E’ la disperazione che porta un genitore a cercare anche le soluzioni più estreme pur di poter riavere vicino a se un figlio quando questo inspiegabilmente scompare. Ed è questo anche il motivo che Luca occhi, autore del romanzo Della stessa sostanza del buio, fa prendere a Lorenzo Simoni chiedendo aiuto a Mhatias Mestiz personaggio che sarebbe invece assolutamente consigliabile evitare per essere stato condannato, per gravi reati, ad una lunga detenzione ed a una attuale stretta sorveglianza anche da uomo libero. Simoni lo cerca perchè Valentina, sua figlia tredicenne, è scomparsa un giorno dopo essere uscita da scuola senza un apparente motivo. Lui, a suo parere, visti i reati per cui è stato incarcerato, è l’unico che può portare al suo ritrovamento. Mathias accetta l’incarico soprattutto allettato dalla ricca ricompensa ma la ricerca sarà difficile e lo esporrà a molti pericoli. Leggere l’ultimo romanzo di Luca Occhi è stata, per me, un’esperienza inedita ma molto interessante. Il libro infatti racconta una vicenda da una prospettiva insolita. I protagonisti del romanzo sono tutte persone che per un motivo o per l’altro vivono ai margini della società. Ex galeotti, picchiatori di professione, spacciatori, zingari, prostitute e protettori o semplici accattoni una galleria variegata di personaggi che rendono il romanzo originale e coinvolgente....(continua https://gialloecucina.wordpress.com/2019/05/23/della-stessa-sostanza-del-buio-luca-occhi/)
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Il rumeno di porta Venezia è un romanzo giallo scritto da Mauro Biagini. L’autore ligure ha al suo attivo anche un libro scritto nel 2018 in coppia con l’autrice Silvia Colombini dal titolo Marcantonio detto toni edito da Robin edizioni. Il rumeno di porta Venezia è pubblicato dalla casa editrice F.lli Frilli editori. Mauro Biagini è nato a Genova e vive a Milano. È un creativo pubblicitario ed è autore di popolari spot televisivi per importanti brand italiani e internazionali ed è consulente di comunicazione per varie aziende. Il rumeno di porta Venezia è un libro che mi ha offerto tanti spunti di riflessione importanti ma alcuni suoi aspetti mi hanno lasciato un po’ perplesso. Va detto che la trama del romanzo è molto originale, che non c’è un vero protagonista, anche se la magliaia Delia spicca un po’ su tutti per la sua perspicacia e la sua empatia nei confronti degli abitanti del quartiere di porta Venezia, che i personaggi sono tanti e tutti ben delineati e descritti come il commissario Attilio Masini, Adrian o Raffaele Caracciolo. Il romanzo non offre momenti di grande pathos ma il finale è sorprendente e quando sembra di essere giunti ormai alla soluzione definitiva del caso un colpo di scena cambia in parte le carte in tavola. Le mie perplessità maggiori derivano dall’indugiare eccessivo dell’autore sul tema del razzismo. Secondo l’autore una piaga straripante in Italia soprattutto verso la comunità rumena che qui risiede. Non credo che la situazione sia cosi grave come descritta nel libro in cui quasi tutti i protagonisti hanno un lato xenofobo nascosto nell’animo. Soprattutto credo che un argomento così complesso non possa essere trattato in un romanzo giallo se non con accenni poco invasivi perché altrimenti al lettore rimane il dubbio....
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Ingannando si impara è l’atto finale della trilogia che racconta le disavventure di Brenno Sandrelli, la passerella conclusiva del “nostro” perito assicurativo che suo malgrado si trasforma spesso in detective privato. E’ stato pubblicato dalla casa editrice Cento Autori sul finire del 2018 ed il suo autore è Riccardo Landini che ha creato un personaggio ed una trilogia tanto coinvolgente quanto spietata. Questa volta a cacciarsi nei guai ci pensa lui stesso indagando sulla scomparsa, avvenuta 20 anni prima, di una ragazza, Letizia Guidi, che lavorava nel bar che frequentava all’epoca. Una sparizione misteriosa avvenuta senza un motivo apparente e che il ritrovamento di alcuni documenti, fatto casualmente, da Brenno medesimo potrebbero contribuire a chiarire. Inizia ad indagare, tra notti insonni e i fantasmi del passato, con l’aiuto della sorella di Letizia, Cecilia, non immaginando minimamente il vespaio che andrà a sollevare. Siamo al termine dell’anno, più precisamente nei festosi giorni che precedono il natale anche se di festoso per lui, ormai, non c’è più nulla. L’anno che si sta concludendo, infatti, è stato pesantissimo per Brenno inducendolo a condurre una vita solitaria...
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Romanzo thriller? Memoir? Giallo? di formazione? Un romanzo, quello scritto da Mimma Leone, che ha al suo interno tanti diversi libri che lo potrebbero far appartenere a tanti generi diversi. Forse la definizione migliore sta nel titolo Le congiunzioni della distanza. Quella distanza che tiene separate ma unite dal ricordo due terre due famiglie due culture. L’autrice lo ama definire un thriller di formazione ed anche qui c’è la congiunzione di due generi difficilmente associabili ma che danno bene l’idea di cosa ci apprestiamo a leggere. Ed allora proviamo ad analizzare questa definizione. Thriller perché alla base di tutto c’è una scomparsa. La notizia di questo evento sconvolge non poco la vita di Ginevra perchè la persona scomparsa e la sua amica di un tempo, Anna, colei che le ha fatto da sorella maggiore quando con la famiglia si era trasferita in puglia. Formazione perché racconta i vari momenti dell’amicizia tra Ginevra e Anna del loro crescere insieme dei loro piccoli segreti condivisi e poi il loro distacco...
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L’illusione del giusto è l’ultimo romanzo, giallo, scritto da Giovanni Balsamo ed edito da Fanucci Editore. Giovanni Balsamo è uno scrittore siciliano nato a Mazara del Vallo ma che vive a Palermo da sempre. Laureato in economia e commercio svolge la professione di commercialista. Ha già pubblicato tre romanzi, in cui il commissario Antonio Marongiu compare nelle vesti di comprimario o protagonista: Le vie dei Guiscardi (Ed. L’Autore Libri Firenze, 2010), Il frullo del Beccaccino (Ed. Kobo, vincitore di 6 Romanzi in cerca d’autore, 2017) e Desde el Alma. Un tango per il commissario (Ed. Nulla Die), con il quale ha ricevuto il riconoscimento speciale della giuria del Premio Wilde. Con L’illusione del giusto entra a far parte della Fanucci editore. Il romanzo racconta le indagini svolte dal commissario Marongiu, coadiuvato abilmente dalla sua squadra, riguardanti l’omicidio di un giovane, Giovanni La Marca, che lavora in un negozio di informatica. A prima vista sembrerebbe un omicidio passionale, compiuto dall’ex fidanzato della attuale donna di La Marca, ma proseguendo nelle indagini verranno a galla molti elementi contradditori che porteranno gli inquirenti a vagliare altre inquietanti ipotesi. Nel frattempo il procuratore capo di Palermo, Rambaldi, viene accusato di commercio, attraverso il web, di materiale pedopornografico ma il commissario Marongiu, conoscendo personalmente il giudice, non riesce a credere a queste imputazioni e inizierà ad investigare. Giovanni Balsamo è per me una bellissima scoperta, già autore di diversi libri, ma che io, chiedo venia, non conoscevo....
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Remo Bassini porta in libreria un romanzo giallo di grande valore. Una storia che ha due filoni narrativi che si fondono e si intrecciano uno nell’altro. Il romanzo è fondamentalmente un giallo ed il primo filone del romanzo infatti racconta la ripresa delle indagini che riguardano l’omicidio, attualmente senza colpevoli, di un noto avvocato che esercitava la sua attività a Vercelli. Ad indagare viene mandato il commissario Pietro Dallavita aiutato dall’ispettore Domenico Tavoletti che con pazienza e tenacia cercano di rimettere insieme tutti i tasselli della vicenda per giungere finalmente ad individuarne l’autore. Il secondo filone invece analizza da vicino la vita e le vicissitudini che vivono i tre principali protagonisti della storia ovvero Pietro Dallavita, l’ispettrice Micaela Spini e la figlia della donna assassinata, Lucilla Malerba. Tutti e tre sono fortemente provati dalla vita ai quali ha riservato parecchi contrattempi. Entrambe le donne sono innamorate del commissario che però ormai, vicino ad un grave stato depressivo, non desidera più, pur sentendosi attratto da entrambe, un rapporto stabile....
Il mistero del collegio abbandonato è un giallo scritto da Massimo Binarelli. L’autore classe ’44 è al suo primo romanzo. Il racconto è ambientato a Roma negli anni della ricostruzione post bellica. All’interno di un pozzo nei pressi di un vecchio collegio viene ritrovato un cadavere mummificato. Si pensa si possa trattare di una giovane ospite del convitto, ora in stato di abbandono e chiuso molti anni prima, che si credeva scappata per amore nel lontano ‘43 quando il regime fascista di Mussolini stava ingloriosamente terminando. Ad indagare su quel ritrovamento viene chiamato il commissario Trevi il quale chiede aiuto al brigadiere, ora in pensione, Antonio Piccillo memoria storica della Garbatella protagonista delle precedenti, infruttuose, indagini. Insieme riusciranno a dare un nome a quel corpo ed alla triste vicenda che si porta dietro e a formulare un’ipotesi di come potrebbero essersi svolti i fatti. Ipotesi fin troppo verosimile che a qualcuno dà parecchio fastidio possa riemergere…
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NEVICA ANCORA IN VIA BAXILIO P. E. Castoldi
Nevica ancora in via Baxilio è la terza avventura del duo Ferrero/Monticelli investigatori per caso, cronisti di professione. Giallo/noir scritto dal prolifico Pier Emilio Castoldi ed edito da Frilli. Protagonista, insieme ai personaggi principali ed a tutte le brillantissime figure che gli si muovono accanto, è la città di Tortona alle prese con un inverno freddo e nevoso che contribuisce a dare all’atmosfera del romanzo noir una ulteriore aura di mistero. Questa volta a indurli ad indagare è la morte di un inquilino di via baxilio troppo presto archiviata come suicidio dagli inquirenti. Ma Dante Ferrero capisce molto presto da alcuni particolari che quello è tutt’altro che un suicidio e insieme al suo fraterno ex collega e neopensionato Gaetano Monticelli inizia ad indagare. Le sorprese non tarderanno ad arrivare ed anche questa volta i giornalisti aiuteranno non poco gli investigatori a risolvere l’intricato caso. Molto scarno l’accenno di trama ma di più proprio non si può dire perché il libro va gustato appieno, con tutto il corredo di battute e dialoghi ironiche e salaci e di intuizioni logiche quanto geniali che la coppia di improvvisati investigatori ci regalano. Un libro che si legge velocemente, allegro, fresco e....
(continua https://gialloecucina.wordpress.com/2019/11/04/il-senso-del-limite-gianni-zanolin/)
LA CASA DELLA DOMENICA T. Antonacci
Teresa Antonacci riedita il suo romanzo La casa della domenica uscito nel 2015. Lo fa mantenendone il titolo e affidandone la pubblicazione a Les Flaneurs edizioni. Questa operazione rappresenta la sua ottava fatica in campo letterario ed è anche l’occasione, come si capisce bene dalle note dall’autrice, al termine del romanzo, di parlare di un argomento molto importante per lei, un problema che la coinvolge anche in prima persona, la sindrome dell’autismo. Nelle pagine finali del libro viene spiegato quali sono le caratteristiche peculiari di un soggetto autistico, ed i suoi possibili comportamenti in particolari situazioni ed ambienti. Una appendice piuttosto curata ed interessante che dimostra quanta attenzione l’autrice pone a questo argomento che è solita trattare in molti dei suoi libri. Il romanzo, invece, vede protagonisti Pier e Silvia due soggetti molto in vista grazie alle loro carriere. Uno è uno stimato neurochirurgo l’altra è un’imprenditrice di grande successo a capo di un grande impero finanziario molto chiacchierata sui media. Silvia è sposata, è madre di due ragazzi ed ha quasi 50 anni. Pier è single ed ha 27 anni. Procedendo nella lettura veniamo a sapere che il figlio di Silvia e Pier andavano a scuola assieme e passavano spesso il pomeriggio in compagnia, a casa di Silvia. Poi nell’adolescenza ognuno a affrontato studi diversi e Pier non ha più avuto occasione di andare da Sergio, ognuno occupato a costruirsi il futuro. Ora per un caso fortuito si ritrovano; Pier deve operare Sergio vittima di un incidente stradale. Cosi anche le vite di Silvia e Pier si rincrociano. Pier è sempre stato segretamente innamorato della mamma del suo amico ne ha seguito i suoi successi imprenditoriali durante la sua crescita e ritrovarsela di fronte è stata una bellissima quanto inattesa sorpresa. Cominciano a frequentarsi e si rendono sempre più conto di non poter fare a meno uno dell’altro a dispetto di tutto ciò che questa scelta potrebbe comportare. Il romanzo racconta di una bellissima storia d’amore tanto desiderata ed attesa. La Antonacci scrive con una prosa leggera ma incisiva. Una scrittura evocativa e coinvolgente. La descrizione di una storia d’amore assoluta, travolgente, che malgrado le difficoltà che potrebbe incontrare vogliono vivere senza complessi, con il giusto trasporto. Col coinvolgimento che merita una storia d’amore pulita, vera, intensa e poco convenzionale. Un romanzo scritto alternando la voce di Pier e quella di Silvia che raccontano le loro sensazioni i loro sogni ed i loro desideri. Un racconto che coinvolge ed appassiona e ti porta a fare il tifo per ciò che i protagonisti cosi innamorati stanno vivendo. Complimenti all’autrice ed un grande augurio per continuare su questa strada.
TUTTA QUELLA BRAVA GENTE M. Felder
Con lo pseudonimo di Marco Felder, come autore di questo romanzo thriller (molto noir e anche un po’ commedia), i due bravissimi scrittori, Jadel Andreetto e Guglielmo Pispisa, ci fanno rivivere le vicende legate all’irredentismo e agli attentati terroristici che negli anni sessanta hanno interessato le città del trentino e di Bolzano in particolare; città in cui è anche ambientata la storia di questo libro. Il protagonista principale è senz’altro Tanino Barcellona un poliziotto siciliano di stanza a Roma che aspetta con trepidazione un trasferimento nella sua adorata terra natia ma che per punizione, (ingiusta, solo perché inviso ai suoi superiori), viene invece spedito a Bolzano per giunta in un periodo dell’anno in cui il freddo inizia a pungere ed al quale lui non è ovviamente abituato. Non gli sarà affatto semplice ambientarsi e farsi valere agli occhi dei suoi capi e dei suoi colleghi. Per di più i bolzanini sono persone piuttosto schive e spigolose che parlano preferibilmente tedesco e che spesso hanno comportamenti eccentrici come il coprotagonista del romanzo una sorta di serpico nostrano di nome Karl Rottensteiner. Verranno affiancati e saranno chiamati a fermare un killer spietato che soffoca le sue vittime mosso da un forte sentimento d’odio. Il libro inizia senza grosse palpitazioni più simile ad una commedia che ad un giallo. Ma ci mette veramente poco a diventare una calamita per il lettore con sorprese e colpi di scena ben calibrati conditi dalla giusta ironia che rendono il romanzo coinvolgente e divertente. L’aspetto thriller è ben rappresentato dalle gesta del killer che uccide le sue vittime seguendo un disegno...
Alle porte della notte è l’ottavo romanzo scritto da Paolo Roversi con protagonista il giornalista Enrico Radeschi e il vicequestore Loris Sebastiani. Il libro è uscito a settembre ed è edito da Marsilio. In questa nuova avventura Radeschi segue le indagini che la squadra investigativa del vicequestore porta avanti per scoprire gli autori di una rocambolesca rapina avvenuta in una gioielleria nel centro di Milano. L’inchiesta non è semplice e molti elementi contribuiscono a complicarla ulteriormente come ad esempio un collier ritrovato sulla scena del crimine con le impronte di un rapinatore che aveva partecipato anni prima al colpo del secolo in Belgio e poi morto ammazzato subito dopo. Dal Belgio giunge anche una affascinante poliziotta inviata per aiutare nelle indagini e per trovare eventuali collegamenti ma che ha qualche segreto di troppo. Siamo nel periodo tra Natale e Capodanno. Il vicequestore Sebastiani sarebbe partito a breve per le vacanze in dolce compagnia invece vi deve per forza rinunciare per coordinare i suoi uomini in una Milano fredda ed innevata. Insieme ai due protagonisti c'è anche il danese, l’amico greco di Radeschi, impegnato, questa volta, a tenere a bada niente meno che esponenti della mafia russa. Il romanzo è scritto con la solita grande abilità da Roversi che abbina un’indagine ficcante e coinvolgente all’ironia sostenuta soprattutto dai dialoghi e dalle riflessioni di Radeschi. Il giornalista hacker ancora una volta non mancherà di far valere il suo fascino. Questa volta su...
NATALE ROSSO SANGUE AA.VV.
Bellissima iniziativa della casa editrice Cento autori che ha pubblicato in un unico volume 5 racconti di altrettanti autori italiani tra i più emblematici del nostro panorama thriller. Cinque modi diversi per interpretare in chiave noir i giorni del periodo natalizio. La raccolta si apre col racconto di Gianluca Arrighi autore noto soprattutto per aver creato il personaggio di Elia Preziosi magistrato protagonista di molti suoi romanzi. L’ultimo dei quali è di quest’anno e si intitola A un passo dalla follia. Il racconto di Arrighi, La prima moglie del professor Filanti, ci fa precipitare in una atmosfera tetra e spaventosa. Brevemente senza svelare troppo si può dire che viene raccontata la strana vicenda della prima moglie del prof. Filanti morta molto giovane per cause misteriose e del suo studio sempre chiuso a chiave nel quale verrà ritrovato morto il professore stesso. Le indagini porteranno alla luce un’agghiacciante verità. La seconda storia è stata scritta da Diego Lama e si intitola Occhi di natale se il primo racconto aveva atmosfere tetre questo manda il cuore in gola fin dalle prime righe e ti fa sussultare più di una volta. L’autore vincitore di prestigiosi premi (uno fra tutti il premio Tedeschi nel 2015) è il creatore del commissario Veneruso protagonista di molti suoi romanzi e racconti. Non in questo caso però dove in occasione di questa raccolta ha raccontato la storia di un rapimento perpetrato da un individuo evidentemente disturbato solito a sequestrare e torturare giovani prostitute. Ossessionato dagli occhi, soprattutto da quelli di una zia che lo ha allevato….Il terzo racconto è stato scritto da Riccardo Landini e si intitola Il valore del merlo. Landini è un autore che ho scoperto grazie a giallo e cucina e che è diventato da quel momento uno dei miei preferiti. Bellissima la trilogia dell’inganno che ha per protagonista il perito assicurativo Brenno Sandrelli. Il suo ultimo romanzo è l’apprezzato Il giallo di via San Giorgio. In questo racconto ci parla della vicenda che vede il commissario Presti indagare su un caso di suicidio che forse suicidio non è. Il cadavere era un aspirante scrittore di nome Silvestri. A poco a poco verrà svelato il mistero di questa morte avvenuta a ridosso del natale. Non si lesinano neppure in questa storia sorprese ed emozioni. Il quarto racconto ha la firma di Piergiorgio Pulixi ed il titolo è Il regalo di natale. Pulixi non ha bisogno di grandi presentazioni è un autore conosciutissimo tra tutti gli appassionati di romanzi gialli. Ha recentemente vinto il premio Scerbanenco al Noir in festival 2019. La storia ha come protagonista Lorena una donna con un grave lutto da elaborare...
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IL KAMIKAZE DI CELLOPHANE F. Salamino
“Quanto alla memoria, se dio ci avesse davvero amati come dicono, ci avrebbe creati senza. Nessuno si è mai ucciso mai ferito per via di quello che aveva dimenticato. Il sangue scorre nelle strade e le ossa si spezzano a causa di ciò che ricordiamo” (Cit. Il kamikaze di cellophane).
