giovedì 27 febbraio 2025

L'ISOLA DEI FEMMINIELLI

 



L'isola dei femminielli - Aldo Simeone -

recensione a cura di Rossella Lombardi


Questa è una storia vera tutta italiana, del periodo fascista, sconosciuta a molti, a me per prima, che l’autore coraggiosamente porta alla luce, dando voce a personaggi realmente vissuti; i fatti raccontati naturalmente risentono poi in parte della finzione narrativa.

Dell’arcipelago delle Tremiti fanno parte due piccole isole : l’isola di San Nicola , che nel 1937 fu destinata dal governo fascista alla detenzione/confino dei rivoluzionari, degli anarchici e degli oppositori politici ( Sandro Pertini fu uno di questi) e l’ isola di San Domino che accolse in quegli anni  i “ pederasti”, colpevoli di “ attentato alla moralità pubblica e alla sanità della stirpe”. Nel 1938 gli omosessuali venivano perciò lì mandati al confino per cinque anni, rinchiusi sull’ isola in due grandi camerate di cemento armato, freddissime in inverno e caldissime in estate. Nel 1939, anno in cui si svolge la storia narrata da Simeoni, gli ospiti erano circa novanta, in gran parte siciliani e campani. L’isola venne perciò chiamata in modo dialettale (napoletano)e dispregiativo “ dei femminielli”, riferendosi a uomini con atteggiamenti affemminati o  “degli arrusi” (siciliano) indicando gli  omosessuali passivi.

I personaggi principali,  presentati nella storia, non hanno nomi propri ma solo soprannomi  (spesso dialettali) che ne sottolineano le caratteristiche  peculiari: Sticchina, Picciridda, Placidina, Leonessa, Professore, Francesina…questo  forse per voler prendere le distanze dalle vite e dalle storie precedenti; quasi per voler  indicare una vera rinascita  su quell’isola. Lì ciascuno trova una comunità, quasi una famiglia, all’interno della quale poter essere finalmente se stesso. Certamente non mancano litigi, gelosie, storie d’amore, rivalità, capricci…forse come in tutte le grandi famiglie; lì viene sperimentata la condivisione di un disagio, di una sofferenza, del furto della propria dignità e del  riconoscimento sociale ma anche la consapevolezza di essere dai compagni accettati e, in alcuni casi, protetti.

Il gruppo degli arrusi  deve anche fare i conti con l’ indifferenza e spesso il disprezzo degli abitanti del villaggio presente sull’isola, soprattutto dei giovani, ma anche delle guardie carcerarie  che spesso approfittano del loro potere, in cambio di segrete prestazioni sessuali.

Ciascuno e tutti insieme vivono un’esperienza di presa di coscienza della propria identità, come un’iniziazione; così parlano di sé: “Se lorsignori ritengono che noi costituiamo un pericolo  per lo stato, che ci  curino, invece di punirci per un difetto alla nascita di cui sono colpevoli Dio e le nostre mamme…..Noi non siamo tutti arrusi, né tutti alla stessa maniera. E’ quello che vogliono farci credere gli altri: essere uguali fra noi e diversi da loro. Ma invece no, noi siamo tutti diversi!.... Noi dobbiamo pensare al futuro, a quando usciremo di qua, a chi vogliamo essere e cosa vogliamo fare ……Abbiamo bisogno di voler bene a qualcuno, si può fare a meno dell’ amore ma non di amare “

Nel 1940 il carcere è diventato necessario  per i prigionieri di guerra, così gli omosessuali vengono quasi tutti rilasciati e rimandati a casa (o in guerra),dove dovranno da soli ricostruirsi  una vita.

Questo libro mi ha molto emozionata e coinvolta, portandomi ad empatizzare con ciascuno dei personaggi. La scrittura è delicata, malinconica, a tratti anche ironica. La struttura  della narrazione è lineare ed il ritmo adeguato ed incalzante.

genere: narrativa

anno di pubblicazione: 2024


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