Al di qua del fiume - Alessandra Selmi -
recensione a cura di Elisa Caccavale
“Al di qua del fiume”
di Alessandra Selmi (Nord edizioni, 2022, 496 pagine) è un romanzo che cattura
il cuore fin dalle prime pagine, un’opera che mescola magistralmente la
precisione storica alla forza della narrazione emotiva. Ambientato tra il 1877
e l’avvento del fascismo, racconta la nascita e l’evoluzione del villaggio operaio
di Crespi d’Adda, oggi patrimonio UNESCO, e lo fa con rara profondità emotiva e
grande cura stilistica.
Il libro racconta la straordinaria vicenda del
villaggio dove un imprenditore illuminato, Cristoforo Crespi, decide di
costruire non solo una fabbrica ma un'intera comunità, un luogo dove il lavoro
possa convivere con la dignità e la speranza. Attorno a lui si muove un’umanità
vivida, fatta di operai, mogli, bambini, sogni infranti e desideri che
resistono anche nella polvere del cotonificio. Il vero miracolo del romanzo sta
nella capacità dell’autrice di rendere ciascun personaggio indimenticabile: non
ci sono comparse, ma anime vere, complesse, fragili e forti allo stesso tempo.
In particolare, Emilia – giovane figlia di un operaio – emerge come figura
luminosa, testimone silenziosa e partecipe della trasformazione di un mondo. Il
suo legame con Silvio Crespi, figlio del fondatore, è narrato con una
delicatezza e una profondità rare, mai retorica, sempre vibrante di emozioni
autentiche. Ma altrettanto forti sono
anche gli altri personaggi, ognuno caratterizzato con grande precisione e
inserito nel fiume della Storia in modo coerente e credibile.
Lo stile della Selmi è
insieme elegante e diretto, capace di dipingere atmosfere dense con pochi
tratti essenziali: la nebbia sull’Adda, il clangore delle macchine, il brusio
sommesso delle vite che si incrociano, tutto contribuisce a creare una narrazione
che avvolge il lettore e lo trascina dentro la storia. Ma oltre alla qualità
stilistica, ciò che colpisce profondamente è l’intensità emotiva: si legge con
un nodo alla gola e il cuore che batte forte, perché ogni pagina è attraversata
da un’empatia rara, da un amore sincero per la gente semplice e per le grandi
domande del vivere. “Al di qua del fiume” non è solo un romanzo storico,
è una dichiarazione d’amore per il coraggio, per il lavoro, per la solidarietà
e per i legami che resistono al tempo e alle ingiustizie. È uno di quei libri
che ti restano dentro, che non smetti di consigliare e che, una volta chiuso,
senti il bisogno di riaprire, come si fa con i ricordi più cari.
genere: narrativa
anno di pubblicazione: 2024
Nessun commento:
Posta un commento