IL MARGINE DELLA NOTTE F. Salamino
In questo romanzo, che rappresenta il sequel del primo libro scritto da Ferdinando Salamino ovvero Il kamikaze di cellophane, il protagonista (di entrambi), Michele Sabella, si trova in Inghilterra. Si è trasferito lì per mettere quanta più distanza possibile tra se e Milano, teatro del suo drammatico passato. Con lui c’è Elena la donna per la quale ha messo in pericolo la sua vita e con la quale sta vivendo ora un rapporto molto tormentato dopo le traversie che hanno dovuto affrontare e che ne hanno profondamente modificato l’esistenza. Michele in Inghilterra (in un paese delle Midlands) è stato assunto nella Hate crimes division, una sezione della polizia locale che però non ha compiti operativi ma solo di dissuasione e di segnalazione di crimini d’odio. Elena invece passa la maggior parte del tempo in casa ad ubriacarsi e ad ignorarlo pur vivendo sotto lo stesso tetto. Una sera, dopo un intervento per sedare gli animi surriscaldati di due inglesi in lite, uno di origine medio orientale, Michele ed il suo compagno Kane vengono chiamati dalla centrale e vengono mandati a visionare la scena di un crimine. Questa volta però non si tratta di una semplice rissa ma di uno “strano” suicidio. Per Michele dietro a quell’atto si nasconde ben altro ed inizia ad indagare. Comincia così una storia appassionante e coinvolgente che vedrà Michele ancora preda dei suoi demoni e delle sue intuizioni che lo metteranno inevitabilmente nei guai; tutto questo mentre il suo rapporto con Elena peggiora di giorno in giorno. Riuscirà, come sempre pagandone un prezzo salatissimo, a smascherare le torbide trame che si celano dietro quel “suicidio”. Finalmente ora il kamikaze di cellophane che vive in Michele può tornare ad assopirsi e dare tregua alla sua anima tormentata. Leggendo questi romanzi (Il margine della notte e Il kamikaze di cellophane) mi rendo conto una volta di più che scrittori non ci si può inventare e soprattutto coloro che a 20/30 anni riescono a scrivere romanzi destinati a diventare best seller sono una eccezione, rarissima. Non dico che chi scrive per avere successo debba ever compiuto 50 anni ma credo che le esperienze accumulate nella vita siano fondamentali per poter scrivere cose profonde, che emozionano, che prendono l’anima ed a farlo con una prosa corretta, lineare che coinvolge ed appassiona. Per questo ritengo Ferdinando Salamino uno scrittore vero. Una persona che ha fatto un percorso importante nella sua vita e si è reso conto ad un certo punto che, essendo anche grande appassionato di libri, sarebbe stato affascinante cimentarsi con la scrittura. Aveva cose belle da raccontare e lo avrebbe potuto fare sfruttando il suo vissuto, dall’alto del suo background culturale, anche animato da una potente motivazione; non si è improvvisato scrittore lo era già in pectore. Questo dai suoi libri traspare chiaramente. Scrittura sicura, appropriata...
NERO COME LA NOTTE T. Avoledo
Nero come la notte è il primo romanzo noir scritto da Tullio Avoledo. Un autore molto capace in grado di destreggiarsi benissimo in vari generi letterari, questo è il suo primo thriller ma il risultato fa pensare più ad un veterano che ad un neofita. Il protagonista del romanzo è Sergio Stokar. Il romanzo è ambientato in una immaginaria città del nord-est. Stokar è un ex poliziotto allontanato dall’arma perché eccessivamente “esuberante” e con un matrimonio fallito alle spalle. All’inizio del romanzo lo troviamo scaricato come un rottame nel complesso delle zattere un agglomerato di tre edifici, occupati da coloro che sono considerati feccia: immigrati, disadattati, senza fissa dimora ecc., che erano stati abbandonati a metà della loro realizzazione perché ritenuti non più redditizio ultimarli. Chi lo abbia lasciato praticamente nudo e morente davanti ad uno di questi palazzi non è chiaro ma certamente ha a che fare con il suo passato alquanto turbolento. Stokar è un razzista, fascista con simpatie naziste. Viene curato e rifocillato dagli abitanti delle zattere anche dopo essere venuti a conoscenza delle sue generalità, delle sue idee politiche e del suo passato sopra le righe fondamentalmente perché a lui, una volta rimesso in sesto, devono affidare un incarico importante. Indagare sulla sparizione di alcune ragazze che vivevano in quei palazzi e che sono scomparse senza lasciare tracce. ..
TRAVOLTI DA UN INSOLITO DELITTO C. Pelagotti
L’ultimo romanzo thriller scritto da Corrado Pelagotti si intitola Travolti da un insolito delitto ed è edito dalla Fanucci. Il racconto ha per protagonista e voce narrante Umberto de Santis un broker membro della Marvill, una importante società che opera nel settore assicurativo. De Santis all’inizio del romanzo presenta la sua azienda e tutti i pescecani che la compongono, soprattutto a livello dirigenziale. Il grande capo, l’amministratore delegato, si chiama Caio Massimo Siniscalchi, uomo senza scrupoli che deve per questioni di budget licenziare del personale ritenuto in eccesso e la cosa sembra piacergli non poco, e poi a seguire tutta la sua pletora di cortigiani, Pilade Traversi, il direttore commerciale, Maurizio Crovara, dirigente area commerciale, e Sergio Satta, direttore del personale. Tutti personaggi infidi e prepotenti. Ma anche a livelli più bassi non mancano i personaggi da cui guardarsi. L’unico col quale Umberto sembra andare d’accordo è Giacomo. Pettegolezzi e cattiverie sono all’ordine del giorno. In questo covo di serpenti un ruolo importante lo giocano anche le impiegate, su tutte Margherita e Valentina che diventeranno assolute protagoniste da un certo punto in poi del romanzo. Umberto anche a casa non vive una situazione facile obbligato a coabitare con la sorella Marzia che gli si è installata in casa dopo qualche traversia personale e che non sembra avere nessuna intenzione di andarsene. Umberto non ha una relazione stabile da due anni ma è molto attratto dal genere femminile soprattutto da Margherita la quale, con le sue mise provocanti e quelle sue scarpe da infarto, gli fa salire il sangue agli occhi. Certo che anche Valentina però….Il libro entra nel vivo quando una importante figura della società, Fabio Mentone, non da più notizie di se. Umberto cercherà di capire cosa può essere successo al suo collega. Da questo momento si susseguiranno una serie infinita di avvenimenti e di omicidi che renderanno la storia coinvolgente e piena di colpi di scena. Il libro mette a nudo il comportamento spesso scorretto e subdolo che viene tenuto dai cosiddetti colletti bianchi dove ambizione e arrivismo la fanno da padrone a dispetto degli abiti inamidati e delle belle parole che si dicono pubblicamente. Un romanzo che non trascura di essere anche ironico...
L'ASSASSINO F. Fabbri
L’assassino è un romanzo thriller scritto da Federico Fabbri per Les Flaneurs edizioni. Fabbri è autore già di diversi libri anche se questo è il suo primo racconto in questo genere. La storia ha per protagonista principale Federico. Il quale scopriamo essere fin dalle battute iniziali un freddissimo assassino. Ha ucciso infatti il suo amico Alessandro per un motivo, dal suo punto di vista, ineccepibile: gli aveva soffiato la ragazza. Elisa però non era fidanzata con Federico e neppure sapeva che lui era interessato a lei. Semplicemente Federico ne era invaghito. Così ha ucciso Alessandro per darle una lezione. Perché lui sarebbe stato l’uomo ideale per Elisa invece lei per lui era solo un capriccio, l’ennesima ragazza usata e gettata. Questo non è che l’inizio del romanzo il quale riserva per tutta la sua lunghezza una infinità di sorprese. Personaggi singolari si susseguono man mano che si avanza nella lettura assieme a situazioni al limite del paradosso. Federico non è un assassino di professione anzi ha un buon lavoro ed una vita assolutamente normale. Ma le ingiustizie devono essere punite, per liberare la società dai prevaricatori e lui è l’eletto, colui che è stato designato per questo compito. Federico è ben conscio di avere compiuto un gesto criminale, inizialmente non è orgoglioso del suo comportamento anche se lo giustifica, ma con il tempo maturerà sempre più la convinzione di essere il vero dio. Colui che è venuto a sostituire quelli che nel suo stesso ruolo hanno fallito, dando vita ad una società ingiusta, ora lui è chiamato a porvi rimedio. Non avrà così più pietà per nessuno. Sia per quelli che gli erano per qualche motivo amico sia per quegli individui che semplicemente hanno incrociato accidentalmente la sua strada. Sono tutti potenzialmente in pericolo se vengono considerati da Federico indegni di vivere. Federico non è comunque l’unico personaggio del libro moltissimi si alternano all’interno della storia è tutti sono ben caratterizzati e descritti: Bob, Michele, Ulisse, Vanessa, sono solo alcuni dei nomi che animeranno questo thriller originale e molto coinvolgente. Un romanzo che pone tante domande al lettore e lo obbliga a tante considerazioni. Dove si annida il male, ma poi cosa deve essere considerato malevolo? Una persona può essere pericolosa per un verso e altruista nell’altro? Tutti siamo potenzialmente cattivi perché la vita stessa ci porta ad esserlo oppure si può rimanere persone oneste e buone pur essendo circondati da cattivi “maestri”? Il male è ereditario? Farà parte del nostro patrimonio genetico, oppure un individuo non deve essere necessariamente cattivo anche se è figlio di un padre criminale? Sono tutte domande che possono nascere leggendo questo romanzo ricco di situazioni emozionanti ed anche divertenti raccontate mantenendo un ritmo elevato e tenendo alto l’interesse del lettore fino al termine della storia. Sorprendente e avvincente. Complimenti all’autore che attendo presto nuovamente in libreria.
FEROCE E' LA NOTTE M. Molini
IL PAESE DALLE PORTE DI MATTONE G. Morgana
Il paese dalle porte di mattone è un romanzo scritto da Giulia Morgani una nuova e talentuosa scrittrice alla sua opera prima. Edito dalla HarperCollins. Il libro racconta l’esperienza vissuta da Giacomo Marortta, un giovane ferroviere, che viene mandato a dirigere, in qualità di capostazione, la stazione di Centounoscale scalo, un paesino di fantasia da collocare presumibilmente nell’Italia centro meridionale. Siamo nell’immediato dopo guerra e Centounoscale scalo è un paese che ha subito con forza la violenza del conflitto mondiale e le sue ferite sono ancora ben visibili, come testimoniano i numerosi cumuli di macerie ai lati delle strade. Centounoscale scalo è un paese piccolo e con una popolazione piuttosto anziana. Giacomo arriva in paese mosso da grande entusiasmo per il suo nuovo incarico, anche se consapevole che spesso i neo capistazione vengono mandati in luoghi sperduti e isolati. A conferma dei suoi sospetti trova ad accoglierlo un paese chiuso e misterioso. La stazione, o quel che ne rimane, è in pessime condizioni. Tutto intorno a lui appare abbandonato e trascurato. L’accoglienza che gli viene riservata è alquanto fredda e scortese. Per giunta la sistemazione che gli è stata data è nella casa di due fratelli che vivono isolati dal resto del paese e che non vengono neppure visti di buon occhio. Si chiamano Basilio e Pantaleno e sembrano in effetti due tipi molto strani. Vivono in una casa con le finestre chiuse da assi di legno e le porte sprangate. In più nel paese insiste tenace una fitta nebbia che, scendendo repentina al calar del sole, rende tutto più inquietante. Con queste premesse Giacomo non si sente certo il benvenuto e malgrado gli inviti espliciti ad andarsene testardamente continua nel suo lavoro cercando di capire lo strano atteggiamento degli abitanti di questo paese tanto ostile. Anche grazie al suo carattere socievole e solare farà la conoscenza di tanti personaggi singolari: Ginevra, Uaccicci, Marcello, Mimì, Maria, Adele e molti altri. Un ruolo importante per capire i segreti che si nascondono tra gli abitanti di Centounoscale scalo lo avrà Roberto un ragazzino di 10 anni. Scavando verranno a galla tante storie incredibili nate dalla superstizione e dalle credenze di un popolo arretrato e ignorante che crede nella presenza del demonio e nella negatività delle persone. Bravissima l’autrice a mantenere per tutta la durata del romanzo un’atmosfera opprimente e fortemente sospettosa. Anche le case crollate o disabitate trasmettono dolore e si ha sempre l’impressione di essere spiati. Gli abitanti del paese sono legati fra loro a causa di qualche vecchia vicenda. In tutti aleggia il ricordo di Malvina e di quello che successe a causa sua. Ora viene considerata una sciagura da tenere lontana dagli occhi perché ancora infetta e pericolosa. Un libro che trasmette inquietudine e mette spesso a disagio per quel che racconta. Un romanzo ricco di sorprese ma con un ritmo lento e indolente come gli abitanti di Centounoscale. Complimenti all’autrice per questo buonissimo esordio.
Valutazione. buono
UNDICI PASSI S. TREBESCHI
Undici passi è un brevissimo romanzo di Giada Trebeschi ottima scrittrice di thriller storici. E’ ambientato in Friuli, dove nell’ottobre del 1917, durante la prima guerra mondiale, al confine con l’Austria, le nostre truppe sostengono un aspra battaglia, a colpi di artiglieria, contro l’esercito austro-ungarico (che terminerà con la disfatta di Caporetto). Emanuele Giuffrida sta facendo il turno di guardia e gli undici passi sono quelli che sono necessari per coprire la lunghezza della zona di prima linea che deve sorvegliare. Durante quegli undici passi i pensieri si accavallano, gli tornano in mente i momenti spensierati ad Aci Trezza, la sua città d’origine, il volto della mamma, quello della donna che ama e poi pensa ai suoi adorati disegni perché lui dipinge ovunque e con qualunque cosa. In quei momenti di solitudine definisce quegli undici passi quelli di un morto che cammina perché chi è mandato al fronte è considerato carne da macello buona solo per tenere impegnate le truppe nemiche in combattimento impedendo loro di guadagnare terreno. Ma a che prezzo? Vite umane, storie uniche di persone strappate ai loro cari che probabilmente non rivedranno più. Ma per lui sembra che sia avvenuto un miracolo, qualcuno lo rivuole nelle retrovie (a Palmanova), perchè hanno bisogno di un valente disegnatore e lui lo è, anzi è un ottimo pittore, che sia in grado di disegnare mappe dettagliatissime utili nelle azioni di guerra. Questo è l’incipit da cui poi si dipana tutta la vicenda che vede protagonisti Emanuele e, colui che ha suggerito il suo nome agli alti vertici, Luigi il promesso sposo della donna che segretamente ama. Ma che ci fa lui lì? E’ sempre stato un buono a nulla, che ne sa di strategie militari, come ha fatto a diventare sergente? Domande che troveranno a poco a poco risposta. Una vicenda, nel suo dipanarsi, piena di colpi di scena, di situazioni emozionanti, di pensieri, di azioni; un piccolo libro ma un autentico gioiello che racconta una storia tragica e molto coinvolgente. Un piccolo esempio delle grandi capacità dell’autrice nel raccontare, nel creare suspence e nell’ambientare i suoi romanzi descrivendo con dovizia di particolari il momento storico in cui si svolge la vicenda. In questo caso un racconto che è anche una denuncia della crudeltà e della insensatezza della guerra nel cui svolgimento è inserita questa storia drammatica e dolorosa. Grandi complimenti alla Trebeschi per aver dato una volta in più dimostrazione di grandi capacità narrative.
Valutazione: buono
GLI SCOMPARSI A. Tripaldi
Gli scomparsi è un libro thriller scritto da Alessia Tripaldi ed edito da Rizzoli. La protagonista del romanzo è il commissario Lucia Pacinotti originaria di Torino e mandata in Abruzzo per ricoprire il suo primo incarico a capo di un commissariato. Non succede molto in quel paese ma quello che si verifica ad un certo punto tra le giornate tutte uguali sembra incredibile. Viene fermato e portato in questura un giovane notato poco prima da alcuni turisti che vagava sulla statale. Il ragazzo è sporco ed in condizioni igieniche e fisiche precarie. Sostiene di vivere nei boschi con il padre che però ora è morto e lo ha dovuto seppellire. Grazie alle sue indicazioni viene in effetti ritrovato seppellito il corpo di un uomo con il viso reso irriconoscibile dai colpi ricevuti al volto e pugnalato più volte alla schiena ed al cuore. Il ragazzo sostiene di aver vagato col cadavere per un po' poi ha deciso di seppellirlo. La vicenda appare subito complicatissima. Non si riesce a capire granché soprattutto dopo che viene accertato che quello trovato morto non è il padre vero del ragazzo che dice di chiamarsi Leone. Per ricevere aiuto Lucia pensa subito ad un amico di Torino ex compagno del corso in criminologia. Lui è l'unica persona che può dargli una mano a decifrare la figura enigmatica di Leone. Il suo nome è Marco Lombroso pronipote di Cesare Lombroso, medico ed antropologo, padre della moderna criminologia per alcuni. Ciarlatano per altri. Lo raggiunge nel capoluogo piemontese e gli chiede di collaborare alla soluzione del caso. Marco è un ragazzo scontroso e scostante che vive in un piccolo appartamento a San Salvario, quartiere di Torino. All’inizio è molto titubante ma alla fine si lascia convincere, è così partono entrambi per l’Abruzzo. Questo è solo l'inizio del romanzo scritto dalla Tripaldi. Un romanzo avvincente che racconta le teorie di Cesare Lombroso e quelle che il suo discendente ha elaborato personalmente e che portano anch’esse ad identificare potenziali criminali, analizzando però parametri e partendo da presupposti diversi da quelli del suo trisavolo. La storia benché molto complessa è condotta in modo molto ordinato attraverso una scrittura che coinvolge e rende la vicenda sempre interessante. I protagonisti, poi, diventano "amici" per i quali si parteggia e si prova immediata simpatia malgrado il loro carattere spigoloso. Il finale è coerente col resto del racconto e per nulla banale. Un romanzo che fa riflettere e che induce il lettore a porsi molte domande sui comportamenti dell’uomo esposto a stimoli estremi. In più è un’occasione per riscoprire la figura controversa di Cesare Lombroso. Come unico aspetto negativo devo evidenziare, come ancora una volta, anche se ormai credo di essere rimasto l’unico a soffrirne visto il grande proliferare di libri, soprattutto thriller, sia l’abuso sui minori l’argomento principale. Ma oltre a questo, che comunque rimane una considerazione molto personale, di aspetti negativi non ne ho rilevati anzi rimane perlopiù un romanzo molto ben fatto con una buona dose di colpi di scena e di situazioni emozionanti. Complimenti.
valutazione: buono 📘📘📘📘
IL GIALLO DI VIA POMA M. Lugli
Il delitto di via Poma è un libro giallo, scritto da Massimo Lugli e da Antonio del Greco ed edito dalla Newton Compton. Ero molto curioso di leggere questo romanzo. Conoscevo bene la vicenda raccontata ma non conoscevo la scrittura di Lugli. Negli ultimi anni l’autore ha spesso scritto i suoi romanzi creando un mix tra realtà e finzione raccontando dei feroci personaggi o dei cruenti fatti di cronaca che sono avvenuti in Italia negli anni recenti. Ne sono esempio i suoi romanzi dedicati alla mala romana come Quelli cattivi o Nel mondo di mezzo il romanzo di mafia capitale. Anche Il giallo di via Poma appartiene a questo filone narrativo anche se in questo caso, come per Il giallo Pasolini, viene raccontata la storia di uno dei delitti più enigmatici avvenuti nel nostro paese. L'omicidio di Simonetta Cesaroni, una ragazza di soli 20 anni, consumatosi il 7 agosto del 1990 in un quartiere bene di Roma. Il 2020 oltre ad averci lasciato in eredità un virus letale, ed ancora molto lontano dall’essere debellato, è anche l’anno in cui ricorrono anniversari importanti e dolorosi per la storia italiana. Proprio quest’anno infatti è caduto il 40esimo anniversario dell’attentato alla stazione di bologna che il 2 agosto del 1980 fece 85 vittime, e proprio quest’anno, appunto, cadono i 30 anni dal delitto di via Poma tutt’ora insoluto. Non mi dilungo sul racconto della trama del romanzo perchè ripercorre abbastanza fedelmente, se pur con qualche licenza a volte anche troppo ardita, tutti i fatti che accaddero quel 7 agosto di 30 anni fa e poi tutte le indagini e gli sviluppi che seguirono alla scoperta di quel delitto. Più significativo evidenziare, come anche il libro sottintende nel raccontare l'intera vicenda, come le indagini, pur se in buona fede, siano state condotte con forse troppa superficialità e poco raziocinio. Gli inquirenti si erano forse troppo innamorati delle conclusioni a cui erano arrivati, decidendo che quella dovesse essere “per forza” la verità, ma purtroppo non ressero alla prova del giudice, e via via i vari accusati del delitto vennero tutti prosciolti. Fu cosi per il portiere dello stabile, per il nipote dell’anziano proprietario dell’intero palazzo e anche per l’allora fidanzato di Simonetta, Raniero Busco, accusato dell’omicidio ben 21 anni dopo, mandato a processo ma poi prosciolto. Insomma è vero che i mezzi di cui disponeva all’epoca la polizia non erano certo quelli attuali, ad esempio 30 anni fa non esisteva l’esame del DNA, non esisteva la possibilità di analizzare i tabulati telefonici e neppure quella di “congelare” la scena di un crimine ma comunque, rimane evidente che le indagini furono approssimative e che molte strade investigative non furono approfondite o non vennero neppure prese in esame. Tornando a parlare del romanzo va detto che ovviamente i nomi utilizzati per i vari personaggi sono diversi da quelli veri, anche se sono facilmente identificabili. Chiaramente poi, nel racconto si dà ampio spazio alla fantasia inventando personaggi, come il giornalista di Repubblica, Marco Scalesi, ed altri che contribuiscono a rendere più accattivante la storia. A proposito di questo mi viene da fare una considerazione. E’ sempre complicato scrivere un racconto sotto forma di romanzo parlando però di un fatto reale. Soprattutto quando come in questo caso i fatti reali non fanno solo parte del libro ma sono l’essenza del libro stesso. Emergono chiaramente, nel racconto, (tranne per qualche esagerazione), le capacità narrative di Massimo Lugli, anche perché si sta sempre più specializzando in questo genere di romanzi, ma spesso la parte fantasiosa del racconto diventa preponderante rispetto ai fatti reali. Confondendo un po’ il lettore, non permettendogli di capire bene dove finisce la cronaca ed inizia la fiction. Per questo io propendo sempre per tenere ben separati i due ambiti quello reale e quello del romanzo. In definitiva un libro godibilissimo che però, secondo me, va letto considerandolo come una vicenda slegata dai fatti reali ai quali si ispira. A parer mio è il modo migliore per poterlo apprezzare appieno. Deve considerarsi semplicemente un buon romanzo giallo, ma non può essere utilizzato per conoscere i fatti che avvennero quel pomeriggio del 7 agosto di 30 anni fa in via Poma, per quello ci vuole un libro di inchiesta ad hoc.
valutazione: più che discreto 📘📘📘🔖
GLI AFFAMATI M. Insolia
Gli affamati è un romanzo di narrativa scritto da Mattia
Insolia e pubblicato nel luglio di quest’anno dalla casa editrice Ponte alle
grazie. Mattia è giovanissimo, laureato
in lettere ha proseguito gli studi in Editoria; collabora da anni con diverse
riviste di cultura ed ha pubblicato molti racconti in altrettante antologie. Scrivere
credo sia per lui vitale, è una sua precisa impronta genetica. Questo è il suo
primo romanzo. Ovvio che lo studio sia importante ma il talento è fondamentale,
in qualsiasi ambito artistico. La capacità di inventare storie che coinvolgono,
che emozionano non è una caratteristica comune a tutti coloro che scrivono.
