La favola di Amore e Psiche - Apuleio -
recensione a cura di Patrizia Zara
L'ho cercato in lungo e largo.
Ho smantellato la mia piccola biblioteca. Niente si è affacciato all'orizzonte.
Eppure ero certa di possederlo e di averlo anche letto nei giorni del vigore
degli anni miei.
Chissà dove si era intanato.
In preda al desiderio, esacerbato da una infruttuosa ricerca, di rileggere la
famosa fiaba/favola di Apuleio e approfittando delle offerte Feltrinelli, l'ho
ricomprato.
Ed ecco che, mentre risistemavo le mie creature cartacee, boom, salta a bella
vista il libro "Apuleio, la favola di Amore e Psiche" edizione
tascabili economici Newton 1000 lire.
Così ho letto per due volte, nella vecchia e nella nuova edizione, la favola
più famosa del mondo.
E mi sono veramente divertita. E sapete perché?
Perché la scrittura è piacevole, dinamica, moderna, capricciosa, curiosa,
anfibologica, innovativa e flessibile in tutte e due le edizioni.
La storia presumo sia conosciuta ai più e quindi è inutile ripercorrerla (per
chi non la conoscesse consiglio la lettura).
Qui voglio soffermarmi sulla vivacità del linguaggio, sulla capacità di Apuleio
di creare un continuo e sorprendente cortocircuito fra fiabesco e realistico,
serio e burlesco, di suscitare un lampo di autentica meraviglia, tanto da trascinare
il lettore in un susseguirsi di colpi di scena.
Ricca di allitterazioni e assonanze (più nella nuova che nella vecchia
edizione), di termini militari e giuridici la favola/fiaba non arriva mai a
scadere nel patetico lirismo sentimentale a cui siamo abituati dalla produzione
americana che riadatta fiabe rendendole sdolcinate, prive di mordente poiché
sempre più distanti da un realismo immaginario (Cenerentola, La Bella e la
Bestia, La bella d’addormentata nel bosco, Pretty woman e via dicendo).
La fiaba/favola di Apuleio è cruda, erotica, voluttuosa. Non stanca mai.
"Era scesa la notte e il marito era già a casa e, dopo aver combattuto le
battaglie di Venere, era piombato in un sonno profondo") appagante.
La definirei tosta e gagliarda
Qui siamo di fronte a un capolavoro linguistico: Apuleio si è divertito a
smascherare l'Amore in un percorso di maturazione, di espiazione e di vendetta,
a manipolare i termini a suo piacimento: un abile giocoliere di parole.
I sentimenti belli e brutti ci sono tutti e non risparmiano né dèi né mortali.
Lo spirito magico aleggia dall'oracolo al gabbiano ciarliero.
La bellezza ci schiaffeggia a ogni passo, la vendetta ci soddisfa, la curiosità
incuriosisce per le curiose forme di narrazione e interpretazione.
Poi ognuno tragga la sua morale.
Se Psiche rappresenta la nostra anima che deve tribolare per raggiungere la sua
maturità amorosa; per afferrare e fare suo l 'Amore bizzarro imprevedibile,
mostruoso nella sua giocosità.
Ben venga.
Se l'ingenua Psiche (l'anima incontaminata) deve percorrere gli inferi per
ottenere l'oggetto/soggetto del suo desiderio, deve accecarsi di curiosità
(ricordo che la curiosità è donna) per capire che l'amore non è soltanto
piacere fisico ma identificazione con il soggetto amato. Ben venga.
Se Amore (Cupido) dovrà mettersi contro Venere, dea, madre e suocera, per
unirsi a Psiche. Ben venga.
Sta di fatto che dall'unione tra Amore e Psiche nasce Voluttà, il piacere
estremo, il frutto della soddisfazione massima degli impulsi materiali e
spirituali.
La fiaba/favola di Apuleio si plasma alle voglie dei lettori, aprendosi alle
più svariate interpretazioni sia sulla morale che nel semplice piacere della
lettura.
Cosi Apuleio non dispiace nessuno.
Il bene, nelle vesti di un Amore arricchito dagli effluvi dell'Anima, trionfa
sempre e cosi, noi comuni mortali imbevuti di divino, godiamo per quel
chimerico “vissero tutti felici e contenti”, almeno sino alla chiusura del
libro.
"Ma Psiche, rimasta sola - sola si dalle Furie moleste -, ondeggia in balia del dolore come un mare increspato dai
flutti, e, per quanto la decisione sia ormai presa e l'animo ben risoluto,
tuttavia, al momento di porre mano al misfatto, vacilla, ancora indecisa,
perché quell' immane sciagura le smuove dentro sentimenti contrastanti.
S'affretta rimanda, ardisce s'allarma, dispera s'infuria e - questo è il colmo
- nello stesso corpo odia la bestia e ama il marito". Ma ormai la sera
porta con sé la notte, e Psiche, in preda al l’impazienza, corre a preparare
tutto l'armamentario per quell'infame delitto".
NB: Mi hanno insegnato, già dall’elementare, che c'è differenza fra le favole e
le fiabe.
Perché Amore e Psiche è considerata una favola, se la favola ha protagonisti
animali, e non una fiaba?
Nessun commento:
Posta un commento