I Marsigliesi - Gabriele crociata -
recensione a cura di Edoardo Todaro
Abbiamo presente “Romanzo criminale “di Giancarlo De
Cataldo, facciamo un passo indietro, anche due. Metà anni ’60: un convegno a
Roma, anzi il convegno che passerà nelle aule giudiziarie e non solo, il
convegno che si tiene all’Hotel Parco dei Principi. Tanti i temi trattati dalle
faccende internazionali a questioni riconducibili alla geopolitica, ma
soprattutto “guerra interna“ e “controffensiva “. Tutti argomenti che terranno
a battesimo la “strategia della tensione “prossima futura per contrastare
qualsiasi forma di avanzata del comunismo, per riscrivere la storia del paese.
Ruolo di primo piano, fin da subito, i servizi segreti, come il SIFAR, che si
attengono alla filosofia “quando sei in guerra non è sufficiente lavorare bene,
è necessario avere anche ottimi alleati “. E’ necessario dire che la centralità
è svolta da Roma e tutto ruota attorno ad essa. Gabriele Cruciata usufruisce,
per la sua ricostruzione, di una vera e propria gola profonda, di qualcuno che
ne sa in quanto protagonista degli accadimenti. Quanto ci viene descritto in
queste pagine è l’anticipo delle vicende che porteranno all’attenzione della
cronaca, la Banda della Magliana, con l’arrivo nella capitale dei marsigliesi,
cresciuti in un contesto criminale florido che riempiono, a modo loro, un vuoto
di potere, una Roma che non vuole capi in particolare gente che viene da fuori,
dove sono i barracci di borgata, i luoghi per definire i piani delle “imprese“ programmate,
sono ritrovo di perdigiorno ed avanzi di galera. Un arrivo che cambia
completamente la vita, i rapporti, i metodi della delinquenza capitolina,
l’idea di crimine, di banda. Periferie dove si passa dalle baracche alle case
popolari, periferie nelle quali il punto d’arrivo è il far soldi perché si è
poveri e la prostituzione è fonte di reddito non lo spaccio di droga, invece
con i marsigliesi eroina e sequestri. Gli abitanti di queste periferie che
vivono in contrapposizione con tutto ciò che rappresenta lo stato, una Roma
dove è all’ordine del giorno la guerra tra poveri, dove i servizi pubblici sono
carenti, e gli interessi che sono garantiti e salvaguardati sono quelli dei
palazzinari. I tempi in cui l’essere a contatto con chi è obbligato a fare il
coatto, le “batterie“ che nascono da queste periferie, in cui i conti si regolavano con il coltello volgono
al tramonto. Qualcuno si potrà domandare, giustamente, perchè abbiamo fatto riferimento al convegno
tenutosi all’Hotel Parco dei Principi. Il motivo c’è, ed è nei rapporti che si
stabiliscono tra la destra eversiva e reazionaria presente in Italia ed i
marsigliesi che non disdegnano affatto le proprie simpatie verso ideologie di “destra“
anzi, per dirla tutta, filonaziste. Da De Lorenzo a Concutelli e Junio Valerio
Borghese. Eversione da una parte; droga e sequestri, un vero e proprio
sequistrificio dall’altra: questo il micidiale connubio. Sviluppare e rafforzare la funzione
anticomunista porta all’operazione “Blue moon“: riempire le strade di Roma di
eroina per annientare le velleità di protesta presenti in particolare nelle
generazioni più giovani. Sullo sfondo, e nemmeno poi tanto, il massacro del
Circeo e l’omicidio di Pier Paolo Pasolini, Licio Gelli, il giudice Occorsio ed
il suo omicidio. Grazie a questo libro abbiamo a che fare con una pagina di
storia di questo paese, contrassegnata da quella strategia della tensione che
metteva in campo atti terroristici per creare un clima di paura e far crescere
la richiesta di ordine che una svolta autoritaria può assecondare. Gabriele
Cruciata con “I MARSIGLIESI“ ci
riconcilia con ciò che dovrebbe essere l’inchiesta giornalistica, ormai verso
la sua scomparsa.
genere: saggio
anno di pubblicazione: 2024
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