Soledad - Maurizio De Givanni
recensione a cura di Edoardo Todaro
Colpisce subito, fin dalle prime righe in lettura. SI PUO’
ESSER SOLI ANCHE SE SI STA IN MEZZO AGLI ALTRI. Sarebbe sufficiente questa
frase per introdurci in questa nuovo incontro con il commissario Ricciardi
della regia questura. Tra l’altro non solo con lui, ma anche con tutti coloro
che, in passato, sono stati in sua compagnia, come Nelide, Bianca, Marta, il
brigadiere Maione con i suoi figli, che ha un rapporto con Ricciardi come tra
marito e moglie, che si capiscono, dopo tanto vivere insieme, con un cenno, che
considera picchiare i fascisti un simpatico passatempo; il dottor Modo antifascista che ha in antipaia
il collega Severi in quanto ritenuto presunto confidente,che si è speso al
servizio del prossimo; i ricordi della moglie Enrica e Bambinella con le sue
amiche, i femminielli, che sono parte della comunità. A questi si aggiunge il vicequestore Angelo
Garzo con la moglie Rachele che deve fare fronte al proprio modo di considerare
il regime, se prima ne provava simpatia, questa sparisce nel momento, con le
leggi razziali, si sente messo in pericolo non solo per la propria carriera, ma
soprattutto per l’incolumità dei propri cari, e l’avvocato Catello De Nardo:
chi difende vince; Gaspare, l’operaio del cementificio schierato dalla parte di
chi è sfruttato, e che per questo “sparisce”. Alle porte? Il Natale, con il suono delle
zampogne,forse l’ultimo Natale di un’epoca al tramonto per approdare verso un
futuro pieno di incognite; l’Italia che,
dopo essersi costruita ad hoc l’impero con le conseguenti sanzioni
internazionali,e le leggi sulla razza, si avvia all’entrata in guerra;situazioni
che non possono che produrre insofferenza popolare che ha come obiettivo niente
meno che la rivoluzione; l’insicurezza
del muoversi a piedi per i funzionari e
per le forze dell’ordine in una città
nella quale le comunicazioni viaggiano di balcone in balcone,di vicolo in
vicolo, con il caffè che in realtà è un surrogato di quello che in realtà
dovrebbe essere, e se il caffè è un surrogato ci sono sempre i cinguli ( gli
spaghettoni fatti a mano e preparati nel brodo di maiale ). Quanto descritto
possiamo ritenerlo il contesto nel quale prende piede il ritrovamento di un cadavere
sul quale il regime impone il silenzio, come su tutto quanto possa essere
elemento di difficoltà nel preservare la facciata di tranquillità. Il
commissario Ricciardi che nonostante le proprie difficoltà, si assume l’onere
del primo contatto con la scena nella quale è avvenuta la morte violenta. Ricciardi
e Garzo due modi opposti di muoversi nell’indagare in casi complessi. Ma se
tutto questo è vero, non possiamo eludere il fatto che è la solitudine la
protagonista di queste pagine, con la difficoltà di gestirla e farci i conti, e
puoi farci i conti il giorno, ma è la sera che è il momento peggiore. Anche in
questo caso De Giovanni conferma tutto il bene che ci ha fatto conoscere a
proposito del commissario Ricciardi e di Napoli.
Anno di pubblicazione: 2023
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