Mattia con questo romanzo ha dimostrato che talento ne ha tanto, e lo sa
utilizzare al meglio. La vicenda che racconta negli affamati è quella che vede
due giovanissimi ragazzi, Paolo 22 anni e Antonio 19, rimasti soli nella casa
che un tempo dividevano con i loro genitori. Siamo a Camporotondo un paese
inventato situato nel nostro sud Italia. Una famiglia, gli Acquicella, povera,
problematica. Con un padre alcolizzato e manesco ed una madre succube. Un
giorno però la donna decide di dire basta, abbandona tutti e fugge. Lascia i
figli, che non la perdoneranno mai, in balia di quel padre padrone che però
complice l’ennesima ubriacatura ed una rovinosa caduta muore, lasciandoli soli.
Ragazzi che fino a quel giorno non hanno conosciuto che squallore e degrado, da
quel momento dovranno diventare padroni delle loro vite, ma non riusciranno a
riscattarsi da una esistenza che li ha segnati nel profondo. Paolo lavora in un
cantiere edile che detesta, come odia il suo capo. Antonio deve ancora finire
la scuola e si affida completamente al fratello che lo accudisce e lo guida.
Passano le loro giornate (e le notti) a fumare ed a bere con i loro amici di
scorribande. Si lasciano vivere senza un’idea di futuro, non hanno sogni né
aspettative. I fratelli sono dominati da una rabbia incontrollabile sempre sul
punto di esplodere. Si sentono inadeguati ed abitano in un paese desolato che
non offre nulla, che li obbliga a rimanere rintanati nel loro guscio, e dal
quale vorrebbero fuggire. La loro casa è stata trasformata in una discarica,
con due sdraio sfondate al posto delle sedie. Paolo sente il peso di dover
essere una guida per suo fratello ma non è assolutamente capace di fare il
capofamiglia. La frustrazione che cova nell’anima delle volte esplode, gli fa
commettere azioni deplorevoli e disgustose. Non ha limiti e non prova vergogna,
completamente obnubilato dall’alcol e dalla sua instabilità. Antonio è meno
irrequieto, studia e attratto dai libri, e più equilibrato ma anche succube del
fratello. Insolia scrive un racconto duro, indolente, che non fa sconti e che regala
poche speranze. Una scrittura aspra, che non concede pause, che fa parlare ed
agire liberamente i suoi personaggi. Questa ritengo essere la più grande dote
di Mattia. Unita alla sua acclarata capacita di scrivere. Non impone scelte a
Paolo e Antonio. Gli si sono semplicemente presentati e ha scritto la loro storia
quasi sotto dettatura, senza interferenze, senza “obbligare” il lettore a
prendere posizione. A dispetto di qualsiasi giudizio morale. Questo è il vero
talento di uno scrittore, lasciar vivere i propri personaggi, senza imporre
scelte o azioni. Finale giusto, coerente col resto del romanzo. Dove il vissero
tutti felici e contenti non è contemplato. Per me l’autore se continuerà su
questa strada diventerà un grande scrittore. Tanti complimenti a Mattia Insolia
e 100 di questi romanzi.
valutazione: più che buona 📘📘📘📘🔖
LA QUARTA DIMENSIONE DEL TEMPO I. Mainardi
Il romanzo scritto da Ilaria Mainardi, pisana e grande appassionata di cinema, e pubblicato dalla casa editrice Les flaneurs, ha per protagonista James Murray un cinquantenne che vive a New York ma è originario dell’Irlanda. Fa il pubblicitario e, pur essendo un uomo ormai realizzato e soddisfatto, ha, in origine, un passato difficile. Più di 30 anni prima infatti, appena 18 enne, era scappato da casa e da una madre, Lucinda, diventata ormai ingestibile. L’amatissimo padre, Peter, era morto quando James aveva 11 anni. A New York si è ricostruito un’esistenza sulle macerie della sua adolescenza ma ora un ritrovamento fortuito, compiuto nella soffitta della sua ex abitazione dai ragazzi che la ora la occupano, lo fa ripiombare in quel doloroso passato. L’oggetto ritrovato è infatti una lettera scritta e inviatagli dalla madre 27 anni prima, forse desiderosa d’avere notizie di quel figlio col quale ha sempre avuto un rapporto molto complicato. La sua prima reazione e di totale rifiuto a qualsiasi ipotesi di riconciliazione. Non conosceva l’esistenza di quella lettera, non sa perché si trovasse là, dimenticata in un angolo, e non ha intenzione di ricostruirne la storia. Ma l’opera di convincimento del suo amico fraterno Gavin è asfissiante. La sua volontà è quella di accompagnarlo nei luoghi della sua infanzia fino a farlo ritornare nella casa da cui e partito. Rivedere la madre è capire se esiste la possibilità di riconciliarsi. Alla fine James cede e accetta. Il viaggio è una vera avventura. Incontri, intoppi, situazioni complicate. Una girandola di momenti divertenti e di grande sconforto accompagnano la trasferta in Missouri. Un romanzo dai mille risvolti e dalle mille sfaccettature. Contiene pagine indimenticabili, con dialoghi e personaggi che strappano più di un sorriso, più di una profonda riflessione. Un racconto che alterna vicende ironiche ad altre di grande delicatezza. Un romanzo che l’autrice, grande amante della settima arte, “gira” sapientemente un po’ a colori ed un po’ in bianco e nero. Rende protagonista della sua storia un uomo normale pervaso da paure e desideri contrastanti. In cuor suo vorrebbe un incontro con la madre ma prova ancora tanto rancore. Molti i personaggi che incontra nel suo viaggio. Alcuni indimenticabili, ed ai quali ci si affeziona immediatamente. Come Pablo, come Clara. Un romanzo che racconta anche di una amicizia assoluta, fortissima tra il protagonista e Gavin. Uno libro senza pause che procede spedito, sempre interessante sempre coinvolgente. Un romanzo con una ambientazione americana che ne caratterizza le pagine e le descrizioni ma che avrei visto benissimo anche trasportato nel nostro territorio. Anzi credo che non avrebbe perso nulla del suo forte impatto emotivo. Complimenti all’autrice. Consigliato.
valutazione: buono 📘📘📘📘
CATTOLICA CRIME M. Ori
Cattolica crime è il titolo del romanzo con cui il suo autore, Marco Ori, ha chiamato la seconda avventura dell'improbabile banda di rapinatori che organizza i suoi “raid” lungo il litorale adriatico. Ritroviamo Arrigo, Mac, e Ruperto sempre alle prese con la difficoltà di ogni giorno per sbarcare il lunario. Dopo le disavventure raccontate in Adriatica crime Arrigo è ritornato a vivere dai genitori, max ad accudire la prozia malata di Alzheimer e Ruperto ad abitare nella sua fatiscente e puzzolente roulotte. Tutti e tre ad un certo punto si ritroveranno nella grave condizione di trovare: chi un tetto dove dormire, come Arrigo che viene sbattuto fuori casa dai genitori a causa della sua indolenza e pigrizia; chi dei soldi, come Ruperto che deve restituiirli al boss mafioso di quartiere; chi la dignità perduta, come Mac che si fa mantenere dalla prozia malata ma titolare di ben due pensioni ed è incapace di dare qualche sicurezza alla fidanzata, che gli chiede di crescere e responsabilizzarsi. L'unica soluzione che trovano, quella più pratica, che non li obbliga a compiere faticosi lavori è quella di portare a termine una bella rapina. Questa volta proveranno a fare ognuno di testa loro, dopo che Ruperto ha tentato inutilmente di riunirsi ai vecchi compagni. Si ritroveranno però paradossalmente ancora assieme, uniti dallo stesso obbiettivo da rapinare. Ma questa volta non sarà una banca e neppure un esercizio commerciale, i nostri eroi voleranno molto più in alto....Marco Ori ripropone in questo romanzo, molto divertente, il trio di squinternati personaggi che tanto avevano riscosso successo quando furono presentati per la prima volta nel suo precedente lavoro, e cioè Adriatica crime. In quella storia ispiratore delle loro azioni era un libro, in questa la spinta ad agire la danno le stelle e le previsioni dell'oroscopo, il sermone di un prete ed alcuni passi della bibbia. E’ passato un po’ di tempo dall'ultimo goffo tentativo di dare una svolta alla loro vita, compiendo la rapina del secolo, ma i tre anti eroi per antonomasia sono di nuovo in pista, spinti dalla loro stentata esistenza e dalla voglia di dare una svolta alla loro perenne mancanza di soldi e, per Ruperto, ad una vita piatta e monotona. Il risultato è un romanzo forse anche migliore del precedente, più solido con una storia più articolata, ed un maggior numero di personaggi, con però le consuete coincidenze e le combinazioni fortuite e paradossali che hanno caratterizzato anche la prima vicenda. Pronti via e cominciano i fuochi d’artificio, all’inizio infatti i nostri si trovano alle prese con la presenza di un prete venuto a casa loro per benedirla. Partono da qui una sarabanda di situazioni divertenti ed esilaranti. Con la conferma della simpatia e dell'ironia dei dialoghi, del divertimento e dei sorrisi convinti che strappano i nostri sprovvedutissimi rapinatori. Un finale meno amaro ma forse più risolutivo del precedente. Aspettiamo e vediamo se l'autore ci riserverà altre storie con Arrigo Mac e Ruperto, per ora complimenti per questo riuscitissimo secondo romanzo.
Valutazione: buono 📘📘📘📘
L'ASSASSINO CI VEDE BENISSIMO C. Frascella
L’assassino ci vede benissimo è il terzo romanzo, scritto da Christian Frascella, con protagonista l’ex poliziotto, ora investigatore privato, Contrera. Questa nuova (dis)avventura di Contrera si sviluppa, nel tempo di 24 ore di un novembre freddo e nebbioso, nel solito quartiere multietnico di Torino: Barriera di Milano. Quartiere nel quale sono ambientati tutti i gialli con protagonista l’investigatore privato più scalcinato e combina guai del globo. Più che un quartiere multietnico, Barriera di Milano è diventato ormai terreno franco per ogni genere di commercio: spaccio, ricettazione, prostituzione ecc… Gli abitanti onesti del quartiere, italiani e non, sono esasperati e temono che presto si arriverà ad una violenta resa dei conti. La convivenza tra varie etnie sta diventando sempre più difficile, ed alcune frange di violenti stanno ultimando i preparativi per compiere pericolose rappresaglie. In questo clima di grande tensione comincia la giornata di Contrera che, lasciata la casa di Erica, la donna che ama, si reca nel suo “ufficio”: un angolo di una lavanderia a gettoni costituito da due sedie ed un frigo zeppo di birre Corona. La lavanderia è gestita dal suo amico Mohamed ed è proprio lui ad affibbiargli il primo incarico di giornata, farsi restituire i soldi da un concessionario disonesto e maneggione che ha venduto un’auto ammalorata al suo amico Abdellah, che lo ha lasciato a piedi pochi km dopo essere uscito dal concessionario. A nulla sono valsi i suoi tentativi di farsi ridare i soldi. Qui entra in gioco Contrera: cercare di riavere, dal concessionario, quanto pagato da Abdellah. Questo è solo il primo degli accidenti che deve risolvere il detective quel giorno, perché ormai deve accettare qualsiasi tipo di incarico, bello o brutto che sia, visto le sue notevoli difficoltà economiche. Siamo giunti al terzo appuntamento delle indagini di Contrera e per chi conosce i precedenti romanzi la sua storia non fa più specie. Si sa che è un ex poliziotto, defenestrato dall’arma per aver tentato di smerciare droga sequestrata durante una retata. Da lì è cominciata la sua inesorabile discesa all’inferno. Quella scelta scellerata, quell’impulso dettato dall’avidità, lo ha rovinato per sempre. Il padre, valoroso poliziotto integerrimo e coraggioso, si è suicidato per il dolore. La moglie lo ha lasciato. La figlia ha preso ad odiarlo. Tutti gli hanno voltato le spalle trattandolo come un appestato. Ora, senza più soldi ed una casa, vive da sua sorella, adorato dai nipoti ma detestato dal cognato. Vive grazie ai casi che gli affidano gli abitanti di Barriera di Milano, che gli permettono cosi di sfruttare la licenza da investigatore privato avuta grazie ai buoni auspici del tenente Baseggi, l’unico che in polizia ancora lo sopporta. I suoi compiti principali ora sono quelli di pizzicare coniugi infedeli e figli tossici, o spacciatori, all’insaputa dei genitori. Qualche volta salta fuori qualche incarico “particolare”, spesso invece i guai se li va a cercare lui stesso, perché ovunque vada succede sempre qualcosa. Come in questa terzo capitolo, quando si trova da Basim per mangiare un kebab, e mentre si trova nel retro, alla ricerca di un bagno, nel locale viene compiuto un omicidio, anzi due. Lui si trova in qualche modo invischiato e non può far altro che occuparsene. I romanzi con protagonista Contrera sono un appuntamento imperdibile per i fans, come me, di Frascella. Il suo modo di scrivere conquista, coinvolge e diverte. Scrive sempre storie molto originali, intrise di ironia e sarcasmo, con dialoghi brillanti e personaggi irresistibili. Come in questo. L’ennesimo romanzo scritto da Frascella che scende piacevolmente giù nello stomaco: veloce, fresco, frizzante, proprio come una birra Corona. Questa volta però bisogna sottolineare che Contrera, per mano di Frascella, ha probabilmente passato il segno. Pur riconoscendogli il solito istrionismo e la solita sfacciataggine nell’affrontare il pericolo, ed anche l’ennesima prova di altruismo verso gli ultimi, va rimarcato come questo suo lasciar correre nei confronti di spacciatori e delinquenti, a vario titolo, che “operano” in Barriera forse è eccessivo. E’ vero che sono persone che lui sente particolarmente vicine, essendo lui stesso un individuo corrotto ed inaffidabile, però rischia, unito al suo palese fallimento come uomo, padre e compagno, di farlo diventare un personaggio eccessivamente negativo. Finale dolceamaro che lascia molte cose in sospeso. Sperando che nel prossimo romanzo la vita di Contrera possa trovare un po’ di pace faccio i complimenti all’autore per questa ennesima ottima prova. Consigliato.
valutazione: buono 📘📘📘📘
LA TRACCIA DEL PESCATORE R. Castelli
La traccia del pescatore è il secondo libro scritto da Roberta Castelli, classe ’78, torinese di nascita ma siciliana di adozione, terra che ama profondamente. Globetrotter, non per turismo ma per scelta di vita, ha girato un po’ l’Italia (Torino, Milano, Catania e Toscana) ed ora si è stabilita in Austria (Vienna) dopo una capatina in Germania. Prima blogger ed appassionata fotografa ed ora, spero, scrittrice a tempo pieno. Perché tutto questo preambolo prima di parlare del libro? Semplicemente perché sento di doverglielo. Perché vorrei che questo suo romanzo diventi “famoso”, e che lo diventi anche lei (e con questo libro i presupposti ci sono tutti) ed allora una piccola biografia e d’obbligo. Il romanzo prima di tutto. Il libro racconta di una indagine seguita dal commissario Vanedda, siciliano doc, e dai suoi validi ed esilaranti collaboratori, l’ispettore Vaccaro e l’agente Caruso. E’ stato compiuto un omicidio in un B&B di Lachea. La vittima si chiamava Vincenzo Consoli. Il commissario comincia ad indagare e con calma e perseveranza riesce a dipanare la matassa (neppure troppo ingarbugliata per la verità) e ad arrestare il colpevole. Il commissario Vanedda è un personaggio particolare: cocciuto e determinato quanto leale e ironico. Convive con un uomo, Gerlando, che avrebbe voluto lasciare la Sicilia e non perde occasione per ribadirglielo. Lo avrebbe voluto fare a causa di un ambiente che considera pieno di pregiudizi. Ma lui non ci pensa neppure, ama la sua terra, un po’ meno quella parte dei suoi abitanti, bigotti e retrogradi, che non vedono di buon occhio un uomo di giustizia con inclinazioni omosessuali, ma non si arrende e trova dalla sua parte persone bellissime come il suo ex professore di scuola, che lo sostiene e lo incoraggia. Non ha più la mamma, ed ha un padre molto anziano a cui badare. Ora le mie considerazioni personali. Il libro è stata una vera sorpresa. Mi ha conquistato dalle prime pagine, una lettura che mia coinvolto e stregato. Personaggi che ti entrano nel cuore, più di tutti ovviamente il commissario. Ironico e istrionico, sempre pronto ad aiutare malgrado qualche volta appaia burbero e poco paziente. La scrittura della Castelli è divertente e non annoia mai. Inserisce spesso parole in dialetto ma non rendono la lettura più difficoltosa, anzi fanno da contrappunto “necessario” per mantenere la storia sempre sull’onda della leggerezza e della simpatia. Non appesantisce ma arricchisce i dialoghi e le scene. Sono termini ormai comuni e comunque di facile comprensione. Sarà che io adoro la parlata siciliana ma in questo libro obbiettivamente è utilizzato sempre a proposito. Tutti i personaggi contribuiscono, a modo loro, alla soluzione del caso e non ci sono personaggi, anche di contorno, fuori contesto o inutili tutti hanno importanza e sono ben “utilizzati” dalla Castelli. Forse la trama gialla è un po’ debole ma non credo che questo fosse l’obbiettivo principale dell’autrice, cioè quello di scrivere un giallo con situazioni ad alta tensione e suspence allo spasimo, ma piuttosto quello di scrivere un giallo che vira alla commedia, divertente, ironico, scorrevole e con personaggi che si fanno ricordare volentieri. Obbiettivo, a parer mio, ampiamente raggiunto. Oso dire una cosa, che ribadisco, è un parere assolutamente personale: tra tanti commissari che spacciano per essere il nuovo Montalbano, Vanedda è quello che gli si avvicina di più. Ha delle peculiarità che lo differenziano in maniera netta da Montalbano ma l’atmosfera che si respira, i collaboratori stralunati, l’ironia nei dialoghi, e la naturale simpatia che suscita lo avvicinano molto. Si badi non ho parlato di Camilleri che rimane unico e inimitabile ma ritengo Vanedda il degno erede del commissario Montalbano. Complimenti all’autrice alla quale auguro tanta fortuna e che spero di aver presto occasione di rileggere. Con una nuova avventura di Vanedda, si intende.
valutazione: piu che buono 📘📘📘📘🔖
CADAVERI A SONAGLI C. frascella
Cadaveri a sonagli è un romanzo thriller scritto da
Christian Frascella ed edito da Mondadori. Non si può assegnare il ruolo di
protagonista ad un personaggio specifico in quanto questa storia vede la
partecipazione di un alto numero di soggetti, tutti con la medesima importanza
all’interno del racconto. Si può definire invece un romanzo corale, con tanti
protagonisti è tante situazioni che si susseguono velocemente, una dopo
l’altra. Se vogliamo si può identificare in Gianni Romoli colui intorno al quale
ruota tutta la vicenda. Colui che, per poco, o anche solo casualmente, viene a
contatto con tutti gli altri personaggi presenti. Il romanzo è ambientato a
Santa Margherita alle Langhe, piccolo paese, perso nelle campagne albesi. Il
libro inizia con Lea e Nicola alle prese con un sopralluogo, per visionare la
più accessibile delle villette che sorgono tra le sconfinate coltivazioni vinicole
che fanno molto ricchi i loro proprietari, produttori di vini molto pregiati.
