Presunto colpevole - Scott Turow –
recensione a cura di Stefania Calà
Quello tra me e Scott Turow è un amore ultraventennale, è
stato con lui che ho scoperto e mi sono appassionata al genere legal thriller
che, ancora oggi, rimane il mio preferito.
Il romanzo va a chiudere la trilogia iniziata con
"Presunto innocente" (1987, si ricorderà il celebre adattamento
cinematografico con Harrison Ford) e proseguita con "Innocente"
(2010).
In questo ultimo atto, Rusty Subich ha 77 anni, ha una nuova
compagna (dopo la morte della moglie Barbara) ed è un giudice in pensione. Un
giorno il figlio adottivo (di colore) di Bea, la donna a cui ormai è legato e
con cui ha riscoperto l'amore, viene accusato dell'assassinio della sua giovane
e problematica ragazza. Dopo aver valutato attentamente la situazione, Rusty
accetta di difendere il ragazzo, pur sapendo che, qualora questi dovesse essere
ritenuto colpevole, la sua storia d'amore con la madre di lui sarebbe rovinata
per sempre. E la difesa si presenta ostica per la moltitudine di prove a favore
dell'accusa.
Questa in breve la trama.
Durante la lettura, ho cercato di centellinare il più
possibile le pagine perché, credetemi, erano secoli che non leggevo un libro
scritto così bene. Ogni passo, ogni pagina, ogni capitolo sono stati, per me,
un piacere indicibile.
Lui, l'autore, avvocato di professione, ha riversato in
quest'ultima opera non solo tutta la sua approfondita conoscenza del sistema
giudiziario statunitense, ma ha anche aperto uno spiraglio di riflessione su
quello che è (ancora) un problema molto sentito in alcune zone degli USA: il
pregiudizio razziale.
Scrittura impeccabile, bilanciamento tra dialoghi e
descrizioni, argomentazioni brillanti, ragionamenti dettagliati, riflessioni di
spessore (anche etico e filosofico), fanno di questo romanzo un capolavoro nel
suo genere.
Felice e onorata (e molto emozionata) di aver conosciuto
Scott Turow al SalTo25.
Voto (ovviamente) 10/10
genere: thriller
anno di pubblicazione: 2025
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