La ferrovia sotterrnea - Colson Whitehead -
Recensione a cura di Miriam Donati
Con
la ratifica del XIII Emendamento del 18 dicembre 1865 firmato da Lincoln viene abolita la
schiavitù in tutti gli Stati Uniti d’America. Ripercorrere tramite la lettura
di questo romanzo una storia che affonda le radici in questo dramma aiuta a
capire la discriminazione che a più di un secolo e mezzo attraversa ancora la
società americana.
Colson Whitehead, con un
lungo lavoro di ricerca sui memoirs
degli schiavi americani, intreccia la ricostruzione della memoria storica a elementi
letterari e narra la vita della schiava Cora, figlia e nipote di schiave,
agganciando il racconto non solo alla storia, ma rifacendosi al mito e al
fantastico.
La “ferrovia
sotterranea”, una rete di abolizionisti della schiavitù, realmente esistita, è
tramutata dall’autore, con un colpo di
genio, in realtà, dando forma e ritmo al romanzo, i cui capitoli alternano le
“stazioni” ai personaggi che Cora incontra durante la sua fuga dalla
piantagione in Georgia fino ai confini del grande West dove finisce il suo viaggio
di schiava in cerca di libertà trasformandosi in un’inedita pioniera di colore rispolverando
in una forma inconsueta i grandi miti fondativi americani quali la ferrovia che
porta all’ovest, la scoperta e la conquista di nuovi territori.
Whitehead, pur mettendo
l’accento sulla società repressiva del tempo che puniva sia gli schiavi
fuggitivi, sia coloro che davano loro sostegno nella fuga, permettendo agli
schiavisti di recuperare anche a distanze lunghissime o in stati abolizionisti
i propri schiavi, non disegna in maniera manichea i propri personaggi: schiavi neri
buoni e padroni bianchi cattivi, descrive piuttosto persone imperfette con
vizi, debolezze, forza o coraggio indipendentemente dal colore della pelle e
dal ceto sociale.
Cora è doppiamente vittima
in quanto schiava e in quanto donna, preda, non solo dei padroni bianchi, ma
anche degli schiavi neri, e, a causa del carattere ribelle, è confinata in un
settore della piantagione riservata a chi è considerato pazzo o pericoloso. Vuole
ritrovare la madre, spinta non tanto dall’affetto ma mossa dalla vendetta perché
ritiene di essere stata abbandonata anche se i reali termini della vicenda
saranno rivelati nel finale. Le tappe del suo viaggio di fuga dalla Georgia
aumentano via via il suo grado di libertà facendola crescere ed acquisire
sicurezza e consapevolezza di sé.
La narrazione è molto
avvincente, ricca di colpi di scena e rivelazioni, con un taglio
cinematografico, coinvolge il lettore anche se la storia di denuncia ha pagine
feroci e crudeli quali quelle riguardanti gli esperimenti sugli schiavi.
Il linguaggio essenziale
ed efficace oltre a contestualizzare le azioni dei personaggi in modo coerente
propone anche pagine sul valore dei libri e dell’istruzione come strumento di
riscatto che sono delle perle preziose.
Whitehead con questo
libro ha vinto due premi molto prestigiosi: National Book Award e Pulitzer,
meritatissimi secondo me.
Genere
Narrativa
Anno di pubblicazione: 2016
Nessun commento:
Posta un commento