Sono ladri tutt’altro che professionisti, anzi piuttosto pasticcioni e poco
affidabili. Individuano la villa di Gianni come la meno protetta e cominciano
così a controllare le abitudini del proprietario e dei suoi eventuali
occupanti. Una mattina quando lui esce per andare al lavoro, non prima di
essere passato a fare un saluto alla sua amante, entrano in azione. Da questo
momento inizia una sarabanda di situazioni, una girandola di avvenimenti che
producono un libro divertente, scorrevole e irrorato di notevole ironia, come
nelle migliori tradizioni dei romanzi di Frascella. Da questo momento il numero
di personaggi aumenta di pagina in pagina, uno più divertente dell’altro: il
sovraintendente Cosma, l’ispettrice Dora Baron, l’agente scelto Donati ed
ancora Olga, Rocco, Stefania e tanti altri, c’è anche un cane, Omar, anche lui
fattivo protagonista della vicenda. Frascella si mette alla prova
allontanandosi momentaneamente da Contrera, il suo riuscitissimo personaggio,
l’investigatore privato più scalcagnato che esista, protagonista dei suoi
ultimi tre romanzi, che gli ha permesso di farsi conoscere da un gran numero di
lettori. Aspettavo con curiosità l’uscita di questo romanzo perché anch’io sono
un grande fan di Frascella, e di Contrera, ma mi chiedevo spesso come fosse la
sua scrittura lontano da quell’ambito, se la sua verve di scrittore ironico e
cinico ne avesse risentito. Ho avuto la conferma che Frascella è un autore
capacissimo anche lontano dalla sua “confort zone”. Cadaveri a sonagli è un
romanzo scorrevole, divertente, con un ritmo indiavolato, dove le situazioni si
susseguono senza respiro. Pieno di sorprese e di ironia. Un nugolo di
personaggi, di cadaveri, di momenti che incasinano il racconto come fosse un
puzzle con tantissime tessere simili tra loro, che devono trovare pian piano la
giusta collocazione. Questo romanzo mette in campo tantissimi elementi, anche
se inizialmente sembrano non avere un collegamento logico, soprattutto per chi
indaga, il quale si trova davanti a fatti difficilmente collegabili e che non
hanno un apparente filo logico, ma pian piano la matassa si dipana ed anche
agli inquirenti diventa tutto chiaro. Un romanzo divertente e cinico come nelle
migliori tradizioni dell’autore, che ci racconta quanto possa essere complicato
e pericoloso cercare di cambiare il destino che ci è stato assegnato. Se si
nasce squattrinati non si può diventare ricchi, solo eventualmente la fortuna
potrebbe aiutarti, ma forzare il destino può essere molto pericoloso, mortale.
I personaggi sono tutti elementi borderline tutti con un unico pensiero, i
soldi, e sono disposti a tanto se non a tutto per ottenerli. Frascella fa
ancora una volta centro. Avevamo già ammirato la sua scrittura prima
dell’arrivo di Contrera con romanzi come Brucio, Mia sorella è una foca monaca
o La sfuriata di Bet ma mai con un romanzo thriller. Ora ha compiuto anche
questo passo e con ottimi risultati. Complimenti. Consigliato.
valutazione: più che buono 📘📘📘📘🔖
TRAPPOLA PER LUPI B. Vallepiano
Trappola per volpi è il quinto romanzo scritto da Bruno Vallepiano con protagonista Mauro Bignami, professore di filosofia in un liceo di Mondovì in provincia di Cuneo, che ha da sempre il talento di riuscire a mettersi nei guai, a causa della sua inguaribile curiosità e senso di giustizia. All’inizio di questo romanzo lo ritroviamo al rientro da una splendida vacanza trascorsa con la famiglia, (moglie e figlio), in Croazia. In attesa che venga completata la sua nuova casa, è ospitato per qualche giorno, in un B&B di Gariola (paese sempre del Cunese), da Paolo e Clotilde, albergatori e suoi grandi amici. Il romanzo si sviluppa su due piani temporali, o meglio ambientali. infatti, mentre Bignami si sistema nel B&B, iniziano i capitoli che raccontano che, negli stessi momenti ma dall’altra parte dell’oceano, a Washington precisamente, su un campo da golf, viene ucciso, con un fucile di precisione, un caddy che in quel momento sta seguendo un noto giornalista d’inchiesta americano, impegnato sul green. Chi è stato? Qual era il suo obbiettivo? Nel romanzo si alternano così i capitoli che raccontano i risvolti delle vicende che si consumano in Italia e negli USA. Il racconto, per la parte italiana della storia, è narrato in prima persona da Bignami. Nell’indagine che si svolge negli Stati Uniti il protagonista è il detective Joey Arvin e la narrazione avviene in terza persona. Nella parte che si sviluppa a Gariola succedono molte cose, anche grazie all’arrivo sulla scena di tre americani, che stanno ristrutturando un casale proprio a Gariol; alla scoperta di uno scheletro molto antico e alla presenza di una misteriosa ragazza. Ad un certo punto l’indagine americana per l’omicidio del caddy, e le vicende che stanno vivendo Bignami ed i suoi amici in Italia, che sono parse per gran parte del romanzo slegate fra loro, si incroceranno e solo negli ultimi capitoli verranno chiarite tutte le connessioni che hanno contribuito ad avvicinarli. Bruno Vallepiano è ormai un veterano della scrittura. Ha scritto moltissimi romanzi e libri: thriller, noir, oltre che saggi e guide. In questo romanzo la sua esperienza di autore viene fuori chiaramente. Costruisce una storia coinvolgente senza pause, molto “solida”. Con personaggi ormai noti e collaudati, almeno ai suoi fedelissimi lettori. Scrive con mano sicura, creando sempre grande curiosità nel lettore. Un romanzo che scorre rapido sostenuto da un buon ritmo, con descrizioni minuziose e appassionate dei luoghi. Buona dose di ironia e dialoghi ficcanti. Non si ha mai la sensazione di leggere un romanzo con protagonisti appartenenti ad una serie, già piuttosto lunga. Non mi sono assolutamente trovato spaesato, come invece spesso avviene leggendo il capitolo intermedio di una serie. Non ci sono riferimenti o richiami particolari a momenti passati vissuti dai protagonisti, quindi si può godere appieno questa storia, e per me questo è un aspetto fondamentale. Un giallo che nel suo incedere tratta temi importanti come l’amicizia, la malattia, l’ecologia, la saggezza nelle parole degli anziani come quelle di Guido, “antico” amico di Bignami. Un libro scritto bene, che non ha cali di tensione e che mantiene il lettore sempre allerta senza mai annoiare. Il romanzo, ci fa riflettere sulla crudeltà di alcuni uomini, che non si fanno scrupoli di compiere anche efferati crimini per raggiungere i propri, miserabili, obbiettivi. Unico appunto, per essere un thriller manca forse un po’ di pathos, di effetto sorpresa. E’ ovviamente solo un’impressione personale, che non cambia in alcun modo il giudizio finale che rimane ottimo. Complimenti all’autore.
valutazione: buono 📘📘📘📘
NON SVEGLIATE DON EUPREMIO V. Introna
Non svegliate don Eupremio è un romanzo thriller scritto da Vito Introna e pubblicato da Bertoni sul finire del 2019. In questo libro fa la comparsa per la prima volta il maresciallo dei carabinieri Alfonso Guarna con tutta la sua squadra. Un investigatore che poi Introna utilizzerà anche in seguito nel suo romanzo giallo L’ultima cena (2020). Guarna non è l’unico personaggio protagonista della vicenda. Tra inquirenti e presunti colpevoli sono in tanti a porsi in evidenza lungo il racconto. Non è facile raccontare l’inizio del romanzo con le sue prime scene, da cui poi si dipana tutto il resto della storia. Già dalla prime pagine infatti le diverse vicende del romanzo, che si svolgono su altrettanti piani temporali ed ambientali, e che in seguito troveranno una strada comune, si alternano spesso richiedendo una buona dose di attenzione. Lungo il “percorso” procederanno in parallelo e da circa metà racconto in avanti diventeranno un’unica vicenda. Le due storie che corrono in parallelo vedono a Roma protagonisti i quadri e i dirigenti della Spire una azienda di informatica. Andrea, Fabrizio, Saverio, Giorgio sono solo alcuni dei nomi dei personaggi che animano i corridoi della multinazionale. A Fasano invece è ambientato l’altra parte di racconto, dove protagonisti sono i carabinieri della tenenza della piccola cittadina Pugliese. Devono indagare su una serie di sparizioni di giovanissime ragazze. Fasano, e le sue infinite distese di terre coltivate, è il regno incontrastato di un anziano boss mafioso, Eupremio Amoruso. Proprio in quei territori avvengono le sparizioni. A suo modo intende contribuire alla cattura del pedofilo, perché nessuno si deve permettere di alterare la tranquillità di quei luoghi, in cui lui è il re assoluto. Ad un certo punto, per una serie di combinazioni, questi due mondi verranno a contatto è sarà un fuoco di fila di situazioni imprevedibili ed esilaranti, che coinvolgeranno il lettore fino ad un finale dolce amaro. Introna ha scritto un romanzo molto divertente, che regala a chi lo legge tanti spunti di riflessione, attraverso una vicenda ricca di situazioni che nasconde anche tanti risvolti inquietanti. Un libro che, grazie anche alla particolare impostazione narrativa, scivola via veloce e sempre creando grande interesse. Non mancano le sorprese ed i colpi di scena. Don Eupremio è un anziano capo mafia che pur avendo un’età molto avanzata riesce a controllare i “suoi” territori con autorevolezza ma anche con accondiscendenza. E’ ritenuto un benefattore da chi lavora per lui che non penserebbe minimamente di tradirlo. Anche le autorità in qualche modo chiudono un occhio sui suoi affari, e chi non è d’accordo nel lasciarlo agire indisturbato deve comunque accettare di buon grado la situazione. Non svegliate Don Eupremio è un romanzo che va assolutamente letto perché racconta una vicenda originale in maniera molto coinvolgente. Introna è uno scrittore che solo saltuariamente si cimenta nel genere giallo, lui che è un grande cultore e scrittore di fantascienza, ma devo dire che la nuova strada intrapresa lo ha portato già a scrivere diverse cose interessanti. Lo continuerò a seguire da vicino molto volentieri. Complimenti.
valutazione: buono 📘📘📘📘
LA TANA DEL POLPO G. Lupo
La tana del polpo è il primo romanzo scritto da Giorgio lupo, pubblicato dalla Augh! edizioni. Si tratta di un romanzo thriller ambientato in Sicilia e più precisamente a Termini Imerese. Il protagonista è Placido Tellurico, commissario di polizia da poco trasferitosi a Termini, proveniente dal commissariato di Palermo. Nel capoluogo siciliano il commissario Tellurico ha chiuso brillantemente molti casi difficili, alcuni anche con le maniere forti, da qui il soprannome “u mazzolu”, ma ha voluto allontanarcisi a causa dell’unico grave errore che ha macchiato indelebilmente la sua coscienza. Ha fatto finire in carcere, ed ancora sta scontando la pena, una persona innocente. La sua vita quel giorno cambiò irrimediabilmente; la sera l’arresto sbagliato, il giorno l’abbandono della moglie. Attraverso una mail spedita da Caracas, infatti, Federica lo lascia per sempre, affidandogli senza troppi rimorsi anche la piccola Frida, la loro bambina. Risultato una vita, la sua, distrutta. La necessità quindi di allontanarsi da Palermo per andare a vivere in un centro più a misura d’uomo, con meno pressioni, ma anche per stare vicino ai Geraci, questo il cognome dell’uomo in carcere a causa sua, nella speranza forse di essere perdonato. Nel frattempo aiuta la moglie e la figlia finanziariamente, anche se questo non basta per alleggerirlo dai sensi di colpa. Nella città di Termini, anche lei protagonista del racconto, grazie alle puntuali descrizioni dei suoi luoghi simbolo, per fortuna non succede granché e può continuare a rimuginare sui suoi errori ed a pensare con nostalgia al suo matrimonio. Deve occuparsi soprattutto di piccole beghe o di ladruncoli piuttosto maldestri. Sopravvive così, assediato dai rimorsi e dai rammarichi. Vive in un appartamento di un enorme palazzo chiamato Denver insieme alla figlia undicenne. Una mattina, mentre si sta recando in commissariato riceve una telefonata dall’ispettore Lo presti. Gli comunica che è stato ritrovato, in aperta campagna, un corpo di una donna. La macabra peculiarità è che il cadavere è senza testa. Inizia cosi un’indagine complicata nel corso della quale avverranno altri omicidi, sempre con lo stesso modus operandi. Non sarà un’indagine semplice e il commissario dovrà utilizzare tutte le sue capacità deduttive, con l’aiuto fondamentale della sua squadra, per assicurare alla giustizia il colpevole che proprio come il polpo, che si cela perfettamente nella tana per evitare di essere predato, rimane abilmente nell'ombra. L’autore regala al genere thriller una nuova figura di ispettore. Placido Tellurico, è un personaggio complesso: tormentato e cinico, burbero e disincantato non si ritiene un buon poliziotto ed a dispetto dei suoi tanti successi ricorda con grande dolore, e più vividamente, le sue sconfitte. Si sente spesso inadeguato e non è certamente un tipo accomodante. È capace però di grandi slanci di umanità, e di salvifiche dosi di ironia e sarcasmo. Lupo costruisce un thriller molto coinvolgente con personaggi che si fanno ricordare con piacere, soprattutto il commissario, per i quali si prova immediata simpatia. La trama è molto articolata e l'autore è bravo a far immaginare una conclusione, perfino scontata delle indagini, per poi farle cambiare direzione improvvisamente e rimescolare le carte. Ho rilevato solo un paio di soluzioni, a mio parere, forse eccessivamente ardite, che ovviamente non approfondisco per evitare di rivelare troppo di un thriller comunque molto avvincente e coinvolgente. Complimenti all'autore. Consigliato.
valutazione: buono 📘📘📘📘
NESSUN NESSO F. Fabbri
Nessun nesso è l’ultimo romanzo thriller scritto da Federico Fabbri, pubblicato dalla casa editrice Les flaneurs nel novembre del 2020. Il protagonista principale è il commissario Santo Fabbri. Il romanzo inizia col racconto dei festeggiamenti per il compleanno di Noemi, la figlia di Fabbri, da parte dei genitori, dei suoi compagni di scuola e degli amici. Fabbri è felice del suo nuovo incarico di commissario, perché gli permette di avere più tempo per la famiglia e di poter avere un ritmo lavorativo più umano, con orari più regolari. Prima da ispettore la vita era alquanto frenetica, magari più emozionante ma non aveva orari, ed era anche piuttosto pericolosa. Ora, soprattutto dopo la morte della moglie, preferisce passare più tempo accanto alla figlia ed alla nuova compagna, Alessandra. Purtroppo però, nel bel mezzo del pomeriggio di festa, arrivano a casa sua due agenti della sua squadra. Widmer e Zanaga, questi i nomi dei poliziotti, gli dicono che deve necessariamente seguirli perché è successo un fatto gravissimo. A malincuore lascia gli invitati e segue gli agenti. Il caso che dovranno cercare di risolvere inizia con la scoperta di 4 corpi, semi sepolti, di giovanissime bambine uccise strangolate e poi sotterrate, se non per un arto che viene lasciato fuori dalla terra con un oggetto nella mano. Un ritrovamento inquietante, ed un caso che si presenta subito difficile. La squadra del commissario Fabbri e dell’ispettore Riccardo Tegon, un elemento niente affatto accomodante, anzi piuttosto scontroso e molto poco socievole, dovranno affrontare momenti di altissima tensione. Nel corso della storia verranno battute tante piste, che si riveleranno sbagliate e che porteranno ad accusare, senza peraltro reali riscontri, tante persone innocenti. Nel frattempo le morti si susseguono senza sosta, ed i nostri investigatori si ritroveranno, ad un certo punto, in una pessima situazione, pressati dall’opinione pubblica e dalle istituzioni, ed accusati di inefficienza. Non sarà semplice giungere alla soluzione del caso, che si risolverà solo nelle ultime concitate pagine del romanzo con un epilogo in parte sorprendente. Ero rimasto conquistato dalla precedente opera di Fabbri (L'assassino), e quando ho saputo dell'uscita di questo suo nuovo lavoro ho tralasciato tutte le letture che avevo in programma e mi sono immediatamente dedicato a questo libro. Ero certo di leggere nuovamente qualcosa di originale e divertente come il precedente. Nella realtà le mie aspettative sono andate un po' deluse. Queste sono le mie impressioni personali, è sempre bene ribadirlo. Sono certo che qualcuno possa trovare questo romanzo eccellente e non ci troverei, comunque, nulla di strano. Dicevo, se il precedente romanzo mi aveva sedotto, questo, non mi ha completamente deluso, ma mi ha lasciato un po' perplesso. Innanzitutto per la storia che racconta. Un serial killer che uccide strangolandoli e poi sotterrandoli quasi completamente, ad eccezione di un braccio, dei bambini, tanti bambini, troppi. Poi perché mi è parso eccessivamente frettoloso, sotto vari aspetti. I protagonisti della vicenda, ad esempio, sono tutti personaggi interessanti, sulla carta. Ma non sono approfonditi. L'unico che è stato "trattato" sotto questo aspetto è il commissario Fabbri. Ma anche la poliziotta Sonia Zanaga avrebbe meritato più attenzione, così come l'ispettore Tegon, ed anche Alessandra, la nuova compagna di Fabbri. Il serial killer poi porta a compimento una vera e propria carneficina, tutta a discapito dei bambini. Questa come situazione è oggettivamente un po' pesante ma potrebbe anche starci. Ma la rivelazione dei motivi che hanno portato il serial killer ad agire in questo modo e, del perché il serial killer compia così tanti omicidi, li ho trovati un po' grotteschi. Alcune situazioni poi, che qui non approfondisco per il pericolo di spoilerare, mi sono sembrate eccessive o comunque poco praticabili. Mi rendo conto di essere stato un po' duro, forse anche eccessivo nella mia analisi. Magari la causa va ricercata nella grande aspettativa che riponevo in questo romanzo. Mi scuso fin d'ora quindi per la ruvidezza di alcuni miei giudizi. Ma sono sinceri e onesti. Purtroppo ho riscontrato, mi duole dirlo, più ombre che luci. Devo anche sottolineare che la versione ebook da me letta contiene diversi refusi, ed anche questo forse ha contribuito a rendere meno fluida la lettura. Sono certo che ritroverò presto l'autore, che avevo tanto apprezzato, al livello che gli è proprio ed anche per questo continuerò a seguirlo con interesse. Un piccolo incidente di percorso che non inficia assolutamente il mio giudizio sull’autore che rimane più che positivo.
valutazione: più che sufficiente 📘📘🔖
IL SANGUE DEGLI ABETI C. Peli
Il romanzo scritto da Corrado Peli, Il sangue degli abeti, edito da TimeCrime è un bellissimo noir. Definirlo genericamente un giallo a mio parere sarebbe riduttivo. Dopo I bambini delle case lunghe, nel quale protagonista era la nebbia ed i silenzi della frazione di San Felice nella bassa bolognese, in questo romanzo, altrettanto coinvolgente, a dominare è il freddo e la neve, l’ambiguità ed il doppiogioco dei protagonisti. Il romanzo è ambientato in quello che per tutto l’anno è un piccolo paese di montagna, ma che d’inverno diventa una frequentata stazione sciistica dell’appennino modenese, dominato dal monte Cimone ed incastrata fra i centri di Pavullo e Sestola. E’ un noir perché, al di là delle indagini che seguono un crimine, i protagonisti, che vengono descritti in modo approfondito nei loro comportamenti e nei loro pensieri, nascondono inconfessabili peccati e segreti. L’autore a poco a poco ci fa scoprire situazioni ed avvenimenti compiuti da personaggi a prima vista insospettabili. Tutto è dominato da una atmosfera cupa, fredda e ambigua. Siamo a Roccacupa, chiamato così perché rimane quasi perennemente in ombra, a causa della ingombrante presenza del monte Cimone. Il maresciallo Luigi Morra guida da anni la piccola stazione dei carabinieri del paese. Siamo vicinissimi a Natale e Morra non vuole scocciature. I turisti stanno per giungere numerosi, e gli abitanti non aspettano altro che far festa e godersi le previste abbondanti nevicate. Lui vuole solo trascorrere nell’ozio le giornate che seguiranno. La sua discutibile linea di condotta è quella di gestire con accondiscendenza i rapporti con tutti gli abitanti del borgo, chiudendo un occhio se non due sulle loro piccole e grandi debolezze, magari in cambio di qualche favore, o di qualche piccola “gratificazione”. Li conosce tutti e di tutti conosce vizi e virtù. Si comporta ormai come un re con i sudditi usando con maestria il bastone e la carota. Non vuole grane, se non si solleva troppa polvere lui, quella poca, farà finta di non averla vista. Tutto procede senza problemi, senza che nessuno debba dolersi di questo modo di mantenere l’ordine, fino a quando non viene rinvenuto, da un contadino, impegnato a spazzar la neve che cade sempre più copiosa, e che si trasformerà col passare dei giorni in una tormenta, il cadavere di una ragazza, Irina Semyonov. Da quel momento tutti gli equilibri faticosamente costruiti cominceranno a vacillare. Per quel genere di “inconvenienti” è infatti competente il comando di Modena e il buon Morra deve cedere obbligatoriamente il passo. Viene incaricata delle indagini, per quel che si rivela da subito un omicidio, il tenente Sandra Pianigiani col fido ispettore Andrea Rocca ad aiutarla. Il tranquillo brigare del paese viene bruscamente interrotto. Ma l’omicidio di Irina non sarà l’unica situazione poco chiara nella quale dovrà mettere le mani la Pianigiani. I misteri si moltiplicano, ed i tentativi di renderle la vita difficile non saranno pochi. Tra gente che mente, che omette, che depista non sarà facile per il tenente riuscire a trovare la strada che conduce alla scoperta dei tanti scheletri nell’armadio sapientemente nascosti. Morra, il sovrano di Roccacupa, durante l’indagine, sarà più volte messo in discussione, si sentirà sempre più franare il terreno sotto i piedi e non tarderà a diventare poco collaborativo quando non apertamente ostile. In questo noir, perfettamente costruito e con una trama complessa e ricca di colpi di scena, di sorprese e di momenti emozionanti, sono tanti i personaggi che renderanno la vicenda sempre più intricata. Ognuno con un passato oscuro ed un presente opaco: Vittoria Segni, Stefano Stanzani, Emiliano Sacchetti, Sabrina Gatti sono soltanto alcuni dei nomi che animano le pagine di questo romanzo. Grazie anche all’aiuto di un giornalista, alla fine il tenente riporterà l’ordine tra i pochi abitanti e i tanti segreti di Roccacupa. Con un epilogo dominato dalla suspense Peli ci fa vivere momenti frenetici. Con molteplici finali, che ribaltano continuamente le certezze fino a quel momento acquisite. Con la speranza di vedere ancora all’opera il tenente Sandra Pianigiani che meriterebbe un lungo discorso a parte, tanto è profonda e caratterizzata la sua figura, faccio i complimenti a Corrado Peli per questo secondo ottimo romanzo. Non fatevelo sfuggire.
