giovedì 22 febbraio 2024

LA FERROVIA SOTTERRANEA

 





La ferrovia sotterrneaColson Whitehead -

Recensione a cura di Miriam Donati

 

Con la ratifica del XIII Emendamento del 18 dicembre 1865 firmato da Lincoln viene abolita la schiavitù in tutti gli Stati Uniti d’America. Ripercorrere tramite la lettura di questo romanzo una storia che affonda le radici in questo dramma aiuta a capire la discriminazione che a più di un secolo e mezzo attraversa ancora la società americana.

Colson Whitehead, con un lungo lavoro di ricerca sui memoirs degli schiavi americani, intreccia la ricostruzione della memoria storica a elementi letterari e narra la vita della schiava Cora, figlia e nipote di schiave, agganciando il racconto non solo alla storia, ma rifacendosi al mito e al fantastico.

La “ferrovia sotterranea”, una rete di abolizionisti della schiavitù, realmente esistita, è tramutata  dall’autore, con un colpo di genio, in realtà, dando forma e ritmo al romanzo, i cui capitoli alternano le “stazioni” ai personaggi che Cora incontra durante la sua fuga dalla piantagione in Georgia fino ai confini del grande West dove finisce il suo viaggio di schiava in cerca di libertà trasformandosi in un’inedita pioniera di colore rispolverando in una forma inconsueta i grandi miti fondativi americani quali la ferrovia che porta all’ovest, la scoperta e la conquista di nuovi territori.

Whitehead, pur mettendo l’accento sulla società repressiva del tempo che puniva sia gli schiavi fuggitivi, sia coloro che davano loro sostegno nella fuga, permettendo agli schiavisti di recuperare anche a distanze lunghissime o in stati abolizionisti i propri schiavi, non disegna in maniera manichea i propri personaggi: schiavi neri buoni e padroni bianchi cattivi, descrive piuttosto persone imperfette con vizi, debolezze, forza o coraggio indipendentemente dal colore della pelle e dal ceto sociale.

Cora è doppiamente vittima in quanto schiava e in quanto donna, preda, non solo dei padroni bianchi, ma anche degli schiavi neri, e, a causa del carattere ribelle, è confinata in un settore della piantagione riservata a chi è considerato pazzo o pericoloso. Vuole ritrovare la madre, spinta non tanto dall’affetto ma mossa dalla vendetta perché ritiene di essere stata abbandonata anche se i reali termini della vicenda saranno rivelati nel finale. Le tappe del suo viaggio di fuga dalla Georgia aumentano via via il suo grado di libertà facendola crescere ed acquisire sicurezza e consapevolezza di sé.

La narrazione è molto avvincente, ricca di colpi di scena e rivelazioni, con un taglio cinematografico, coinvolge il lettore anche se la storia di denuncia ha pagine feroci e crudeli quali quelle riguardanti gli esperimenti sugli schiavi.

Il linguaggio essenziale ed efficace oltre a contestualizzare le azioni dei personaggi in modo coerente propone anche pagine sul valore dei libri e dell’istruzione come strumento di riscatto che sono delle perle preziose.

Whitehead con questo libro ha vinto due premi molto prestigiosi: National Book Award e Pulitzer, meritatissimi secondo me.

 

 

Genere Narrativa

Anno di pubblicazione: 2016


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