019

 

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