valutazione: più che buono 📘📘📘📘🔖
IL DUBBIO DELL'AVVOCATO L.P. Cavallo
Il dubbio dell’avvocato è un romanzo giallo scritto da Laura P. Cavallo per la golem edizioni, che lo ha pubblicato nel settembre del 2020. La protagonista è Alessandra Rizzo, un avvocato penalista (così come l’autrice), che lavora a Torino. Dopo un inizio di giornata pessimo tra un guasto alla sua auto e il furto della bicicletta, sempre sua, quasi al termine del lavoro, giunge in studio il sig. Giorgio Conti, intenzionato a divorziare dalla moglie. Ha chiesto espressamente di parlare con l’avvocato Rizzo, benché lei si occupi di reati di natura penale. Ma non vuol sentire ragioni e le espone il suo caso. Da li a poche ore verrà ritrovata morta proprio la donna dalla quale Conti voleva divorziare. Il delitto avviene tra le mura domestiche. Nella camera della donna, dove dormiva da sola ormai da tempo. Il primo sospettato è ovviamente il sig Conti che viene ben presto tratto in arresto. Ma appare subito evidente che le prove a suo carico non siano molto consistenti, senza contare che ci sono altrettanti elementi che lo scagionano. La Rizzo riesce così a fare ottenere al Conti gli arresti domiciliari, in attesa di ulteriori verifiche e di riuscire a liberarlo completamente. Ma allora come sono andate realmente le cose? Chi è il vero colpevole? Da quel punto il romanzo racconta undici giorni intensissimi, che saranno necessari per giungere ad una soluzione del caso. Undici giorni nei quali l’avvocato darà fondo a tutte le sue grandi abilità investigative. L’avvocato Rizzo si dà da fare per scoprire la verità anche se in realtà il suo compito, cioè quello di scagionare il suo cliente, è stato praticamente portato a termine. Vuole assolutamente aiutare gli investigatori a scoprire cosa si nasconde dietro a questo delitto, che non rimarrà comunque il solo. L’autrice costruisce un ottimo giallo con una trama non molto complessa ma ben sviluppata, che cattura l’interesse del lettore, coinvolto dal ritmo spesso alto dell’azione e dai dialoghi sempre ficcanti e divertenti, soprattutto quelli che l’avvocato ha con i suoi collaboratori, e con Paolo in particolare. Una avvocatessa che ha lottato strenuamente per raggiungere la posizione che occupa. Originaria di una famiglia pugliese di estrazione molto umile e con nessuna influenza nel “giro” che conta. Alessandra d’altronde, come sosteneva il padre, è un uomo con il corpo di una donna, fuma sigarilli, ha una determinazione di ferro ed un eloquio molto libero, da scaricatore di porto. Porta dentro di sé un grande dolore, che la immelanconisce, la fa sentire in colpa e che la rende spesso anche cinica, poco docile ed affettuosa. Durante questa indagine subirà un altro duro colpo dal destino, ma non riuscirà ad abbatterla completamente. Porterà a termine il suo incarico e riuscirà, col suo grande intuito, a dare un suggerimento decisivo per la soluzione del caso. Insieme all’avvocato Rizzo si muovono molti altri personaggi, colleghi e sottoposti, tutti ben caratterizzati che portano ironia e battute, rendendo a più riprese il romanzo molto divertente. Manca forse un po’ di pathos e di emozioni ma è, per contro, un giallo molto ben costruito, che funziona molto bene, tra situazioni imprevedibili e colpi di scena, con un finale molto coinvolgente, che chiarisce definitivamente ogni situazione in sospeso. Alessandra Rizzo è un personaggio molto interessante che prevedo abbia ancora molto da dirci. Un personaggio nuovo, che ha messo in noi lettori una gran curiosità, che promette di diventare un punto di riferimento per gli appassionati. Alla Cavallo l’arduo compito di non tradire le attese che dopo questo bel thriller sono molto alte. Complimenti.
valutazione: buono 📘📘📘📘
ANDROMEDA G. Morozzi
Perdonatemi, so bene come è strutturata una recensione. Quali cose vanno esposte prima e quali dopo. Questa volta voglio partire dal fondo, dalle mie considerazioni finali. Si perché non resisto più dalla voglia di dire che questo libro è bellissimo. Per i miei gusti ovvio, ma in questo romanzo thriller, anche oggettivamente, c'è tutto ciò che si vorrebbe leggere quando ci si approccia ad un libro di questo genere. Suspense, colpi di scena, sorprese, pathos, tensione e anche cinismo. Tanto cinismo, soprattutto nel finale. Un finale giusto, coerente col resto del racconto ma che non fa sconti, come è giusto che sia, e come è giusto che sia soprattutto in questo caso. Il vissero tutti felici e contenti è un finale irreale in assoluto, lo sarebbe a maggior ragione in questo caso. Ma a questo punto possiamo riavvolgere il nastro e partire dall'inizio. Questo romanzo thriller, che si intitola Andromeda, è stato scritto da Gianluca Morozzi ed è pubblicato dalla Perrone editore. In questo racconto non ci sono commissari o ispettori di polizia né investigatori privati. La prima scena che noi “vediamo” ci racconta che siamo all'interno di un edificio, (che si scoprirà poi essere una villa), in una stanza con una ampia finestra. All'interno del locale c'è Dimitri, legato mani e piedi ad una croce di Sant'Andrea, e lì vicino c'è un individuo che da lui vuole sapere una cosa molto semplice: il suo nome. Dimitri deve dire il nome dell'individuo accanto a lui altrimenti per lui saranno problemi seri. Basta aggiungere che poco lontano da loro fa bella mostra di sé una motosega. Il problema grosso e che Dimitri proprio quel nome non se lo ricorda, o forse non lo ha mai saputo. Il pazientissimo individuo, (soprannominato Borg), per cercare di fargli tornare la memoria gli racconta la sua storia, la storia della sua vita ad iniziare dall’infanzia. Ricordi vecchi di più di 30 anni, fatti che ne hanno segnato indelebilmente l’esistenza. Cosi veniamo a conoscenza del primo trauma che segnerà la sua vita. Subìto a 3 forse 4 anni. Ci presenta poi la sua famiglia: la mamma, (fallimentare attrice, con molto poco talento); la nonna, che gli ripeteva come un mantra: stai lontano dai tossici e dai comunisti (e che abitava al piano di sopra); il padre, ricco ed insignificante e la sorella, Lucrezia. La sua giovinezza, da timorato di dio, fino a giungere al primo snodo fondamentale della sua vita. L’amicizia con Rocco Siderno, nata sui banchi della scuola media superiore dell’istituto privato San Barnaba di Bologna, che lo introduce a festini non proprio innocenti. Gli aneddoti e le avventure vissute con Rocco non si contano, e sono tutte raccontate nel dettaglio da Borg nella speranza che un lumicino si accenda nella memoria di Dimitri, ma nulla. All’individuo cosi non rimane altro da fare che cominciare ad usare la motosega…I racconti continuano, i personaggi si moltiplicano, fino a giungere all’altro snodo fondamentale dell’esistenza di Borg, che prende forma col nome di Alina. Attraverso tante altre situazioni, che faranno trattenere il fiato più di una volta, tra sorprese e momenti anche divertenti giungiamo al drammatico finale, nel quale Borg rivela finalmente perché Dimitri si trovi li legato e non più perfettamente integro. Un libro, l’ho già ampiamente anticipato, praticamente perfetto scritto da un autore originale ed ecclettico, in grado di passare dal thriller alla commedia, dal giallo all’ironico senza grandi difficoltà, anzi ottenendo sempre ottimi risultati. Morozzi oltre che scrittore originale e creativo (saggi, romanzi ma anche tanti racconti) è un bravissimo fumettista, un ottimo musicista, un conduttore radiofonico, un direttore editoriale (della casa editrice Fernandel) e, non ultimo, docente in corsi di scrittura creativa. Gianluca Morozzi è un artista ed un personaggio fondamentale per la nostra recente letteratura. Con questo romanzo, a parer mio, ha scritto una altra pietra miliare, della sua vasta produzione, da leggere assolutamente e da mandare a memoria. Complimenti.
valutazione: ottimo 📘📘📘📘📘
IL RIBELLE S. Pavanelli
Il ribelle è il titolo dell'ultimo romanzo thriller scritto da Simone Pavanelli, in stretta collaborazione col vice questore Andrea Crucianelli, dirigente del commissariato di San benedetto del Tronto. Il romanzo è edito dalla casa editrice Pluriversum. La storia ha come sfondo la città di Ferrara, ed anch'essa entra a pieno titolo fra i protagonisti del racconto. Una città costantemente immersa nella nebbia e nel freddo dell’ultimo periodo dell’anno, che ne confonde i lineamenti e ne complica le indagini. Il libro inizia subito forte, con un primo capitolo che lascia presagire ad uno sviluppo tutt'altro che tranquillo della vicenda. Ad un corriere della droga, infatti, che stava trasportando ovuli di cocaina e dopo la sua accidentale morte dovuta alla rottura di uno di essi, gli vengono estratti quelli rimasti integri direttamente dallo stomaco…Dopo questo prologo, che si rivelerà comunque molto importante nel proseguo del racconto, inizia la storia vera e propria. La protagonista principale del romanzo è una squadra investigativa ed i suoi 5 componenti. La squadra, che viene approntata, deve scoprire l'identità che si cela dietro la persona che si fa chiamare: Il ribelle. Con questo alias infatti agisce un individuo che punisce personaggi che si sono macchiati di pesanti crimini e che, a suo dire, non sono stati puniti a dovere, o per nulla, dalla giustizia. La squadra è composta da poliziotti appositamente selezionati, provenienti da vari commissariati. A capo della squadra c’è il commissario Ruffini, affiancato dal suo vice l’ispettore Vitali. Le aggressioni, che rendono i malcapitati “inoffensivi”, si susseguono numerose. Inizialmente non vengono prese troppo sul serio, quasi giustificandole. Gli danno la caccia, ma senza eccessivo impegno. Tutto cambia però quando ad essere aggredito sarà un poliziotto. Soprattutto perché il ribelle aggredisce solo dei poco di buono; cosa c’entra, quindi, un appartenente alle forze dell’ordine? A questo punto gli inquirenti vogliono vederci chiaro: vogliono capire perché anche un loro collega è stato colpito ed iniziano delle indagini molto accurate. Tra sorprese e momenti emozionanti giungeranno a scoprire l’identità del ribelle, ed a mettere a nudo l’intricata vicenda che ha mosso la sua sete di vendetta. Devo subito fare i complimenti all’autore perché ha scritto un romanzo molto accattivante che tiene ben desta l’attenzione del lettore. Situazioni che coinvolgono e personaggi che conquistano. Ottima la figura del commissario. Finalmente un funzionario di polizia ben concentrato sull’obbiettivo. Senza essere distratto da avvenenti colleghe che gli girano intorno ed alle quali non sa resistere, o da problematiche situazioni personali che lo fanno piombare nell’apatia e nella sofferenza o, ancor peggio, nella dipendenza da qualche sostanza. Non fuma come un ossesso ma ha una splendida famiglia, una moglie innamorata ed una figlia adorabile, che lo accolgono al termine di pesanti e spesso pericolose giornate di lavoro. Tutta la tensione che il libro sprigiona è focalizzata sul caso. Storia che viene sviluppata mirabilmente da Pavanelli con ordine e buon ritmo e che ci regala un finale adrenalinico, coerente col resto del racconto. Un finale che ho apprezzato molto perché, a parer mio e come ripeto spesso, il vissero tutti felici e contenti non è contemplabile in un noir, (o thriller), ed in questo caso questa indicazione viene perfettamente rispettata. Complimenti.
valutazione: buono 📘📘📘📘
ILPREDATORE DI ANIME V. Franchini
Il predatore di anime, romanzo scritto da Vito Franchini ed edito da Giunti, non è propriamente un thriller. Anche se si può considerare in generale come appartenente a quell'alveo letterario. In alcuni momenti sembra addirittura un trattato di antropologia. E’ vero che c’è un crimine, che ci sono delle indagini, ma non sempre si ha la sensazione di leggere un giallo. La vicenda che viene raccontata parte dalla scoperta di due corpi senza vita. E’ agosto siamo a Roma. Marito e moglie sono riversi sul letto, trafitti entrambe dal medesimo proiettile, in quello che sembra un classico omicidio suicidio. Ad indagare viene chiamata la dottoressa Sabina Mondello, funzionario di polizia del commissariato di Roma-Parioli. Sabina ispeziona il luogo del delitto, parla con i testimoni e malgrado alcune incongruenze propende per l’omicidio suicidio; soluzione suggerita anche dalla storia recente della coppia che, anche se ultimamente si era riavvicinata, aveva vissuto una profonda crisi, alimentata soprattutto dal comportamento possessivo e violento del marito. Il commissario prende la via più facile e meno impegnativa, anche distratta dalla coinvolgente storia d’amore che sta vivendo, e dispone l’archiviazione del caso. Anche perché l’unico sospettato, dell’eventuale doppio omicidio, è un operatore shiatsu di nome Nardo Baggio, che è stato l’ultimo ad averli visti. Ma il suo alibi appare inattaccabile. Anche le successive intercettazioni telefoniche non portano a nulla di rilevante tanto che verrà presto fatto uscire dalle indagini. Per Sabina però Baggio si rivelerà essere molto di più che un indagato. Nardo è un affabulatore, una persona con un forte carisma ed un fascino che non lascia indifferenti, ed anche il commissario subirà il suo magnetismo. La sua attività principale (oltre ai trattamenti shiatsu) è quella di sostenere, aiutare e supportare le donne vittime di stalking cercando di rendere inoffensivi (con le buone o con le cattive) i loro carnefici. Spesso le forze dell’ordine hanno le mani legate, ed i loro provvedimenti sono poco efficaci. Ma i singoli cittadini possono prendere strade “alternative”, rispetto a quelle che prescrive la legge, anche utilizzando metodi non proprio ortodossi. Le donne che lo contattano si concedono completamente a lui: gli affidano la loro vita, il loro amore, la loro anima. Nel suo centro costruisce cosi una sorta di harem di donne maltrattate completamente dipendenti dalla sua volontà. Anche Sabina, suo malgrado, dovrà ricorrere al suo aiuto. Il rapporto che si instaura tra Sabina e Nardo, contraddistinto da lunghi monologhi nel quale Nardo racconta perché è diventato il paladino delle donne maltrattate e del perché gli uomini sono diventati, nel tempo, persecutori ed aguzzini, sarà sempre più stretto. Sabina diventerà succube di quello strano personaggio, conquistata dalla sua indole e dalla sua missione. Eppure, seppur mosso dalla bontà, il comportamento di Nardo appare spesso misterioso ed ambiguo. Il libro abbandonerà presto il territorio del thriller per diventare un saggio sui comportamenti deviati degli uomini, e sul perché, antropologicamente, sono portati a compiere azioni persecutorie e violente nei riguardi delle loro ex compagne. Il libro in questa fase, pur rimanendo molto coinvolgente, perde un po’ di carica emotiva e di tensione. Non mancano di certo le sorprese ed i momenti adrenalinici ma la parte del thriller in queste pagine si perde un po’ per poi, nel finale, ridiventare molto più presente. Un finale che lascia con la bocca aperta ed il fiato sospeso per come si conclude la vicenda. Il romanzo scritto da Franchini, che conosce bene lo stalking, ed i suoi perversi percorsi, essendo un capitano dei carabinieri, è senz’altro molto originale ed intrigante. Non vuole “solo” essere un romanzo thriller, ma anche un libro che analizza il comportamento violento degli uomini, quando nasce e come si è trasformato nei millenni. Purtroppo però, secondo me, durante queste descrizioni, la dimensione thriller del racconto ne risente notevolmente.
valutazione: più che discreto 📘📘📘🔖
I MOMENTI BUONI S. Perotti
L'eccezionalità di questo romanzo, I momenti buoni scritto da Simone Perotti ed edito da Mondadori, la spiega l'autore stesso nelle note al termine della sua opera. Sostenendo che un libro così non lo aveva mai scritto. Un libro ancorato alla realtà, che descrive le vite di persone che lottano e combattono tutti i giorni, che conducono esistenze fortemente condizionate dall'ambiente che li circonda. Non lo aveva ancora realizzato, anche se era forte la spinta emotiva che gli diceva di farlo. Esistenze che camminano sul bordo del precipizio, tenendosi a fatica in equilibrio, come quelle protagoniste del romanzo, ci sono in tutte le città del mondo, ma si tengono al riparo da occhi indiscreti, e sulle quali comunque le nostre coscienze non intendono proprio soffermarsi. Luoghi dove i “buoni” giocano costantemente in difesa, cercando di sopravvivere in mezzo alle tante angherie dei “cattivi”. Dove il riscatto e la libertà sono utopia quasi impossibili da ottenere, se non a costo di immense rinunce. La storia che Perotti racconta ha per protagonista principale un ragazzino, Il tranquillo, che conduce una vita all'apparenza normale. Va a scuola, anche con buoni risultati, ha una famiglia e degli amici. Quindi studio, uscite, chiacchiere ed una grande passione per il calcio. Ma se zumiamo un po’ con l'obiettivo sul suo mondo si scoprono le crepe, le opacità, la desolazione che lo circonda. La sua famiglia è una sciagura. Non ha difficoltà economiche e casa sua, che lui chiama reggia, è molto grande. Il vero problema è chi la occupa. Il re e la regina sono genitori anaffettivi che di lui non si interessano minimamente, il principe e la principessa sono fratelli maggiori con i quali non ha nessun tipo di rapporto, se non per gli insulti e le botte che riceve quando casualmente li incrocia. La scuola poi è un luogo dove si dovrebbe solo apprendere, invece spesso diventa il luogo dove si devono sopportare i soprusi dei bulli. Dove spesso ci passano accanto le vite desolate di altri ragazzi, compagni e compagne di classe, persi nel loro mondo, pieno di angosce e di noia. Dove spesso i prof svolgono il loro lavoro con lo stesso entusiasmo che hanno gli operai in catena di montaggio. Capita poi che Il Tranquillo faccia amicizia con il Pratico, un ragazzino appartenente ad una famiglia in pessimi rapporti, anzi proprio in guerra con la sua. Loro si ribellano alla logica che li vorrebbe acerrimi rivali e diventano amici. Diventano supporto uno per l'altro, costretti a vivere una realtà che non vogliono e sognano un mondo diverso nel quale diventare adulti. Intorno a loro si muovono personaggi che contribuiranno a farli crescere o che semplicemente saranno testimoni delle loro battaglie. Il Vecchio, il Padre, il Ronin, la Prugna, Tenerasilvia, la Signora. A poco a poco il Tranquillo scoprirà il mondo conoscerà il dolore, l'attesa, la speranza, l'amore, il sesso. Un romanzo che è una poesia dall'inizio alla fine, che con delicatezza, ma anche con cinismo e spietatezza, descrive un mondo così tanto vicino al nostro, anche se noi lo vorremmo distantissimo, che spesso con esso si confonde e si mescola. Una storia che concede una speranza di riscatto per qualcuno e di rovinosa caduta per altri. Così come sostiene a gran voce il racconto, il coraggio e la determinazione possono cambiare un destino già segnato. Un libro, evidentemente, scritto con mano sicura, da un autore esperto, con tanti romanzi e saggi alle spalle. Uno scrittore marinaio che non smette di indagare, scoprire, scrivere e sperimentare. Complimenti per questo romanzo, che ti assorbe e ti cattura l'anima, popolato da personaggi indimenticabili, che ti trasporta in una realtà che in alcuni frangenti affascina ma che non si vorrebbe mai vivere. Si potrebbe dire ancora molto su questa opera. Spunti di riflessione se ne aprono ad ogni pagina ma io preferisco fermarmi qui, invitandovi vivamente a leggere questa storia.
