giovedì 28 agosto 2025

IL VALORE AFFETTIVO

 




Il valore affettivo – Nicoletta Verna -

recensione a cura di Lilli Luini

 

Dopo il bellissimo “I giorni di vetro”, ho voluto leggere anche l’opera d’esordio di questa scrittrice. Devo dire che non mi ha deluso. Se I giorni di vetro era ambientato negli anni ‘40, questo è un romanzo pienamente figlio del nostro tempo. Il titolo fa riferimento agli oggetti di cui ci circondiamo e che dopo la nostra morte rimangono qui, simbolo del lutto per chi resta. Ma anche agli oggetti che desideriamo e consumiamo, gettandoli via.

Bianca è una donna che all’apparenza ha tutto: bellezza, amore, benessere. Vive in un attico nel centro di Roma, con il marito Carlo, cardiochirurgo di fama. All’apparenza c’è un solo neo nella sua felicità: l’incapacità di concepire un figlio. I tentativi sono andati falliti e le condizioni del suo utero peggiorano giorno dopo giorno. Fin qui, una storia come tante, ma Bianca cela molto di più. La sua mente, infatti, è ancora più sofferente del suo utero: una forma maniaco-ossessiva che le impone di fare le liste mentali dei rifiuti, continuare cioè a differenziare la spazzatura prima nella sua mente poi, pian piano, anche nella realtà. Nessuno lo sa, ma lei passa ore a dividere i rifiuti, tutti quelli che la nostra società produce. Qualsiasi oggetto, lei lo divide e il culmine lo raggiunge quando la piccola nipotina di Carlo lascia a casa loro il suo orsacchiotto preferito. Bianca lo prende e lo fa a pezzi, “…stacco con le forbici gli occhi e li getto nella raccolta della plastica, lo sventro per fare uscire l’imbottitura di pula di miglio e versarla nell’organico, metto il resto nell’indifferenziata”.

Anche il lavoro di Bianca è inquadrato nel nostro tempo: sbobina interviste per una società di ricerche di mercato, su temi e prodotti disparati. “Una macchina da soldi senza il cui beneplacito nessuno si sente più di muovere un quattrino”, la definisce lei.

Una pagina dopo l’altra scopriamo la famiglia distrutta che c’è alle sue spalle, i tanti tentativi di suicidio della madre, la fuga del padre verso un’altra felicità, il senso di colpa di Bianca per la morte della sorella amatissima. Fino a scendere dentro di lei, pensa in una ricerca assurda.

Bianca alla fine la scopre, la verità sulla morte di Stella, ma l’autrice sceglie la strada più difficile, quella della verità che non porta rinascite miracolose ma altro dolore e disincanto.

La scrittura è tesa, cruda, incredibilmente centrata. Le parti in cui la protagonista fa le liste della differenziata sono notevoli, considerando che non è certo facile inchiodare un lettore alla sedia con un argomento simile. Altra scelta difficile dell’autrice è quella di far narrare in prima persona a Bianca, e qui esce tutto il suo talento che riesce a calibrare bene i flussi di coscienza con altri argomenti, i rapporti con Carlo, con i suoi amici, le sedute di psicoterapia (tanto fallimentari da essere divertenti), il campionario umano che esce dalle sbobinature che arriva a collocare lo squilibrio di Bianca sulla scena dello squilibrio del nostro mondo.

Nel panorama di storie commoventi e altamente emozionali che conquistano i lettori, la storia di una donna quasi incapace di emozioni, una donna danneggiata e disturbata, è la voce fuori dal coro, inquadrato com’è nel nostro mondo reale. Non si piange, leggendo questo romanzo, non vengono le lacrime agli occhi, ma quando lo finisci ti senti di avere qualche arma in più per affrontare ciò che sarà.

“Continuo a pensare a chi se ne va e a chi resta e al loro trait d’union più evidente: gli oggetti. L’immagine più nitida della morte sono gli oggetti che le persone lasciano, con quello che chiamiamo valore affettivo”.

 
genere: giallo 

anno di pubblicazione: 2024


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