valutazione: più che buono 📘📘📘📘🔖
IL SEGRETO DI MR WILLER C. Maralfa
Il segreto di Mr Willer è l'ultimo romanzo scritto da Chicca Maralfa ed edito dalla Les Flaneurs. Sono sempre molto attento alle pubblicazioni di questa casa editrice fin da quando, qualche anno fa, scopri i romanzi di Davide Bottiglieri. Tre splendide opere. Da allora ho letto moltissimi romanzi, e scoperto validissimi autori che scrivono per Les Flaneurs, avendone sempre grande soddisfazione. Questo romanzo della Maralfa non fa eccezione. Il protagonista assoluto è Mr Willer (al secolo Riccardo Perrone) un web influencer notissimo per il suo canale e la sua trasmissione, Babilonia, su Twich, una piattaforma web che trasmette live video. Mr Willer ha 4 milioni di follower e nella sua trasmissione tratta svariati argomenti di attualità, e non solo, e su tutti ha un'opinione molto personale, e quasi sempre politicamente scorretta. Non è certo un tipo accomodante e poco gli importa di piacere per forza. Anche per questo ha molti haters, odiatori della rete, che non mancano di farle arrivare il loro disprezzo e, sempre più spesso, le loro minacce. Sono gli animalisti, i Vegani, le associazioni LGBT, i novax. Insomma sono tanti che lo detestano per le sue idee ma non smettono di seguirlo. Ma lui non teme nessuno, è un uomo giovane, forte ed affascinante, con un’ossessione per le donne ed il sesso e per la sua ex moglie, Sofia. L’ultima sua idea è quella di organizzare, nella sua città, un etero pride. Il racconto è ambientato a Milano. Una Milano notturna e nottambula dove tutto accade col favore del buio. Pensare che Mr Willer è una persona tutt'altro che stupida. Grande lettore, laureato a pieni voti e interessato ad ogni forma di arte. E’ un grande provocatore, un artista della comunicazione e un perfetto intrattenitore. L'altro grande protagonista del romanzo è il pubblico ministero Roberto Natali, che entrerà in campo quando avverrà uno sconvolgente fatto delittuoso, che darà forma a tutto il racconto. Natali è un uomo con una integrità morale inscalfibile, e per il ruolo che ricopre non potrebbe essere altrimenti. Un uomo corretto e rispettoso, innamoratissimo della moglie Clara. Ma il segreto di Mr Willer è in realtà un romanzo con tanti personaggi, e tutti rivestono una importanza fondamentale per la storia che viene raccontata. Chicca Maralfa ha scritto un romanzo attualissimo, quasi un instant book, per gli argomenti trattati. In esso infatti si parla di piattaforme social, (Twich), appena comparse nella rete, di web influencer, di haters (odiatori), ed aleggia anche come una presenza ingombrante, ma non invasiva, il virus che stiamo a tutt'oggi combattendo. Un racconto che cattura il lettore fin dalle prime pagine e non lo lascia più. Scorrevole e coinvolgente. Una scrittura che regala emozioni e sorprese con un ritmo veloce. Un romanzo che non ha cali di tensione, ma anzi aumenta col progredire della storia. Personaggi tratteggiati benissimo, su tutti Mr Willer ma anche il pm Natali e poi Sofia, Clara e tanti altri. Una storia attuale e molto credibile, addirittura, per qualche verso, reale. Un finale che sorprende ulteriormente e che regala ancora sussulti. Un romanzo che elargisce tanti spunti di discussione, ma che per parlarne si rischierebbe di rivelare troppo della trama. Allora mi fermo, ma vi invito caldamente a leggerlo. Il segreto di Mr Willer è un romanzo non banale, che coinvolge ed intriga. A mio parere c’è un solo passaggio critico, (che non posso ovviamente citare), che però non inficia più di tanto il giudizio finale che rimane, per me, ottimo. Complimenti.
valutazione: più che buono 📘📘📘📘🔖
QUANDO IL DELITTO E' ARTE T. Viganò
Quando il delitto è arte è il secondo romanzo scritto da Tiziana Viganò con protagonista il capitano Adelio Rusconi, e la sua squadra, ed edito dalla Golem. Il primo era stato Sinfonia nera in quattro tempi ed in quella indagine Rusconi era ancora maresciallo. Sono passati 3 anni da allora e molte cose sono cambiate. Sia nella sua vita privata che in quella professionale. In questo romanzo lo vediamo impegnato per risolvere un caso davvero complesso ed inquietante. Tutto ha inizio quando viene scoperto il cadavere di Silvia Leonardi, una psicologa. Il cadavere è composto sul letto in maniera molto particolare. Non ci sono segni di violenza evidenti sul corpo, che è stato truccato e posizionato in modo che l'insieme ricordi una famosa opera pittorica. In più c'è da dire che a quella visione il medico legale, Greta Hofer, ha avuto un crollo emotivo ed è fuggita via, senza fare i rilievi di routine. Cosa le ha causato questa reazione? Rusconi vuole capire cosa sia successo al membro della sua squadra, e scopre che la morte della Leonardi ricorda molto da vicino l'omicidio avvenuto tempo prima della allora coinquilina della Hofer, Lara De Santis. Per quel caso era stato arrestato il suo fidanzato. Per quel delitto, per il quale si è sempre proclamato innocente, l’uomo ha appena finito di scontare 14 anni di prigione. I sospetti cadono ovviamente di nuovo su di lui. Anche perché il modus operandi sembra proprio lo stesso. Ma ha un alibi, se pur traballante. Ci sono quindi molti aspetti da chiarire e la squadra del capitano è chiamata a fare un profondo lavoro di indagine. Intanto gli omicidi continuano, e sono sempre più efferati. Qualcosa non quadra e si deve ricominciare tutto da capo. Rusconi comincia a dubitare delle sue capacità investigative ed attraversa un momento di forte crisi personale. Per fortuna, ma anche per la grande abnegazione della squadra, le indagini imboccano finalmente la strada giusta che li porterà fino al serial killer. La Viganò confeziona un racconto giallo molto accattivante. Pieno di sorprese e di frequenti cambi di prospettiva. Ritmo sostenuto, situazioni coinvolgenti e verosimili. Nessuna evidente forzatura nella trama. Un thriller classico nella accezione più positiva del termine. Un thriller che oltre alle consuete indagini ed agli spietati omicidi del serial killer mette in campo un interrogativo importante. Il colpevole di cruenti omicidi e poi veramente sempre "colpevole"? Senz'altro togliere la vita a qualcuno è sempre comunque un crimine orribile ed ingiustificabile, ma qualche volta chi lo commette lo fa sentendosi praticamente obbligato a farlo, perché, nel suo distorto percorso mentale, non aveva alternative. Chi è stato ucciso, ai suoi occhi, meritava di morire. L'aver subito violenze e soprusi non giustifica la vendetta. Ma non è proprio mai ammissibile? In nessun caso? Chi ha subito violenze fisiche e psicologiche da parte di qualcuno può permettersi di vendicarsi su chi è stato responsabile di quei crimini? Questi comportamenti certamente sbagliati meritano solo biasimo o qualche volta anche pieta e compassione? Sono gli interrogativi che attraverso questa vicenda l'autrice consegna al lettore che è così chiamato in coscienza a dare un parere. In ultima analisi un romanzo ben costruito, non banale che permette di trascorrere piacevoli ore leggendo una storia sempre interessante.
Valutazione: buono 📘📘📘📘
PRISMA G. Morozzi
Dopo aver letto il bellissimo romanzo Andromeda non potevo proprio esimermi dal leggere questa ennesima opera di Gianluca Morozzi, che la segue a breve distanza. Prisma è uscito da poco nelle librerie grazie alla casa editrice TEA, è testimonia una volta di più la grande prolificità ed inventiva dello scrittore bolognese. In questa storia il protagonista si chiama Vilo Vulcano ed è un libraio che, come purtroppo spesso avviene nella realtà, non se la passa granché bene economicamente. Ha ereditato la libreria dal padre che a sua volta era stata affidata a lui dal nonno. Per arrotondare le magre entrate si è inventato investigatore privato. Diventando uno dei migliori sulla piazza, anche se, ovviamente, lavora in incognito. Il compito gli è facilitato anche da una sua particolare caratteristica genetica, non prova paura. Fiuta il pericolo ma non ha timore alcuno. Abita, ed ha il suo ufficio da investigatore, nel retro del locale. Non ha più una casa e neppure un'automobile. Troppe spese, pochi soldi. Vilo in uno dei tanti pomeriggi solitari in libreria riceve la visita di Zelda Versalico, la sorella di un sedicente mago escapologo. Ludovico Versalico, per dimostrare la sua grande abilità di illusionista, aveva studiato un numero sensazionale. Peccato che nulla è andato come avrebbe voluto, risultato: morto stecchito. La polizia ha considerato la sua morte un incidente...sul lavoro, chiudendo tranquillamente il caso. Ma la sorella non si arrende è continua a considerare l'accaduto un omicidio. Ipotesi assolutamente fantasiosa e priva di riscontri. Anche se lei un sospetto ce l'ha. E lo comunica al libraio-detective. La ricompensa è allettante e Vilo, vista la sua precaria situazione economica, non le può negare il suo aiuto. Si mette così in moto alla ricerca di prove aiutato dal suo amico: l'Orrido. Si giungerà alla fine ad un epilogo follemente sorprendente. In pieno stile Morozzi. L'autore ci regala così un'altra perla. Molto diversa da Andromeda ma ugualmente coinvolgente ed avvincente. Un romanzo che fa vivere al lettore un viaggio dove viene continuamente sballottolato tra realtà e sovrannaturale, tra possibile ed inverosimile. Ma dove si trova poi il limite? Quello che non è vero è sempre impossibile? Lo insegnava anche houdini, il più grande escapologo mai esistito. Con i suoi numeri rendeva possibile anche quello che umanamente era impensabile. Il prolificissimo Morozzi è un vero vulcano, geniale per di più. Passa dal thriller all'horror alla commedia al sovrannaturale con estrema disinvoltura e con grandi risultati. Questo romanzo ha un finale apertissimo perché molte cose che nel romanzo sono raccontate hanno bisogno di essere chiarite, portate a conclusione. Aspettiamo quindi con ansia la prossima originale storia con Vilo, l'orrido e tutti gli altri personaggi presenti in Prisma. E chissà dove andrà a parare questa volta. Complimenti.
valutazione: più che buono 📘📘📘📘🔖
LA FORESTA DELLE FARFALLE MONARCA R. Gassi
La foresta delle farfalle monarca è l'ultimo romanzo dato alle stampe da Roberto Gassi, e pubblicato dalla Les Flâneurs edizioni, nello scorso aprile. Il libro rappresenta il prequel del romanzo L'uomo con la testa di scarabeo. Trait d'union tra uno e l'altro sono Erol Ciorba, monsieur Blanche e lo scarabeo, che spinge la palla di sterco. In questo racconto Erol Ciorba è impiegato in una grande azienda che gli permette di viaggiare molto, e di girare per l'Europa in lungo e in largo. Si ritrova spesso insieme al suo collega Lucien, l’unico con cui ha legato, e col quale condivide gran parte delle ore libere dal lavoro. Soprattutto quelle serali, nelle quali sono soliti girare per locali per conoscere ragazze, giovani e disponibili, e trascorrere un po’ di tempo in loro compagnia. Lucien è sposato ed ha due figli, Erol aveva una ragazza, Leila, che lo ha lasciato, ma è difficile liberarsi della sua immagine. La rivede sempre nei volti delle occasionali avventure che ne alleggeriscono la solitudine. Erol non è solo un impiegato modello ma anche un aspirante scrittore. Una storia la sta scrivendo, e la possiamo leggere nei capitoli che si alternano a quelli che raccontano la sua vita di girovago. Il racconto che sta nascendo dalla sua penna vede protagoniste due famiglie nel Messico di fine '800, i Moral e i Renos. Una storia antica d'onore e di sottomissione, tra una famiglia ricca capeggiata da Don Juan e l'altra appartenente al popolo contadino con a capo Pedro. Una storia di pistole d'argento e bandoleri senz'anima, di sceriffi e matrimoni mancati. E le farfalle monarca? Ci sono anche loro e rendono la vicenda magica ed eterea.
Mi rendo conto, ogni volta che mi accingo a farlo, che per me non è mai facile scrivere una recensione di un romanzo di Roberto Gassi. Il medesimo ostacolo lo avevo avuto, volendo far conoscere le mie impressioni, dopo aver letto L'uomo con la testa di scarabeo. I problemi nascono dalla difficoltà di trasmettere le piacevoli sensazioni che ho provato leggendo il libro, grazie soprattutto alle peculiarità della sua scrittura.
Le sue opere non sono inquadrabili in un genere preciso, sfuggono ad ogni classificazione, e nulla di ciò che scrive è banale, o è lì per caso. Ogni frase ha un significato preciso o è metafora di qualcos’altro. E’ come inoltrarsi in un mondo parallelo, con descrizioni e dialoghi originali che rendono la narrazione unica e personalissima. Personaggi che non si dimenticano, come era stato per il lanciatore di fazzolettini di carta del precedente libro. In questo romanzo mi sono rimaste impresse nella memoria, più di altri, Leila, Severina, Alina, personaggi femminili caratterizzati in maniera mirabile. Una sola annotazione mi sento di fare: il romanzo è consigliato solo a lettori “consapevoli”. Voglio semplicemente dire che dai lettori da un libro o due all'anno, quelli che leggono libri solo sotto l'ombrellone o perché scritti dall’influencer del momento, non verrebbe apprezzato come merita. Forse meglio per loro passare ad altro. Magari sbaglio (soprattutto l’autore non sarà d’accordo con me) ma sono convinto del mio pensiero. Gli avvenimenti descritti in questo romanzo sono precedenti a quelli de L’uomo con la testa di scarabeo, di conseguenza può essere benissimo letto prima di quest’ultimo, e poi ultimare la duologia. Complimentissimi a Gassi per l'ennesimo ottimo lavoro.
valutazione: più che buono 📘📘📘📘🔖
SEGRETI CHE UCCIDONO R. Landini
Segreti che uccidono è l'ultimo romanzo thriller consegnato alla Newton Compton da Riccardo Landini e pubblicato dalla casa editrice nel marzo scorso. Il romanzo racconta la terza vicenda con protagonista il restauratore di mobili Astore Rossi. Anche in questo giallo, come nei due precedenti (Il giallo di via San Giorgio e Il giallo della villa abbandonata), la protagonista, insieme ad i vari personaggi, è una casa. Per l'esattezza sono più di una le residenze protagoniste del romanzo, la principale è senz'altro quella di Garbano. Una piccola villetta, persa nelle colline emiliane non molto ospitale, almeno inizialmente (manca l’acqua calda e l’elettricità), ma che Astore saprà rendere vivibile. Astore vi si reca per trascorrere una vacanza. La prima dopo vent’anni di lavoro. Ma andiamo con ordine. Astore è come sempre all’opera nella sua officina di restauratore di mobili antichi, quando riceve, dall'amico Sergio Candurra, una serie di mobili da restaurare, di provenienza ignota. Non è la prima volta che Candurra gli affida dei mobili da far tornare all'antico splendore, per cui Astore non si sorprende più di tanto di quell'arrivo imprevisto. Poi l'amico se ne va e lui prosegue la sua giornata nel laboratorio. Quando finalmente comincerà a valutare il lavoro che quei mobili richiedono e ad ispezionarli più da vicino farà una scoperta che da lì in poi sconvolgerà la sua esistenza. Fin qui il racconto delle prime pagine del romanzo. Il resto ovviamente dovrete scoprirlo voi, leggendo questo avvincentissimo libro. Aggiungo solo che oltre ad Astore il romanzo vede la presenza di un gran numero di personaggi, grandi e anche piccoli. In questo romanzo troveremo un Astore come sempre poco incline ai rapporti umani, e che quando le cose, suo malgrado, cominceranno a mettersi male eviterà come al solito di coinvolgere le autorità, foriere di tristi ricordi, e proverà a cavarsela da solo. I vari “contrattempi” nei quali incorrerà Astore si susseguiranno rapidi, cosi come anche i suoi tentativi di arginarli, donando alla storia un ritmo sostenuto. Non manca nulla in questo racconto: amore, suspense, sorprese, dolore. Un campionario completo di emozioni e di trovate raccontate in maniera rimarchevole. Perché la storia, l'intreccio sono importanti. Fondamentali per tenere avvinto il lettore al libro, ma fondamentale è anche come queste vicende vengono raccontate e leggere i romanzi di Landini, da questo punto di vista, è un vero piacere. Scrittura chiara, termini appropriati, così la lettura scorre rapida e piacevole senza “impuntamenti”. Non mancano momenti ironici e più divertenti che stemperano la tensione del racconto. Un romanzo che non è solo un giallo ma, come nella migliore tradizione delle vicende nel quale è protagonista Astore, regala al lettore tanti spunti di riflessione. Un personaggio particolare, Astore, al quale ci si affeziona immediatamente per quel suo carattere solo apparentemente poco socievole ma che da un grande valore all’amicizia ed all’amore. L’amore per un amico, per una donna, e per la verità. In questa storia scoprirà anche l’affetto che un padre può provare verso un figlio. Avrà modo di capirlo quando il suo amico Sergio, prima di darsi alla macchia, gli affiderà la figlia, Isabella di sette anni. Un finale dolce amaro, forse più amaro che dolce ma che nelle ultime righe riserverà un imprevedibile colpo di scena che regalerà un enorme, e quanto mai necessario, sorriso. In definitiva un libro che non tradirà le aspettative, sempre alte ad ogni nuovo lavoro che Landini pubblica. Complimenti.
DIECI PICCOLI NAPOLETANI A. Vastarelli
Dieci piccoli napoletani è un romanzo giallo scritto da
Antonio Vastarelli ed è stato pubblicato dalla Fanucci a novembre del 2019. È
un giallo, ma irrorato da abbondante ironia e da ottima musica jazz. Il
protagonista è Arturo Vargas, un giornalista in crisi, licenziato dal suo
ultimo impiego. Una mattina riceve una telefonata da una donna che dice di
chiamarsi Paola di Littanic.
Gli comunica
allarmata che qualcuno vuole ucciderla. Gli dice di possedere un elenco di 10
sospetti. La sua richiesta è quella di cercarli e capire se sono loro che la
vogliono morta, in cambio otterrà cinquemila euro per ogni nome che riuscirà a
scovare ed eventualmente a depennare dalla lista. Vargas sente odore di
fregatura ma a quella voce proprio non riesce a dire di no anche perché lei,
dopo avergli dettato il primo nome da cercare, interrompe perentoriamente la
comunicazione. Quindi, non avendo molto da perdere, si improvvisa detective ed
inizia la sua attività di ricerca. Il romanzo, nel titolo, ricorda
immediatamente un celeberrimo libro di Agatha Christie. In effetti, come in
quel romanzo, anche qui 10 persone, le stesse che il protagonista è chiamato a
cercare, scompaiono misteriosamente dopo essere state intercettate. Ma le
similitudini si fermano qui perché poi il romanzo di cui parlo in questa
recensione prende tutta un’altra direzione.
Il libro scritto da
Vastarelli racconta una storia originale e decisamente divertente. Prevede un
gran numero di protagonisti e momenti esilaranti che contribuiscono a
discostarlo molto da quello della Christie. La prima parte è forse un po’ lenta
magari l'inizio, un po’ laborioso, non entusiasma da subito il lettore ma questa
fase è propedeutica ad una seconda parte assolutamente coinvolgente, con un
fuoco di fila di situazioni che si susseguono ad un ritmo molto sostenuto, con
personaggi affascinanti e molto ben costruiti che impreziosiscono il racconto. Come
detto fino ad un certo punto del racconto la vicenda appare abbastanza scontata
e con pochi sussulti ma da un certo momento in poi la storia prende una piega
decisamente più interessante e, con grande brio e dialoghi effervescenti, giunge
ad un finale sorprendente ed anche un po’ amaro. Un libro che intrattiene molto
piacevolmente e lo fa attraverso una scrittura ed una storia che catturano.
Complimenti all'autore che aspetto curioso nella sua prossima opera.
Con Blues per i nati senza un cuore si conclude la trilogia dedicata al Kamikaze di cellophane, Michele Sabella, ed a Elena. La storia e la trama che costruisce l’autore sono come sempre di grande spessore, ma su di essa non mi soffermerò più di tanto. Giusto un accenno, nel quale dico che Michele, che ormai risiede stabilmente in Inghilterra, leggendo un articolo di cronaca nera, su un giornale italiano, apprende la notizia che la “sua” Elena è accusata dell’omicidio del marito. Le circostanze della morte sembrano inchiodarla senza alcun dubbio. Invece Michele di dubbi ne ha tanti, e torna in Italia per cercare di capire come si sono svolti i fatti. Questo è solo l’inizio del romanzo, il fatto dal quale si sviluppa poi tutta la storia, che vede protagonisti, oltre a Michele ed a Elena, un gran numero di personaggi. Il racconto della vicenda narrata nel romanzo termina qua. L’obbiettivo di questa recensione infatti non è quella di raccontare minuziosamente le varie fasi del libro, quanto piuttosto, quella di cercare di trasmettere, attraverso le parole, le emozioni che questi tre libri mi hanno regalato. Questo romanzo poi, in particolare, consolida la mia già grande ammirazione per le notevoli qualità di scrittore di Salamino. Blues per i nati senza un cuore ci racconta di un Michele ormai diventato un adulto consapevole. Ha scelto di mettere grande distanza tra sé ed il male vissuto in Italia, decidendo di migrare nel regno unito e riuscendo a ricostruirsi una vita, seppur sempre discutibile, più solida e determinata di quella di un tempo. Elena invece, diversamente da Michele, non è riuscita a vincere i suoi demoni, che le hanno mandato all’inferno l’anima. In più ha custodito un segreto che, invece di aiutarla a vivere un’esistenza migliore, l’ha condannata definitivamente alla dannazione. Si è legata ad un uomo che probabilmente non la ha mai amata, ma l’ha sempre solo usata per soddisfare le sue perversioni. Elena purtroppo, dopo che la sua vita ha dovuto affrontare situazioni al limite, ed anche oltre, non ha più saputo riprendere in mano la propria esistenza. Michele in questo romanzo dimostra di provare un amore smisurato per lei, la difende, la scagiona, la perdona. E’ consapevole Michele che, malgrado tutto, non può proprio vivere senza Elena, e questa consapevolezza lui ce l’ha da quando lei, dopo averlo conosciuto, non si è voltata dall’altra parte come facevano tutti quando lo incrociavano. Lui era un ragazzo con gravi problemi esistenziali. Lei una ragazza anoressica, che di problemi ne aveva forse ancora di più. Ma lei lo ha accolto, cercando di lenirne le ferite, e da quel momento le loro anime e le loro esistenze si sono mescolate indissolubilmente. La vicenda è ambientata a Milano ed a Ceresio, luogo inventato (ma non troppo). Curioso il momento in cui si svolgono i fatti. Siamo nel 2022, nell’anno post pandemia, della quale si avverte ancora l’eco. Frequenti i flashback ad episodi passati che ci aiutano a capire la vicenda. Salamino ci racconta ancora una volta una storia ad alto tasso emotivo, con un susseguirsi di situazioni che coinvolgono fin dalle prime pagine. Una storia costruita con cura, che fa riflettere. Tanti i personaggi ambigui, alcuni crudeli altri spietati, molti quelli senza un pizzico di cuore. Una storia che non smette mai di sorprendere, che ci fa stare continuamente col fiato sospeso e solo dopo la parola fine ci permette di far calare l’adrenalina accumulata. Blues per i nati senza un cuore si può leggere benissimo anche come romanzo a sé stante, ma io lo considero il momento conclusivo di una storia in tre volumi, per questo invito caldamente ad iniziare dal primo episodio della trilogia (il Kamikaze di cellophane) per poi proseguire con gli altri due (Il margine della notte è il secondo). Vi assicuro che sarà un’esperienza di lettura difficilmente dimenticabile.
valutazione: buono 📘📘📘📘
CON L'ARTE E CON L'INGANNO V. Corciolani
Con l’arte e con l’inganno è l’ultima fatica data alle stampe (e che stampe!) da Valeria Corciolani. L’autrice ligure con questo romanzo fa il suo esordio in una casa editrice mainstream (la Rizzoli), dopo un lungo periodo di gavetta, fatto di pubblicazioni self publishing o con case editrici indipendenti. E non poteva essere altrimenti, dopo i grandi successi di vendite, e di consensi (io sono uno di questi), ottenuti con la serie dedicata ad Alma e Jules. Sei episodi, uno più divertente dell’altro, che gli hanno aperto la strada a questo risultato. Una storia tutta nuova dunque, ed una protagonista inedita ed originale. Partiamo da lei allora, Edna Silvera, storica dell’arte e ottima restauratrice. Una donna non più giovanissima, che cela un sacco di sorprese, che verranno via via svelate durante il racconto dell’avventura che si troverà, suo malgrado, a vivere. Ma andiamo con ordine. Il libro si apre con Edna disperata perché è dovuta correre a casa della mamma, ma non per un evento drammatico, tranquilli, almeno non in senso stretto. Il problema, il grosso problema, è che in quel momento la badante della mamma sta preparando le valigie per fuggire dalle grinfie di Zara, ottuagenaria con un carattere “appena” un po’ spigoloso, che ha già fatto fuggire a gambe levate le cinque badanti precedenti, e con questa fanno sei. Edna non sa proprio più a che santo votarsi per far tornare alla ragione la madre, che ha un’indole a dir poco fumantina e che tratta a male parole tutti coloro che non gli vanno a genio. Questo è solo il primo curioso personaggio che incontriamo nel romanzo, ce ne saranno tanti altri, ma mamma Zara rimane impressa nel cuore di chi legge, e ci rimane anche dopo il termine del libro. Man mano che il romanzo avanza conosciamo sempre meglio Edna, che vive in una villetta non lontano dal mare, ma sufficientemente distante dai bagordi turistici che lei rifugge, con la compagnia di un gatto e di alcune galline, che ascoltano musica anni 80 ed hanno i nomi delle grandi dive del cinema internazionale. Ha abbandonato la sua cattedra all’università per divergenze con il vicerettore e con altri professori, anche se saltuariamente viene chiamata per dei convegni e degli incontri pubblici. Proprio durante i preparativi di uno di questi, dedicato a Dante, scopre il cadavere di un uomo. Un antiquario, o meglio un rigattiere, morto all’interno del suo laboratorio. Da questo punto in avanti si innescano tutta una serie di situazioni spassose e divertenti che porteranno comunque a far chiarezza su quanto accaduto. Anche questo romanzo contiene tutte le peculiarità che si riconoscono alla penna della Corciolani. Brillantezza dei dialoghi e delle descrizioni. Simpatia dei tanti personaggi che intervengono nel romanzo. Molto ritmo e divertimento. Un plauso va anche fatto alla trama che l’autrice mette in piedi. Una storia studiata con cura ed attenzione. Che però diventa, in alcuni frangenti, a mio avviso, anche l’unico difetto del romanzo. Si perché forse le eccessive spiegazioni che riguardano i quadri, con il racconto approfondito dell’origine di particolari tecniche di pittura, hanno appesantito eccessivamente il racconto. Anche se mi rendo conto che erano comunque necessarie, per fornire al lettore le chiavi per comprendere al meglio la vicenda che si stava sviluppando. Il rischio però così è quello di rendere il romanzo un po’ farraginoso e meno fluido. Questo inevitabile piccolo “difetto” non inficia comunque la bellezza di un romanzo che conferma le eccellenti doti narrative della Corciolani. Un ottimo esordio tra i “grandi” quindi, che spero venga presto bissato da una nuova avventura con protagonista Edna Silvera.
Sto sempre attento alle nuove uscite della casa editrice Les Flaneurs. Una casa editrice nata pochi anni fa, ma che già annovera, nel suo catalogo, tanti titoli interessanti e tanti autori molto validi. Quando viene pubblicata una nuova opera, meglio se un giallo o un noir, mi precipito ad acquistarla. Sono certo che ne rimarrò soddisfatto. Molti di questi romanzi sono ambientati in città pugliesi. Luogo di nascita sia della casa editrice sia di molti degli scrittori che ne fanno parte. Questo, in particolare, ha come teatro della vicenda Bari. Senza un motivo particolare mi sento molto vicino a questa città. Non ci sono mai stato, ma sarà per il fatto che è una città di mare, che io adoro, sarà per un’amicizia importante che lì risiede, o sarà per i tanti libri letti che lì sono ambientati, e le cui descrizioni mi affascinano sempre molto, fatto sta che io Bari ce l’ho nel cuore. L’ultima notte, romanzo scritto da Giuseppe Scaglione, offre al lettore una visione particolare di questa città. Lo fa attraverso una storia originale e ben costruita. E’ un giallo, fondamentalmente, ma è anche molto altro. E’ un noir, un libro dalle atmosfere cupe, ma che parla anche d’amore e di sentimenti, che racconta le contraddizioni e le difficoltà di una città dove convivono criminalità e senso del dovere. Il protagonista è Andrea Lamparelli commissario di polizia finalmente rientrato a Bari, sua città natale, dopo molti anni trascorsi a Torino. Appena rientrato viene subito incaricato di indagare su un omicidio avvenuto proprio nei giorni immediatamente successivi al suo arrivo. La persona assassinata si chiama Cesare De Biase, un avvocato civilista con tante zone d’ombra nel suo passato. A dargli man forte ci sono l’ispettore Cascella, l’agente Basile e molti altri collaboratori, che formano da subito una squadra molto affiatata che non tarderà ad ottenere importanti risultati nelle indagini. Siamo nel periodo di ferragosto, il personale è poco ed anche per questo gli verrà assegnato anche il caso di una ragazzina arrivata in ospedale in condizioni molto precarie, con segni di percosse e di torture, portata da una donna che si è subito dileguata. Due casi che mettono in discussione tante sue certezze. La città di Bari come la conosceva lui non esiste più. Negli anni si è trasformata. Cosi come le persone ed i luoghi che lui frequentava. Indagando per risolvere questi due casi si rende conto che, nascosta tra le sue pieghe, la città cela tante attività illecite e tanti personaggi equivoci. Dalla semplice criminalità, alla corruzione, all’usura, allo spaccio ma anche a situazioni molto più tristi come la prostituzione minorile e la pedofilia. Una Bari che stenta a riconoscere, affascinante nei suoi paesaggi e nei suoi storici vicoli e ripugnante per la presenza di famiglie mafiose e amministratori corrotti. Il commissario, svolgendo le indagini, conoscerà anche molte donne che lo affascineranno e gli faranno riscoprire la voglia di amare e di provare emozioni. Incontri che gli porteranno non solo notti appassionate ma anche pensieri che lo metteranno di fronte alla scelta di vivere in coppia o di proseguire in un’esistenza solitaria, solo dedita al lavoro. Un noir ben costruito dall’autore con protagonisti che si fanno ricordare con piacere, storie che coinvolgono anche se forse rendono la trama gialla un po’ marginale. Ma sono certo che l’intento di Scaglione fosse proprio questo. Scrivere una storia drammatica e dolente, con risvolti duri, che attraverso un fatto delittuoso, tenuto sullo sfondo, evidenziasse le contraddizioni della città in cui vive. Lo ha fatto dando voce a personaggi ben tratteggiati, soprattutto il commissario Lamparelli, che stenta a riconoscere la città in cui è nato e che vuole, attraverso il suo lavoro, rendere migliore. Una visione della città amara dove si salvano poche cose e tra questi certamente ci sono i rapporti umani. Un plauso all’autore che con Lamparelli ha dato vita ad un commissario molto interessante che spero di ritrovare ancora.
valutazione: buono 📘📘📘📘
PICCOLA LIBRERIA CON DELITTO E. Molini
Un romanzo, questo, che nasce dopo la positivissima esperienza che Elena Molini ebbe col suo precedente libro, Piccola farmacia letteraria, col quale ebbe un ottimo riscontro di pubblico e di critica. Come allora esce un po’ in sordina, se pur pubblicato da una grande casa editrice come la Mondadori. Forse la causa è da ricercare nel nome dell’autrice, non di forte richiamo (parlo dei più, non certo di noi appassionati lettori) o forse per il profilo basso che intende tenere, comunque, malgrado il successo, la Molini. Vi assicuro però che anche questo romanzo dal titolo Piccola libreria con delitto non è affatto male, anzi. L’autrice in questo secondo libro ha voluto dare un’impronta più gialla al racconto mantenendo comunque, fondamentalmente, una veste di commedia brillante alla storia. I personaggi principali sono praticamente gli stessi. La protagonista assoluta è Blu Rocchini, la titolare di una libreria pensata come una farmacia, che attraverso il suggerimento di adeguate letture cura le ferite dell’anima e del cuore. Una ragazza semplice, Blu, altruista e, come la gran parte dei giovani, un po’ confusa su chi sia, o debba essere, il suo compagno ideale. Una ragazza con un forte senso dell’amicizia, che va al di là di ogni altro rapporto. Così è anche per chi ha deciso che poteva fare a meno di lei, come la sua amica d’infanzia Rachele che negli ultimi tempi è completamente sparita. Rachele però cerca improvvisamente il suo aiuto, e lo fa per un motivo molto serio. La supplica di aiutarla a scagionarsi dall’accusa di omicidio del suo attuale compagno. Blu, pur non sapendo neppure da dove iniziare, si dà immediatamente da fare. Ingaggia un avvocato ed inizia ad indagare. Un giallo declinato al femminile dove gli uomini hanno solo un ruolo di contorno. Le vere protagoniste sono le ragazze che a vario titolo frequentano la libreria, ci sono: Chiara, Mia, Carolina, Sery ma poi anche, grazie ai “giovedì delle cose non dette” un appuntamento di lettura e non solo, promosso dalla libreria, Rubina, Ginevra, Arianna, Cleo, Ludovica. Poi c’è Tilde, la nonna di Blu, e ancora Giulia, Melissa ecc. Insomma un racconto che parla di pensieri e di situazioni colorati di rosa nei quali mi sono sentito, comunque, da subito a mio agio. Pochi dicevo i personaggi maschili e quasi tutti di passaggio. Il più importante è sicuramente Giulio Maria, un caro amico di Blu, titolare del bar che sta accanto alla libreria, un altro ruolo importante lo ricopre l’ispettore Portelloni e poi ci sono Manfredi, Arno, Filippo ma tutti, appunto, con un ruolo abbastanza marginale, tranne qualche eccezione. Quindi un giallo ma con varie sfumature, tutte date da colori chiari e vivaci mescolati tra loro da una buona dose di ironia e di leggerezza. Una storia che non faccio fatica ad ammetterlo, mi ha sorpreso. Mi ha tenuto piacevolmente compagnia e mi ha fatto apprezzare un’autrice che non conoscevo. Un racconto che tiene per la seconda metà le sorprese e le emozioni più grandi, ma che anche nella prima parte si fa apprezzare senza sforzo. Blu è una ragazza piuttosto singolare anche se comune a molte sue coetanee. Un personaggio indovinato che ha secondo me ancora molto da dirci. Una storia tutta da scoprire e da leggere giusta per questa stagione di sole e di mare. Complimenti alla Molini che aspetto ora con curiosità per leggere il suo prossimo lavoro letterario.
Vieni come sei è il titolo dell'ultimo romanzo scritto da Claudia Maria Bertola e pubblicato da Morellini editore. Si tratta di un giallo, ma non solo. Anzi, per me rappresenta molto di più che un semplice giallo. Siamo al cospetto di un altro splendido esempio di giallo "sociale", come avevo già definito l'ultima fatica di Mario Mazzanti (Mistero a Chinatown). La Bertola lo dice chiaramente nelle note conclusive del romanzo. Questo libro è un omaggio a tutti i clochard che vivono con grande dignità la loro condizione, e soprattutto ad Ibrahim ed Aurelio, senzatetto anche loro, conosciuti dall'autrice in un piccolo parco di Milano. Li ha fatti diventare protagonisti di questo giallo, con un'ottima trama ed un ottimo intreccio narrativo, che restituisce attenzione ai più sfortunati ed emarginati, ai cosiddetti barboni, che il più delle volte sono persone miti, “solo” con una storia particolare (spesso drammatica) alle spalle. La protagonista principale è la stessa del precedente romanzo della Bertola, Vernice nera, Marina Novembre. Marina non è un’agente di polizia, tanto meno un commissario, ma nella vita si occupa di comunicazione, anche se ora ha ereditato e gestisce un rifugio in alta montagna sulle dolomiti. Adesso si trova Milano per le feste di natale, in attesa di riprendere la sua attività al rifugio. Una Milano gelida, che diventa presto anche lei protagonista del romanzo, con le descrizioni puntuali ed approfondite che ne fa la Bertola, in particolare dei suoi parchi cittadini delle sue strade e dei suoi luoghi di ritrovo. Città costantemente sotto una abbondante e fitta nevicata che ne confonde i contorni e la rende ancora più misteriosa ed enigmatica. Marina riceve una richiesta di aiuto dalla sua amica Flavia. Vuole che Marina trovi il modo di scagionare Ibrahim Taia, un senzatetto, al quale portava spesso té caldo e coperte, dall'accusa di omicidio. Un brutale omicidio, perpetrato su una diciannovenne, al parco Marinai d'Italia, dove lui ed i suoi fratelli di sventura avevano trovato rifugio in questo rigidissimo inverno. Flavia non può credere che una persona gentile e colta come Ibrahim possa aver compiuto un atto del genere, anche se le prove a suo carico sembrano schiaccianti. Marina inizia ad indagare...Marina è un personaggio che io ho amato da subito e va dato grande merito alla Bertola per averlo creato. Non è una wonder woman, non è una donna tutta d'un pezzo. Marina è una "ragazza" di 47 anni con una dolorosa forma di artrite reumatoide alle mani che le deformano, le arrossano. Non si arrende dinanzi alla malattia ed agli ostacoli che la vita le presenta, anzi la motivano ancor di più, sempre ostinata e determinata a conoscere la verità delle cose. In amore non tutto va per il verso giusto, anzi. E non potrebbe essere altrimenti se a 47 anni si ritrova sola a gestire un rifugio di alta montagna. La Bertola, con questo lungo e particolareggiato romanzo, mette in campo una ottima trama gialla, con tante sorprese ed imprevedibili colpi di scena. Il suo stile invoglia la lettura, regala ritmo e interesse. L’autrice riesce sapientemente nell’intento di abbinare una vicenda con protagonista la suspense con un racconto che getta uno sguardo dolce e amorevole a tutte quelle persone sfortunate che per qualche triste ragione si son ritrovate a vivere di espedienti, o che, come i rider che consegnano cibo a domicilio, si ritrovano a dover sbarcare il lunario con stipendi da fame, correndo rischi gravissimi, percorrendo le strade della città in sella alle loro bici. Persone che il più delle volte vivono sommessamente e con grande dignità la loro condizione. Un romanzo assolutamente da leggere. Complimenti all'autrice.
Valutazione: buono 📘📘📘📘
LE LACRIME DEL COMMISSARIO S. Cova
Le lacrime del commissario è l’ultimo romanzo scritto da Sergio Cova e pubblicato da Morellini. Il personaggio principale è il commissario Scalabrin. Riappare dopo otto anni dalla sua ultima indagine (Una via d’uscita) ma ritorna in ottima forma. Forse non quella fisica, a causa di una lesione alla gamba, (che si procura all’inizio del romanzo e che lo obbligherà a compiere le indagini aiutandosi con un bastone per camminare), ma certamente quella che più serve agli investigatori, cioè quella mentale, dove l’intuito e il coraggio sono essenziali. Scalabrin anche in questa dolorosa storia è supportato dal fido ispettore Patuzzi, dal vice commissario Mutti e dal resto della squadra: dal dottor Guerini, medico legale, e da Marco Berzi capo della scientifica. La vicenda si consuma a Samagno, paese nei pressi di Varese, affacciato sul lago Maggiore. Siamo a dicembre, la neve e il freddo la fanno da padroni. Scalabrin abita con la compagna in un antico casolare dell’ottocento ristrutturato, e riportato all’antico splendore, con grande fatica e sacrificio. Una notte di fine novembre viene chiamato, insieme alla sua squadra, ad intervenire sul luogo del ritrovamento di un’auto data alle fiamme, ed il cui successivo incendio è stato da poco domato dai vigili del fuoco. Sono stati chiamati in seguito alla triste scoperta fatta dai pompieri dopo aver spento l’incendio: all’interno dell’auto c’è un corpo carbonizzato e dalle prime indagini tutto fa supporre si tratti di Caterina Sala, giornalista di cronaca nera del giornale locale. Per Scalabrin la Sala non è una giornalista qualunque. E’ una donna che non gli ha mai nascosto il suo amore, benché non corrisposto. Lo intervistava spesso e anche se non la conosceva bene le era molto affezionato. Da questo inquietante ritrovamento parte un’indagine che vedrà impegnata tutta la squadra, e non solo. Per Scalabrin i momenti di disagio e di dolore aumenteranno ad ogni nuova scoperta fatta dall’inchiesta. La sua pazienza e la sua tolleranza verso la crudeltà dell’essere umano saranno messi a dura prova. Ma soprattutto ciò che subirà i maggiori danni sarà la sua emotività e il suo stato d’animo. Scoprirà cose sconcertanti che lo manderanno in crisi. Ma anche grazie alla sua grande forza di volontà riuscirà a superare questi difficili momenti. Scalabrin con determinazione renderà giustizia a tutti coloro che avranno subito atroci dolori. Cova scrive un giallo molto coinvolgente, prendendo spunto da un fatto reale (come evidenzia lui stesso nelle note finali del romanzo), costruendoci attorno una storia emozionante piena di sorprese e di momenti avvincenti. Tutti i personaggi sono tratteggiati con grande cura e sono tutti funzionali alla vicenda che viene raccontata. Il ritmo è sostenuto e il lettore non si annoia mai, continuamente stimolato da nuove situazioni che Cova, con grande abilità, crea in rapida successione. Un plauso sincero all’autore, che scrive con successo ormai da alcuni anni. La sua scrittura, pulita e sicura riesce a trasmettere la voglia di leggere, con grande partecipazione, dall’inizio alla fine della storia che racconta. Alla prossima Scalabrin (magari un po’ prima di otto anni), complimenti.
valutazione: buono 📘📘📘📘
IL CANTO DELLA FALENA M. E. Aloisi
Il canto della falena è il romanzo col quale l’autrice, Maria Elisa Aloisi, ha vinto il premio Alberto Tedeschi 2021. Il concorso dà l’opportunità, al primo classificato, di essere pubblicato nella prestigiosa collana Giallo Mondadori. Un premio di grande valore, che ha visto vincitori scrittori che poi sono diventati notissimi nel genere del giallo/thriller, e che quest’anno ha visto vincitrice appunto la Aloisi, con questo bellissimo giallo giudiziario. La protagonista si chiama Ilia (Emilia) Moncada. Un avvocato penalista che lavora nello studio Marra. Gli avvocati Marra, padre e figlia, sono specializzati in cause civili, ma con l’assunzione della Moncada hanno deciso di aprire lo studio anche alle cause penali. Il caso che gli viene chiesto di affrontare dalla sua socia, e amica, è quello che vede come imputata la moglie di un noto commercialista. Il caso è diventato di interesse nazionale e di conseguenza la pubblicità per lo studio sarebbe tanta. Speranza Barone, questo il nome della presunta colpevole, un avvocato in realtà già lo ha, ma è un vero pasticcione, e sta portando avanti la causa in modo piuttosto approssimativo, pur credendosi un principe del foro, ed è per questo che la famiglia Barone ha chiesto aiuto allo studio Marra. Speranza è accusata dell’omicidio di suo marito, Adriano Politi, avvenuto nella loro villa a Nicolosi con due colpi di pistola. Il caso si presenta da subito disperato tanto che la Moncada non lo vorrebbe accettare. Per giunta il pubblico ministero lei lo conosce bene, e non ci vorrebbe proprio avere nulla a che fare. Ma dopo le estenuanti insistenze della sua collega a malincuore accetta, anche spinta da un senso di riconoscenza. Da questo momento iniziano per lei i veri grattacapi, dovuti alla complessità del caso ed alle reticenze dell’imputato e dei suoi familiari. Il giallo è ambientato in una Catania da cartolina durante un autunno inoltrato, ma ancora piuttosto caldo. Ilia è un avvocato determinato, e dal grande intuito che nel suo lavoro ha che fare con pubblici ministeri, giudici, strategie processuali, ma che nella vita è tutt’altro che una wonder woman. Ama il suo lavoro, e lotta tirando fuori gli artigli per dare giustizia ai suoi assistiti, ma nella vita di tutti i giorni però appare spesso impacciata, qualche volta anche un po’ goffa, non frequenta palestre, non ama apparire ed anche fare la spesa può diventare un impegno gravoso, preferisce il divano e una serie tv agli apericena, spesso sconta qualche piccola debolezza, ed ha un amore assoluto per la zia Ofelia, che l’ha cresciuta come una mamma. La Aloisi è un avvocato penalista, specializzato nei casi di violenza di genere, che prendendo in parola l’assunto che dice di scrivere solo di cose che si conoscono bene, senza inutili orpelli ma descrivendo semplicemente la realtà che ti circonda, ambienta il suo giallo nelle aule di tribunale, che lei frequenta abitualmente, descrivendo in maniera coinvolgente strategie e piani difensivi. Lo fa attraverso una storia che si ama sin dalle prime battute grazie ad una scrittura semplice, che conquista. Scrive un giallo mirabile con perfetti incastri narrativi, pieno di colpi di scena e di sorprese fino alle ultimissime pagine. Crea personaggi che si fanno ricordare, caratterizzati benissimo. Una vicenda semplice ma non banale, mai scontata, scritta con freschezza ed una punta di humor, quanto mai necessario soprattutto nei thriller. A noi lettori non rimane che sperare che Il canto della falena sia solo il primo di tanti romanzi con protagonista l’avvocato Ilia Moncada, personaggio di cui vorrei sentire parlare ancora a lungo. Complimenti all’autrice.
valutazione: buono 📘📘📘📘
IL NERO STA BENE SU TUTTO L. Irdi
Il nero sta bene su tutto è il secondo romanzo con protagonista la pm Sara Malerba. A scriverlo, come il precedente (Operazione Athena), è stato Luigi Irdi, giornalista e scrittore. Il romanzo è edito dalla casa editrice Nutrimenti. Alla stazione di Torre Piccola, località di mare vicino a Roma, in un luglio rovente ed affollato di turisti, viene trovato il corpo senza vita di una nota fashion blogger. La donna, che si chiama Viviana Malingri, aveva creato un noto marchio di abbigliamento ed era molto seguita anche sui social media. La sua morte è inspiegabile e le modalità con la quale è avvenuta sono ancora più enigmatiche. Non sarà semplice per il sostituto procuratore Malerba risolvere il caso, dovrà dar fondo a tutte le sue capacità investigative ed al suo intuito. Sara si avvale di un team di collaboratori molto capaci e devoti, su tutti il maresciallo Berardi, un omone molto protettivo, nei confronti della pm. L’autore tratteggia un personaggio, Sara Malerba, molto particolare, che aveva già colpito nel primo romanzo per le sue peculiarità. Un procuratore sempre molto attento e capace nel lavoro di indagine ma che nella quotidianità sconta qualche debolezza. Ha una vita sentimentale un po’ precaria, ed anche la sua vita di tutti i giorni, fuori dalle aule di tribunale, non è priva di contrattempi e di piccole manie. Ha paura di percorrere le autostrade e degli spazi aperti. In più ha un dialogo serrato con la madre, che la incita e la sprona a fare sempre meglio. Un racconto scritto con molta attenzione, confezionato con cura e con un editing scrupoloso, che rendono la lettura scorrevole e molto piacevole. Oltre a Malerba il romanzo vede coinvolti un altro gran numero di personaggi, tutti perfettamente calati nella storia. Non ci sono forzature o situazioni inverosimili. Il libro poi affronta argomenti molto attuali che lo rendono, anche per questo, molto interessante. Non ci sono situazioni particolarmente cruente o momenti sorprendenti, ed è questa forse l’unica pecca che qualche lettore può riscontrare. Il nero sta bene su tutto è un buonissimo romanzo giallo, con una trama ed uno sviluppo della storia che non smette mai di interessare e con un sottile humor che pervade tutte le pagine. Ma certo non è un libro che regala grandi emozioni o momenti di pathos. Ma non credo fosse questo l’obbiettivo di Irdi. Secondo me, l’intento principale dell’autore era “solo” quello di creare un nuovo coinvolgente caso per Sara Malerba, una figura investigativa particolare, un po’ diversa dai soliti commissari ed investigatori privati. Un personaggio che, al di là del caso su cui indaga, le permette anche di parlare dei sottili meccanismi processuali e dei precari equilibri su cui si basa la magistratura, ambiente che lui conosce bene essendosene occupato a lungo nella sua veste di giornalista giudiziario. Risultato, a mio avviso, perfettamente centrato. Sara Malerba conquista per la sua semplicità e freschezza, per le sue capacità ma anche per le sue debolezze. C’è una frase che Luigi Irdi fa dire ad un personaggio del romanzo che ha parer mio vale la pena riportare. Racchiude l’essenza stessa della vita è rende chiara anche la bellezza del libro. La frase è questa: “Vedi Saretta, qui è il tuo errore. Non bisogna chiedersi cos’è la felicità. La domanda vera è cos’è l’infelicità. Una volta definita quella, tutto il resto è felicità”. Ancora complimenti a Irdi e lunga vita a Sara Malerba che spero di rincontrare presto in una prossima indagine.
Valutazione: più che discreto 📘📘📘🔖
LA REGOLA DEL RISCHIO M. Severgnini
La regola del rischio è il secondo romanzo scritto da Matteo Severgnini con protagonista Marco Tobia. Tobia ora è un investigatore privato che vive nell’isola di San Giulio, nel lago D’Orta. Prima Marco era un valente ispettore di polizia, poi un fatto drammatico lo ha costretto ad abbandonare l’arma. Nell’isola vive solo lui oltre a delle monache di clausura, chiuse nel monastero Mater Ecclesiae. Marco Tobia è nato dalla fantasia e dal talento di Matteo Severgnini, scrittore e autore radiofonico. È un personaggio unico e molto originale. Tobia ama la solitudine o semplicemente se l’è imposta, divorato dai sensi di colpa e dalla sua malattia: la sindrome di Tourette. Invalidante, e che crea imbarazzo a chi assiste agli improvvisi spasmi e scatti a cui è soggetto. Tobia vive solo ma ha una fidanzata, Clara, che lui adora ma che a causa del suo lavoro (escort di lusso) rende molto complicato il rapporto e quasi impossibile la convivenza. Ha due amici fraterni: Anselmo, sempre alla ricerca di parole desuete, che è anche il suo fedele “barcaiolo”, e l’ispettore Antonio Scuderi, costretto a muoversi su una carrozzina. Marco Tobia è un essere imperfetto, ha tante manie (fuma spinelli) ed ha un passato doloroso a cui rende conto ogni giorno. Ma è un grande investigatore, la gente lo sa e spesso gli chiede aiuto per risolvere anche casi spinosi. Tobia in questo romanzo a due “casi” su cui indagare. Nel primo deve capire meglio le circostanze col quale è avvenuto l’arresto di una cara amica di Clara, fermata alla dogana di Chiasso e trovata in possesso di una grossa quantità di droga. E’ veramente colpevole o qualcuno l’ha voluta incastrare? Nel secondo deve aiutare la piccola Alice nella sua ricerca della tana del drago del lago d’Orta. Una ricerca non facile, in cui metterà tutto sé stesso. Il romanzo scritto da Severgnini cattura da subito l’attenzione. Sia per i personaggi singolari che lo animano sia perché è scritto molto bene. Scorre tutto in maniera mirabile, forse la prima parte è un po’ lenta, ma il romanzo non ci mette molto a diventare coinvolgente ed anche divertente. Le sorprese sono numerose è tengono alta l’attenzione di chi legge. Forse manca, per quelli che sono i miei gusti, un po’ di pathos, ma ovviamente la mia rimane una valutazione soggettiva. La regola del rischio, a mio parere, è un ottimo giallo ben sviluppato e che non ha situazioni inverosimili o forzature, che lo rendano poco credibile e questo, per me, è un suo grande punto di forza. Particolare anche l’idea di ambientare le avventure di Marco Tobia in un luogo assolutamente reale. Spesso si “utilizzano” luoghi di fantasia per meglio adattarli alla storia che si vuole raccontare. In questo caso non è così, tutto è vero e anzi le descrizioni, sempre molto accurate, del lago e dei luoghi che vi si affacciano regalano maggior fascino al racconto. Le varie deduzioni a cui giunge Tobia sono sempre logiche e ben spiegate. Nulla è lasciato al caso ogni situazione trova una soluzione. Il finale rimane aperto per una nuova eventuale storia con protagonista Marco Tobia, ed io mi auguro fortemente che sia così. Complimenti. Nota margine, ma non irrilevante per chi scrive, Severgnini dedica alcune poetiche pagine al grande Torino, perito nella tragedia di Superga; dimostrando di essere, come me, un fervente cuore granata. Grazie anche di questo.
Valutazione: buono 📘📘📘📘
IL SEGRETO DELLA MADDALENA A. Giannelli
Il segreto della Maddalena è l’ultimo romanzo di Annalaura Giannelli, edito dalla casa editrice Les flaneurs. In questo nuovo lavoro la Giannelli cambia molte cose rispetto al percorso tracciato fin ora. I precedenti romanzi infatti erano storie nelle quali emergevano figure di donne coraggiose e risolute, erano prettamente appartenenti al genere narrativo ed erano stati pubblicati dalla casa editrice Adda. Il segreto della Maddalena invece è un mistery, o un giallo parlando più genericamente. Viene pubblicato dalla casa editrice Les flaneurs ed ha per protagonista un investigatore privato, Andrej Lupo. L’unica cosa che rimane simile ai suoi precedenti romanzi e l’emergere di figure di donne carismatiche e con grande forza morale. Il racconto inizia dalla richiesta che un noto imprenditore siciliano fa all’investigatore privato Andrej Lupo, quella di ritrovare, vivo o morto, il suo adorato figliolo Saro. Il ragazzo è scomparso durante un’uscita in mare con la sua barca. Il veliero viene ritrovato ma di lui non ci sono tracce. Andrej accetta l’incarico. Lupo si avvale della collaborazione di una donna, bella quanto enigmatica, con un passato doloroso alle spalle, una sensitiva, Karina Sanchez. Gino Santagata, il padre del giovane scomparso, è un imprenditore che gestisce la sua azienda con polso, imponendo a tutti la sua volontà. Arriva da una famiglia povera, ha creato da solo il suo impero ed ora lo gestisce anche con arroganza. Pretendendo che tutti si attengano alle sue disposizioni. Cerca in tutti i modi di coinvolgere i figli nella gestione della società ma Saro si è sempre dimostrato riluttante ed ora è scappato, o è stato fatto sparire. La Giannelli costruisce una vicenda molto intrigante, coinvolgente, che non smette mai di interessare. Col progredire delle indagini vengono svelati molti misteri e molte situazioni, che ancora oggi creano grande dibattito. Una di queste è la figura di Maria Maddalena, che ci hanno sempre fatto credere fosse una prostituta redenta da Gesù. Ma in realtà non è così. Attraverso questa vicenda viene portata alla luce una verità ai più sconosciuta. Lo studio dei vangeli apocrifi, ai quali l’autrice si è dedicata per molto tempo, porta alla scoperta di verità che ci sono state nascoste dalla dottrina ufficiale. Ma le figure di donna che vengono raccontate sono più di una, confermando la sua vocazione all’esplorazione dell’animo femminile. C’è Concetta, la madre di Saro, donna che custodisce un segreto che si perde nei secoli. Una donna anch’essa coraggiosa, risoluta. C’è Mariagrazia, la segretaria di Gino, una donna devota al proprio capo ed al lavoro. Il romanzo ha un ritmo sostenuto, la descrizione dei paesaggi siciliani poi sono sempre affascinanti, raccontano di una Sicilia misteriosa, che nasconde piccoli e grandi segreti. Complimenti meritatissimi alla Giannelli che attraverso un giallo moderno che intriga e interessa racconta di figure lontanissime nel tempo, controverse e a cui è stata cambiata la loro stessa esistenza. Una storia che unisce presente e passato entrambi legati dal mistero e dal segreto. In ultimo si può affermare con convinzione che questo cambio di rotta, anche se, a mio avviso, solo parziale, ha dimostrato la grande capacità di scrittrice e di divulgatrice di Annalaura Giannelli la quale spero non abbandoni immediatamente la figura di Andrej Lupo e con lui ci faccia vivere altre emozioni. Complimenti.
valutazione: buono 📘📘📘📘
Quando ho richiesto con forza (alla redazione del blog) la possibilità di leggere questo incan...questo romanzo non ho detto che lo conoscevo già. Un dettaglio che ho omesso. In effetti lo avevo già letto. Ma è talmente bello che ho voluto rileggerlo con questa nuova veste, che gli ha dato la casa editrice Golem. A me non sembra sia cambiato molto (forse per nulla) dalla sua prima uscita. Gli è stato modificato solo il titolo. Ma andiamo con ordine. Questo romanzo era già stato auto pubblicato dal suo autore, Mattia Bagnato, nel 2020 col titolo L'innocenza non esiste. All'epoca dovette utilizzare la strada del self publishing perché non aveva trovato nessun editore, tra quelli da lui interpellati, disposto a pubblicarglielo. Io all'epoca lo lessi e ne rimasi conquistato. Le predissi grandi fortune con questo libro perché non poteva essere altrimenti. Gli dissi: sono certo che l'auto pubblicazione di questo libro che hai scritto, e che si è resa necessaria per far conoscere il tuo romanzo, sarà solo una tappa, presto una casa editrice lungimirante si accorgerà di questo tesoro e lo ripubblicherà e la tua storia approderà finalmente nelle librerie dove merita di stare e dove il grande pubblico dei lettori potrà testare il tuo talento. Il mio era un semplice augurio ed un auspicio perché nella mia piccola esperienza di lettore di autori capaci che non hanno avuto la possibilità di emergere ne ho visti più di uno e mi sarebbe dispiaciuto molto fosse toccato anche a lui. Ora è stato ripubblicato dalla casa editrice Golem, con un nuovo titolo, Il caso Innocence. Finalmente è arrivata la svolta tanto attesa. Sono stato quindi (facile) profeta e sono molto felice di questo. Passo ora, senza altri indugi, a parlare del libro. La storia che viene raccontata nel romanzo ripercorre la vita di Clara Innocence, dal suo primo giorno di scuola alla sua età adulta nella quale ha vissuto tanti momenti drammatici, tanti soprusi, tanti rovesci portati dal destino che l’hanno indotta ad avere spesso comportamenti irrazionali o dettati dalla disperazione. Ora si trova in carcere perché condannata alla detenzione con l'accusa di omicidio. Clara racconta la sua vita ad una psichiatra forense, Eleonor Page, la quale dovrà stilare una relazione sul colloquio avuto. In base a quello che ascolterà dovrà decidere se ritenere l'imputata sana di mente o meno. E non è una differenza di poco conto quella che passa dall’essere rinchiusa in un manicomio criminale o “solo” in una squallida cella per il resto dei suoi giorni. Un racconto doloroso, pieno di sorprese e di momenti drammatici a cui la dottoressa spesso stenta a credere. Questo è l'inizio della vicenda di più non svelo per non togliere il gusto della lettura. In questo momento mi preme molto di più cercare di trasmettere tutto lo stupore che mi ha suscitato la lettura di questo romanzo. Perché di sensazioni ne ho provate tante e tutte positive. Il libro ti cattura fin dalle prime pagine, non lascia scampo al lettore, ti avvolge e ti conquista. Il racconto della vita di Clara inquieta ma nello stesso tempo non ti permette di staccare per troppo tempo gli occhi dalle pagine. Clara vive con la famiglia a Emerald falls una piccola cittadina che emana negatività e dolore. Emerald Falls conserva sempre, nei racconti di Clara, qualcosa di inquietante, qualcosa di malato che la rende pericolosa e maledetta. Un luogo dove il male attecchisce facilmente favorito da qualche forza oscura e malevola. Abitata da persone malvage, ambigue e colpevoli. Si perché nessuno dei protagonisti del libro si può considerare un personaggio positivo. D'altronde come recitava il titolo originale del romanzo l'innocenza non esiste. E ne sono prova "vivente" gli abitanti stessi della cittadina. Non sono innocenti Sammy e sua madre Cindy. Non è innocente big Joe, né tanto meno Albert, Smitty o Alan Bronson, ma neanche Frank o Bobby. Hanno tutti le mani sporche. Hanno tutti una condotta deplorevole che porterà solo dolore e sgomento. Il libro è scritto in modo mirabile le sorprese e le emozioni si susseguono ininterrotte. Dopo un po’ che si legge, per me è stato così, bisogna prendersi una pausa per lasciar defluire l'adrenalina accumulata. Un finale che non lascia scampo ai protagonisti. Cinico e doloroso. I finali che io amo di più. Un libro che rispecchia perfettamente i miei gusti, modellato sulla mia pelle di lettore. Il manifesto di come deve essere un romanzo per piacermi, senza se e senza ma. Nulla di quello che c'è scritto si può considerare fuori registro. Tutte le vicende sono estremizzate ma nulla è inverosimile. Un romanzo che invito tutti a leggere se non altro per verificare le mie parole e potermi contestare, eventualmente. Sono pronto a tutto ma leggetelo ne vale veramente la pena. Con solo due postille: la prima, astenersi amanti dei romance sdolcinati e quelli che amano i finali zuccherosi. La seconda, preferivo il titolo originale del libro (L'innocenza non esiste) a quello dategli dalla casa editrice (Il caso Innocence). Unica pecca, un dettaglio.
valutazione: ottimo 📘📘📘📘📘
LA BAMBINA DI CERA R. Castelli
Ci sono degli autori che hanno una capacità incredibile. Quella che leggendo un loro libro, magari l'ultimo, appena uscito come in questo caso, ci fanno risentire come a casa. Al sicuro. Tra gli affetti più cari. I quali sai che non ti deluderanno mai. Magari dall'uscita del loro ultimo romanzo è trascorso un anno, nel quale hai letto altre decine di libri, viaggiando per il mondo, conoscendo personaggi incredibili, leggendo storie che ti hanno fatto sognare, arrabbiare, rabbrividire, ma quando dopo tanto tempo esce un loro nuovo libro, che desideravi fosse lì con te da subito dopo aver finito il precedente, avverti nuovamente il sapore di casa, della solidità degli affetti sinceri. Ti senti come se la tua esistenza sia, malgrado tutto, felice, contornata dalle certezze della quotidianità. Tutte queste sensazioni le ho avvertite dopo aver terminato il secondo romanzo giallo scritto da Roberta Castelli, ed edito dalla Golem, con protagonista il commissario Vanedda. Un romanzo che attendevo con trepidazione già da subito dopo aver letto le gesta raccontate nella sua prima indagine. Le certezze di sicuro divertimento che avevo iniziando questo romanzo e le comunque alte aspettative sono state tutte rispettate. Ovviamente è una valutazione personale ma vi assicuro anche oggettiva. Un libro nel quale il sorriso è assicurato. Un racconto ben scritto, curato e solido nel quale la trama gialla forse non è così arzigogolata e complessa come nei più alti esempi del genere ma che vede comunque una storia ben sviluppata, dove l'ironia e la simpatia dei personaggi la fanno da padroni. Angelo Vanedda è in grande spolvero, alle prese con un caso che metterà a dura prova le sue doti investigative. Verrà come sempre ben supportato dalla sua squadra, dall'ispettore Giuseppe Vaccaro in primis e da tutti gli altri collaboratori del commissariato di Lachea. Al consueto gruppo di investigatori si aggiungerà questa volta la figura del sovrintendente Pierluigi Falco. Il quale metterà il cuore di Vanedda in subbuglio. Lui è felicemente accoppiato al suo storico compagno Gerlando ma la vista di Falco lo metterà più di una volta in difficoltà. Anche in questo romanzo una parte importante verrà recitata dal vecchio professore di Vanedda, Gregorio Torrisi, e da suo padre. L'esito delle indagini non sarà comunque così scontato come potrebbe sembrare in un primo momento e l'ispettore dovrà dare fondo a tutta la sua perspicacia per assicurare alla giustizia il vero colpevole. Come di consueto tanti sono gli intercalare e le esclamazioni in siciliano che rendono ancora più esilaranti i dialoghi tra i vari protagonisti. La vicenda che racconta l’autrice e di per sé abbastanza drammatica, nella quale si descrivono anche situazioni emotivamente forti, ma l’atmosfera dissacrante e la certezza che poi alla fine tutto si risolverà per il meglio rendono la lettura rilassante. Vanedda il nuovo Montalbano? Forse, chissà. Ci sono delle analogie: sono siciliani, sono ironici e dissacranti, sono commissari di polizia, ed hanno collaboratori fedeli e pasticcioni. Ma sono anche tanto diversi. Com'è giusto che sia. Ma non nascondo che vedere Vanedda trasposto in TV al pari di Montalbano mi farebbe un piacere immenso. In questo romanzo troveremo un Vanedda a volte più malinconico più introspettivo e nel quale le vicende umane avranno un peso quasi uguale alla trama gialla. Ancora un lavoro della Castelli da applausi che non delude e che fa attendere con ansia la prossima nuova storia con Vanedda (e non solo) protagonista. Complimenti.
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